Pino Nano, la morte di Natuzza Evolo, al suo funerale migliaia di fedeli da tutto il mondo - SETTIMA PUNTATA

Natuzza raccontava di non sapere né leggere né scrivere, eppure c’è chi l’ha sentita parlare nel sonno in tante lingue straniere diverse

di Pino Nano
Martedì 07 Aprile 2020
Roma - 07 apr 2020 (Prima Pagina News)

Natuzza raccontava di non sapere né leggere né scrivere, eppure c’è chi l’ha sentita parlare nel sonno in tante lingue straniere diverse

Il giorno del suo funerale arrivano a Paravati migliaia e migliaia di persone. Per un giorno Paravati diventa la piccola grande Lourdes del mondo. È gente che arriva in Calabria da ogni parte del pianeta, è gente che da sempre ha un rapporto diretto con la donna delle stimmate, è gente che sente di essere stata chiamata direttamente da lei, nel giorno probabilmente più felice della sua vita terrena, perché la morte spiega il vangelo libera l’uomo dal dolore e dalla fatica di esistere.

Una fila immensa si forma davanti al suo feretro, tantissime donne, tantissimi sacerdoti, tantissimi giovani, tantissime ragazze, che tengono per la mano donne meno giovani, le mamme, le zie, le nonne, le sorelle, generazioni e generazioni di cinque continenti diversi, si riversano qui in questa radura che fino a poco tempo fa era soltanto una cava di argilla, e che oggi invece si prepara ad ospitare una delle basiliche più grandi d’Europa.

La cosa che più emoziona è che nessuno piange, e il funerale di Natuzza diventa come d’incanto una festa corale, una preghiera comune, un inno alla vita.

Le immagini di quel giorno sono emblematiche del rapporto d’amore che la mistica di Paravati aveva con i suoi gruppi di preghiera, che d’incanto si erano ridati appuntamento per quel giorno, per quell’ora, in quello stesso posto dove 60 anni prima la Madonna sarebbe apparsa a Natuzza per chiederle di costruire lì la sua Chiesa.

E tra la folla c’è tantissima gente disposta a giurare di averla incontrata a casa propria proprio grazie al fenomeno della bilocazione, di aver avuto da lei un miracolo, ma la cosa più incomprensibile è che tantissima gente continua a ripetere di continuare a parlare con lei in tutte le lingue del mondo: Come è possibile che una contadina come Natuzza riuscisse a dialogare con il mondo? Lei rispondeva così:

-Natuzza lei non è mai stata a scuola, ma c'è gente che giura di averla sentita parlare in lingue diverse dalla nostra, il tedesco, lo spagnolo, il greco...

È vero, ma a parlare non sono io in quei momenti. Io mi limito soltanto a ripetere quello che l'angelo custode mi riferisce e mi chiede di ripetere. Sono venuti da me dei tedeschi, e siamo riusciti ad intenderci perfettamente bene, ma il merito è dell'angelo custode che mi ha aiutato a dire quello che lui voleva che io dicessi a quella gente..."

-Ha mai calcolato quanta gente è passata da questa sua casa?

"Migliaia di persone, centinaia di migliaia, quasi trecento persone al giorno, a volte anche di più, soprattutto quando ero più giovane"

-Che cosa risponde a tutte queste persone che vengono a cercarla?

"Rispondo con la preghiera. Se qualcuno vuole sapere di più e il suo angelo custode mi aiuta a capire meglio il problema di chi mi sta di fronte, allora dico anche di più."

-Natuzza ma dove trova il tempo per ricevere tanta gente?

"Sono ormai più di cinquant’anni anni che ricevo tanta gente, eppure non ho mai fatto mancare niente alla mia famiglia. Fino a qualche anno fa mi alzavo presto la mattina, intorno alle quattro, e fino alle sette mi occupavo della casa. Poi incominciavo a ricevere la gente che arrivava fin qui e la sera non andavo a letto mai prima di mezzanotte. E' probabile che qualche volta abbia bruciato qualche pentola sul fuoco,ma per tutto il resto della mia vita credo di essere stata sempre vicina alla mia famiglia"

-Quando dice queste cose non teme di non essere creduta?

