Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
UNIRAI sta dunque per “Associazione Liberi Giornalisti RAI”, un Movimento che ha scelto come giorno del proprio battesimo il 30 novembre prossimo, alle ore 17, all’Auditorium Due Pini di Roma, e dove finalmente capiremo quale sarà la sua vera mission, e quali saranno i progetti immediati del nuovo movimento.
Un movimento che si preannuncia compatto, ideologicamente più vicino alle posizioni del centrodestra, ma non solo, perché sarebbe riduttivo dirlo, e soprattutto che si presenta al mondo della comunicazione italiana come “alternativo” al sindacato USIGRAI che da sempre governa in maniera monolitica la vita aziendale di “Mamma RAI”.
Esiste già una chat del nuovo Movimento, a cui hanno già aderito quasi 300 giornalisti, sono colleghi di ogni parte d’Italia, anche qui la TGR se non altro per il numero di giornalisti che ha gioca un ruolo strategico fondamentale, e lo spirito che si coglie dalle discussioni in rete è proprio il desiderio di uno spazio di pluralismo e di libertà all’interno del sindacato unico della RAI.
Sostanzialmente, a distanza di 30 anni da allora, una provocazione culturale molto simile a quella del SINGRAI, sindacato alternativo all’USIGRAI e che aveva come suo leader di riferimento un giornalista di grande carisma e di grande tradizione professionale come Piero Vigorelli.
Non a caso siamo andati a cercarlo, proprio per chiedergli una sua impressione su quanto sta accadendo in queste ore in RAI e soprattutto un commento ed una analisi sul ruolo che potrebbe oggi svolgere UNIRAI nella dinamica più generale del sistema informazione.
-Direttore, lei oggi è consigliere nazionale della FIGEC, posso chiederle come vede la nascita di UNIRAI?
“I giornalisti italiani del libero sindacato nazionale Figec, alternativo alla Fnsi, troppo politicizzata a mio avviso, salutano con il dovuto rispetto e grande simpatia la nascita di "Unirai", l'associazione dei liberi giornalisti della Rai. Leggo che il prossimo 30 novembre, nell'assemblea costituente convocata a Roma, i promotori dell'associazione presenteranno le loro idee, i progetti, e le speranze riposte, per riportare finalmente un vento di libertà fra i colleghi della Rai che da anni sognano un'alternativa all'oligopolio Usigrai, sindacato affiliato alla Fnsi ormai travolto dalla sua gelida burocratizzazione e anche da qualche problemino interno che non cito per rispetto verso tutti”.
-Se lei fosse ancora in servizio aderirebbe?
“Credo che tutti i giornalisti della Rai iscritti alla Figec, che hanno cancellato la loro adesione alla Fnsi e all'Usigrai, fanno certamente parte dell'Unirai per adesione spontanea e costruttiva. Naturalmente insieme con tanti altri colleghi che per la prima volta hanno deciso di mettere la propria faccia in iniziative professionali e sindacali come questa”.
-Ma c’era proprio bisogno di un contraltare come UNIRAI?
Credo che UNIRAI, come ai miei tempi il SINGRAI, nasca proprio dalla consapevolezza che la professione giornalistica esercitata nella più grande azienda pubblica di cultura, abbia urgente bisogno di ritrovare e ripercorrere la strada del pluralismo e delle libertà. Un impegno morale, un dovere quasi istituzionale, che era stato in larga parte soffocato da anni di gestione in Rai del sindacato unico Usigrai, posso dirlo?, a mio parere fortissimamente condizionato dalla politica”.
-Non è un’analisi eccessiva la sua?
Lo chieda in giro ai giornalisti delle 21 sedi regionali della RAI, chieda loro come vivono la loro condizione professionale? Diciamolo con grande convinzione: questa svolta ci voleva, e personalmente rendo onore ai giornalisti di Unirai che hanno deciso di diventarne attivi protagonisti della storia aziendale.
-Lo pensa anche come dirigente della FIGEC?
La Figec, che è la Federazione Italiana Giornalismo Editoria e Comunicazione, non può non porsi a completa disposizione dei colleghi di "Unirai", senza nulla pretendere sia chiaro, ma per collaborare alla crescita di una valida alternativa alla stagnazione prodotta dall’Usigrai, e questa di UNIRAI è una sfida intellettuale che in tantissimi in RAI, nei loro cuori e magari anche in piena solitudine, attendevano da anni”.
-Ma lei ci andrà alla reunion del 30 novembre?
“Ci andrò e lo farò con immenso entusiasmo, e spero che con me vengano i vertici di FIGEC, Carlo Parisi e Lorenzo Del Boca, per dare al paese-RAI un segnale di grande attenzione verso un nuovo pluralismo e una nuova libertà di movimento”.
In attesa del raduno del 30 novembre vi ricordo qui lo slogan del nuovo Movimento, che è tutto un programma: “Ci vediamo il 30. Presenteremo il progetto della nuova associazione aperta a tutti i giornalisti Rai, nata grazie al contributo di tanti colleghi”.