Ricerca Internazionale, Roberto Crea e Pino Nisticò, alla guida del Renato Dulbecco Institute di Lamezia Terme (Cz)
Ricerca Internazionale e cervelli da Premio Nobel. Rientra definitivamente in Italia lo scienziato Roberto Crea, riconosciuto in tutto il mondo come padre delle biotecnologie, e dopo 40 anni vissuti tutti in California l’illustre ricercatore accetta di tornare in Calabria per guidare il Renato Dulbecco Institute, la sfida di un altro illustre farmacologo italiano e calabrese come lui, il prof. Pino Nisticò.
di Pino Nano
Lunedì 21 Giugno 2021
Catanzaro - 21 giu 2021 (Prima Pagina News)
Ricerca Internazionale e cervelli da Premio Nobel. Rientra definitivamente in Italia lo scienziato Roberto Crea, riconosciuto in tutto il mondo come padre delle biotecnologie, e dopo 40 anni vissuti tutti in California l’illustre ricercatore accetta di tornare in Calabria per guidare il Renato Dulbecco Institute, la sfida di un altro illustre farmacologo italiano e calabrese come lui, il prof. Pino Nisticò.
ll ritorno dei cervelli in Italia è dunque possibile. Quanto mai reale in questi giorni. Il prof. Roberto Crea, scienziato di fama mondiale, padre riconosciuto delle biotecnologie, reggino di nascita e da 40 anni in California, è infatti rientrato in Italia per il Renato Dulbecco Institute, che andrà a dirigere tra qualche mese a Lamezia Terme, e nato dall’idea di un altro grande farmacologo italiano, il prof. Pino Nisticò, calabrese anche lui, e che a questo progetto ha deciso di investire tutta la sua passione civile e il suo enorme bagaglio culturale.

E’ tutto il suo il merito di aver riportato Roberto Crea in Italia. Lo scienziato americano, americano perché il mondo ufficiale della ricerca lo considera ormai americano dalla testa i piedi e a tutti gli effetti, nelle prossime ore arriverà in Calabria proprio per andare a visitare insieme, con il prof. Giuseppe Nisticò, commissario dello stesso istituto, l’attuale presidente della Regione Nino Spirlì e l’assessore all’Agricoltura Giancarlo Gallo, i locali della Fondazione Terina e prendere visione dello stato dell’arte del progetto esecutivo del nascente Renato Dulbecco Institute, dove sono già in fase di realizzazione i laboratori centrali, in GMP e GLP secondo gli ultimissimi standard europei.

Stiamo parlando- commenta il professor Pino Nisticò- di un centro di eccellenza scientifica a respiro internazionale per lo studio e la produzione di nanoanticorpi (detti anche pronectine) in grado di debellare il covid e le sue varianti, nonché forme di cancro resistenti alle terapie attuali. Dopo 40 anni di successi internazionali (è infatti detentore di oltre 100 brevetti scientifici), Roberto Crea ritorna dunque nella sua terra natale per dare un contributo con la sua eccezionale esperienza al progresso scientifico, tecnologico e sociale della Calabria.

Una regione ricca di risorse umane e del territorio, però da sempre trascurata e dimenticata. Da Lamezia – riconosce- può ripartire il riscatto, con l’opportunità offerta a centinaia di ricercatori delle Università di Cosenza e di Catanzaro, di poter crescere, formarsi e lavorare insieme nella propria terra su progetti di biotecnologia che il mondo intero vorrà e potrà adottare nella lotta alle pandemie e alle patologie ancora incurabili. Sembra quasi una favola, ma reale quanto mai.

Roberto Crea diventa così un simbolo, il modello del cosiddetto “rientro” dei cervelli italiani in patria, storia la sua di un emigrato calabrese partito 40 anni fa in cerca di lavoro e che ritorna oggi, forte della sua esperienza e della sua professionalità, ma anche della sua fama internazionale, a dare il proprio contributo al Paese e, soprattutto, alla sua Calabria. L’illustre scienziato lancia un importante messaggio di ottimismo: "Noi saremo sottoposti a delle sfide continue che verranno dai virus- spiega- da nuove forme di tumore da debellare: abbiamo bisogno di continuare a investire in tecnologie innovative che ci permettono di combattere queste nuove malattie in tempo reale. Non si deve più aspettare un anno, bisogna essere capaci di reagire immediatamente con mezzi sofisticati ma che ci danno la possibilità nel giro di mesi di contrastare le nuove minacce che derivano dalle variante del Covid".

Dice ancora l’illustre ricercatore e scienziato: "Possiamo essere anche ottimisti perché le nuove tecnologie esistono, la scienza ha fatto molti passi avanti e quindi siamo capaci in laboratorio e assieme alle organizzazioni di produzione e sviluppo delle Case farmaceutiche siamo in effetti capaci di disegnare nuovi farmaci da zero e svilupparli nel corso di mesi non più di diversi anni. Quindi bisogna investire di più nella ricerca, selezionare le tecnologie migliori e poi identificare le sinergie che vanno messe assieme per poter arrivare alla creazione di farmaci in tempi molto brevi".

E da grande conoscitore del mondo, e degli uomini che lo vivono, questa "eccellenza tutta americana" oggi ci dice con assoluta fermezza e determinazione: "Sono consapevole che quello che mi aspetta è un problema non facile, anzi direi molto complesso, perché coinvolge un gran numero di aziende, esperienze, competenze e tutta una serie di integrazioni dal laboratorio al letto del paziente che devono lavorare insieme. Ma posso già anticipare che il progetto del Dulbecco Institute di Lamezia Terme raccoglierà i migliori ricercatori delle università di Cosenza e Catanzaro, offrendo grandi opportunità di formazione e lavoro, ma soprattutto creando quei nuovi farmaci che serviranno a fronteggiare le nuove insidie sanitarie". Parola di uno scienziato che tutto il mondo per lunghi anni ha invidiato agli Stati Uniti d’America, e che oggi alla ricerca forse delle radici di origine torna nella sua vecchia terra natale per ricominciare da dove suo padre e sua madre “avevano lasciato”. Meravigliosamente vero tutto questo.

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