"Non le ho chiesto io di venire fin qui. Ognuno è libero di credere e, se crede, di pregare. La cosa più bella per una donna come me è il rivedere ritornare moltissima gente per dirmi che la mia preghiera è servita a qualcosa"

-Natuzza, ma in che modo i suoi figli vivono questa sua scelta di vita?

"Con grande naturalezza. Hanno capito che questo è il mio compito e mi aiutano a svolgerlo nel migliore dei modi. Se tutto questo mi è possibile, il merito è anche il loro, che hanno avuto la pazienza di aspettare il proprio turno." Una delle ultime interviste Natuzza Evolo la rilasciò a noi della Rai subito dopo una Pasqua.

Il ricordo di quel giorno è ancora forte. Natuzza parlava quasi a stento, la voce tremolante, gli occhiali da sole ne nascondevano in parte lo sguardo e gli occhi dolcissimi, sulle mani e lungo le braccia aveva ancora i segni evidenti delle stimmate vissute, così ai piedi, lungo le caviglie. Camminava con difficoltà, e mentre attraversava l'ala di folla che la separava dall'altare, accarezzava i mille bambini arrivati fin qui quel giorno dalla lontana Lombardia, e lo faceva con un senso di tenerezza che molte madri sembrano ormai abbiano perso per sempre.

Una delle ultime volte che andai invece a trovarla da solo trovai accanto a lei suo marito Pasquale. Era elegantissimo, sembrava quasi si fosse preparato per il giorno del matrimonio di uno dei suoi figli, e quel giorno sull’altare, durante una delle tante cerimonie religiose che i vescovi di tutta Italia venivano a celebrare da queste parti, vidi quest’uomo che seguiva la “sua” Natuzza con uno sguardo non comune, preoccupato che lei si affaticasse troppo, quasi a volerla proteggere da tanta folla messa insieme e venuta fin qui da ogni parte del mondo.

Bella storia anche la sua. Pasquale ha seguito questa donna da quando Natuzza era ancora una dolce fanciulla e dopo averla sposata ha diviso e condiviso con lei questa fortissima scelta della carità cristiana. Lo si capiva dal modo come parlava di lei.

Era come se parlasse di una persona completamente diversa dalla donna che gli era stata compagna di vita per mezzo secolo, ed era come se per tantissimi anni quest'uomo avesse vissuto accanto ad una donna che alla fine anche per lui non era altro che un “grande mistero”.

Natuzza era certamente un mito anche per il povero Pasquale, era un simbolo a cui neanche il “suo” Pasquale riusciva ad accostarsi senza non averle prima chiesto la facoltà di farlo, una donna-simbolo, dunque, anche per tutti coloro che con lei dividevano e condividevano incertezze e dolori, entusiasmi e illusioni, lui lei i loro figli, un'intera a famiglia che pagava in prima persona il peso di questa fiumana incontenibile di moderni pellegrini. Ricordo che fu proprio lui, don Pasquale, un giorno di tantissimi anni fa, a mandarci via dalla sua casa.

Eravamo arrivati in piena Quaresima, Natuzza aveva ancora ben visibili alle mani e alle gambe i segni del sangue e delle stimmate, quel giorno avremmo sperato di poter riprendere con la telecamera questi "segni del mistero", ma lui, il buon Pasquale, ci impedì di farlo, e lo fece in maniera durissima scontrosa quasi irriverente, ma lo fece con la forza disperata di chi voleva evitare ad ogni costo che un occhio elettronico e indiscreto potesse in qualche modo violentare l'intimità della sua casa e della sua compagna.

Quel giorno capii che la vera forza di Natuzza Evolo era anche lui, quest'uomo che da sessant'anni viveva nell'ombra, all’ombra di questa donna, aspettando che la sua casa si svuotasse dalla gente che ogni giorno l’aggrediva, per riacquistare le sembianze naturali e tranquille di una casa come tante altre.

Qui la gente arrivava e lasciava come segno della sua riconoscenza un fiore, e tutto questo faceva di questa piccola casa un grande incredibile straordinario giardino fiorito. In un angolo della stanza principale c'era l'effige della Madonna, un altare, delle sedie, era la casa semplicissima di una famiglia come tante trasformata dalle circostanze in una chiesa, dove si pregava dal momento in cui si arrivava fino a quando non ci si lasciava alle spalle il profumo di questa stanza.

Le sue stimmate Natuzza le raccontava così. (PUNTATA 7^-Segue)


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