Pino Nano: “Sant’ Onofrio è il paese dove sono nato, ma la Calabria non è solo mafia. Ve lo dico davvero…” -LETTERA ALLEGATA
6 gennaio 1980. Sono passati 30 anni dalla famosa “Strage dell’Epifania”, quando un “commando” sparò sulla folla e seminò nella piazza di Sant’Onofrio, paesino calabrese in provincia di Vibo Valentia, due morti, dieci feriti, e immenso terrore.
Il 6 gennaio scorso, giorno della Befana, il sindaco del paese Onofrio Maragò ha voluto ricordare le vittime di quella strage con una commovente cerimonia pubblica.
Per questa occasione, il nostro Pino Nano, per lunghi anni Caporedattore della Sede RAI della Calabria, e che a Sant’Onofrio è nato e ha vissuto la sua infanzia e la sua giovinezza, ha scritto una lettera-aperta al sindaco di S. Onofrio per ricordare quegli anni di violenza. Qui di seguito, alcuni stralci di questo suo racconto, che troverete invece in maniera integrale nell’allegato che segue.
(Prima Pagina News)
Sabato 16 Gennaio 2021
Roma - 16 gen 2021 (Prima Pagina News)
6 gennaio 1980. Sono passati 30 anni dalla famosa “Strage dell’Epifania”, quando un “commando” sparò sulla folla e seminò nella piazza di Sant’Onofrio, paesino calabrese in provincia di Vibo Valentia, due morti, dieci feriti, e immenso terrore.
Il 6 gennaio scorso, giorno della Befana, il sindaco del paese Onofrio Maragò ha voluto ricordare le vittime di quella strage con una commovente cerimonia pubblica.
Per questa occasione, il nostro Pino Nano, per lunghi anni Caporedattore della Sede RAI della Calabria, e che a Sant’Onofrio è nato e ha vissuto la sua infanzia e la sua giovinezza, ha scritto una lettera-aperta al sindaco di S. Onofrio per ricordare quegli anni di violenza. Qui di seguito, alcuni stralci di questo suo racconto, che troverete invece in maniera integrale nell’allegato che segue.
“…S. Onofrio è il paese dei miei ricordi più belli, della mia infanzia, della mia giovinezza, il paese dove ho scoperto che l'amicizia è cosa sacra, dove il rispetto dell'uomo è ancora un valore attuale, dove il rapporto con gli altri diventava viscerale, fantastico, affascinante, unico al mondo.

A volte anche troppo coinvolgente e forse pericoloso… “…S. Onofrio è il paese dove da ragazzo ho vissuto le mie emozioni più belle, il paese dei balocchi, dei sogni, delle follie, delle passioni più spontanee, delle mie prime intemperanze, dei miei primi amori, della mia prima moto, una lambretta rossa, e poi la mia prima Diana Citroen decappottabile, e poi ancora la mia prima R4, rossa anche quella, con il cambio in alto sul cruscotto… “…In paesini così piccoli come il mio non esistevano segreti. Esistevano invece alcune certezze assolute.

Tali erano le confidenze che, affidate all'amico più caro, facevano il giro del paese in men che non si dicesse. Era in piazza che si viveva e dove per tutti noi si materializzava il simbolo più bello dell'amicizia manzoniana.

In piazza, tutto quello che era tuo, che ti apparteneva, che vivevi all’esterno, che avevi dentro, che pensavi, che ti portavi nel cuore, che coltivavi nella mente, come d’incanto in piazza diventava patrimonio immateriale di tutti gli altri. Perché non era più solo tuo. E questo accadeva per tutto il corso della tua vita… “…La prima sospensione della mia vita a scuola la presi da mio padre. Era il mio preside, e a Sant’Onofrio era stato lui a fondare la Scuola Media. Immagino che quel giorno punendo me dovesse dare un esempio a tutti gli altri.

Ma anche da grande non ho mai più trovato il coraggio di chiedergli perché quel giorno mi avesse rimandato a casa… “…Qualche volta, nei momenti di maggiore solitudine, riapro il grande album dell mia vita e ritrovo volti indimenticati e indimenticabili, Gianni, Saro, Franco, Gaetano, Ciccio, Nino, Massimo, Nuccio, Nicola, Nato, Raffaele, Vito, Totò, Filippo, Tino, Antonio, Onofrio, Basilio…Amici per la pelle, amici indimenticabili, che considero parte fondamentale della mia vita, perché alcuni di loro tali sono stati davvero.

“…Ne hanno dette di tutti i colori sul mio paese in questi lunghi anni di mia assenza, ma nessuno ha mai parlato per esempio del mio vecchio compagno di banco e di scuola, che era Tino Febbraro, poi la vita ci ha separati, e che allora ricordo non si faceva vedere in giro in piazza per paura che il nostro insegnante di lettere, il professore Giuseppe Lipari- che poi era anche il fratello di mia madre- lo potesse trovare per strada anziché immaginarlo a casa a studiare.

Erano davvero altri tempi... “…Gianni Profiti è il ricordo più tenero, più dolce e anche più struggente che mi lega ancora a Sant’Onofrio. Gianni non è stato soltanto il mio amico più vero e più caro di tutta la mia giovinezza in paese, ma per me è stato soprattutto, anche quando io non vivevo più laggiù, un grande maestro di vita.

Tutto quello che so di Sant’Onofrio, tutto quello che ho imparato dalla mia gente, tutto quello che io ho imparato a dire e a trasmettere alla mia gente, e l’amore immenso che conservo ancora per Sant’Onofrio, tutto questo lo devo a lui. Dovunque tu sia, grazie Gianni mio...”

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