Renzi-Letta, match ko. Vince Renzi! No vince Letta! Anzi vincono tutti e due, zero a zero. Tutto come prima?
Per il notista politico Gregorio Corigliano, gran conoscitore dell’area renziana, ma anche profondo studioso della storia del Pd, “Renzi ha pochissimi voti, ma un acume politico di tutto rispetto, Letta nuota in un mare molto ampio, sia pure pieno di renziani della prima ora”.
di Gregorio Corigliano
Giovedì 08 Aprile 2021
Roma - 08 apr 2021 (Prima Pagina News)
Per il notista politico Gregorio Corigliano, gran conoscitore dell’area renziana, ma anche profondo studioso della storia del Pd, “Renzi ha pochissimi voti, ma un acume politico di tutto rispetto, Letta nuota in un mare molto ampio, sia pure pieno di renziani della prima ora”.
E’ già grasso che cola se l’incontro-round Letta-Renzi si sia concluso “zero a zero” e palla al centro. Avrebbe potuto finire con la sconfitta del senatore di Rignano perché Letta partiva da una posizione privilegiata: essere segretario acclamato a gran voce del partito che Renzi aveva portato sì sugli altari, ma che poi –volente o nolente- aveva precipitato sulla polvere. E per di più dal quale era uscito per arrivare ad una formazione di uno scarso 3%.

E’ vero che si è quasi sempre confermato un vero leader di capacità politiche non comuni: basti pensare ad almeno due ultime performance che lo hanno fatto apprezzare dai politici seri.

La insistenza con cui ha combattuto, vincendola, la battaglia contro Conte e la guerra per accreditare come nuovo presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Avrebbe potuto campare di rendita se avesse avuto il riconoscimento dei sondaggi. Due e mezzo era e due e mezzo è rimasto. E questo non si capisce, ammenocchè non si sposi la tesi travaglian-scanziana.

Ma questa disponibilità in me come in altri cittadini-elettori non c’è. E, purtroppo, non possiamo fare che due cose: accettare il politico così come o andarcene emigrando versi lidi. Sono del parere però che, al momento del bisogno, sia pure mogi mogi, non si possa scappare e abbandonare la personalità politica alla quale sono stati tributati elogi sperticati.

L’incontro con Letta, il politico che considero emergente nell’ambito del centro sinistra, dopo la fuga ignominiosa di Zingaretti, è stato proficuo per entrambi. E di questo va dato atto a Letta, che avrebbe avuto tutte le ragioni o per stravincere o, addirittura, per non fare l’incontro.

Invece, sarà stata la scuola di Science Po a Parigi, sarà il tempo passato dalla campanella e dallo “stai sereno” l’allievo di Andreatta è cresciuto davvero. Ha giocato alla roulette russa e sono sicuro, per come si sta ponendo, che vincerà la sua personale battaglia.

E veniamo a Renzi. Una delle due parti del vis a vis ha portato alla conclusione che di necessità si deve fare virtù e cioè stringere un vero e proprio patto politico tra persone di levatura alta, che hanno un comune pedigree, di cattolici democratici. E non è poco, quanto basta per intendersi.

Un grande passo è stato fatto, sia pure guardandosi di traverso, i due quanto meno hanno parlato con relativa facilità. E dopo lo scampanellio, è stato tanto. Tutto bene? No, anzi. La “vexata quaestio Conte”. Renzi da quando è stato defenestrato da Renzi con le sue tante domande sia per iscritto che in Parlamento, non ha mantenuto le porte al professore di Firenze, anzi credo non abbia neanche conservato il numero come invece, aveva fatto Letta che ha scritto un wattshap al senatore di Scandicci. E su Conte è estremamente difficile ad arrivare “ad unum”.

Letta, d’altro canto, era reduce da un recentissimo incontro col professor-avvocato e non avrebbe potuto smentire se stesso. Troppo recente il patto di non belligeranza, anche se il leader del Pd non ha saputo dire chi, in futuro, potrebbe essere il capo della nuova coalizione Pd-M5s.

Chi vivrà vedrà, e soprattutto chi vincerà, avrà la leadership. Renzi non ha avuto remore a manifestare il suo pensiero sul movimento grillino: i 5S non dureranno più, si squaglieranno, come sta accadendo ormai da anni e peraltro si sono pure divisi, con Di Battista e Morra che hanno scelto altre vie. E su questo “busillis” non da poco non se ne è fatto nulla, nell’immediato.

Come invece possibili intese si potrebbero trovare sulla elezione di molti sindaci nelle grandi città. Per essere “cordiali nemici” un’apertura tra i due non si può dire che non ci sia stata.

Solo il fatto che si sia avviata una interlocuzione, utile per entrambi, è un passo avanti. E quando Renzi ha invitato Letta a tornare in Parlamento, candidandosi al collegio di Siena adesso, Letta ha apprezzato.

Non si può dire che si siano lasciati l’un contro l’altro armati, soltanto guardinghi. Renzi ha pochissimi voti, ma un acume politico di tutto rispetto, Letta nuota in un mare molto ampio, sia pure pieno di renziani della prima ora.

L’interesse dell’”unum sint” è reciproco. Vedremo. Certo potrebbe essere Letta a dire al suo interlocutore “Matteo vivi felice”!

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