Roccella: "Integrazione dei rom frenata dalla sinistra"

"Il governo e la maggioranza si stanno facendo carico seriamente della questione. E con dei progetti sperimentali intendiamo cambiare radicalmente approccio rispetto a quello fallimentare cui assistiamo in tante città".

(Prima Pagina News)
Giovedì 14 Agosto 2025
Roma - 14 ago 2025 (Prima Pagina News)

"Il governo e la maggioranza si stanno facendo carico seriamente della questione. E con dei progetti sperimentali intendiamo cambiare radicalmente approccio rispetto a quello fallimentare cui assistiamo in tante città".

E' lampante che l'integrazione dei rom “riguardi le grandi città, che sono praticamente tutte amministrate dalla sinistra. Non mi pare che abbiano mai trovato una soluzione”.

Così, al quotidiano Libero, il Ministro della Famiglia e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella.

“Il governo e la maggioranza si stanno facendo carico seriamente della questione. E con dei progetti sperimentali intendiamo cambiare radicalmente approccio rispetto a quello fallimentare cui assistiamo in tante città”, ha evidenziato Roccella. “Vedremo nel dettaglio, ma il principio è diritti in cambio di doveri. È necessario coinvolgere le comunità rom e responsabilizzarle. Nei loro confronti, sinora, c’è stato un atteggiamento pietistico e paternalistico”, ha continuato.

In merito ai nuovi progetti, “ci si sta lavorando, saranno presentati entro il prossimo anno. Vogliamo avviare una sperimentazione prima della fine della legislatura. Riconoscendo seriamente gli aspetti migliori della cultura rom, e dando loro la responsabilità dei doveri che questo comporta”, ha spiegato Roccella.

“I campi rom finora sono solo stati spostati: se uno veniva chiuso, subito dopo se ne creava uno nuovo da un’altra parte. Non c’è mai stata progettualità. Anche perché c’è chi ha interesse a difendere lo status quo”, ha detto ancora il Ministro.

“La cultura rom non è e non può essere una cultura della segregazione. La segregazione dà solo disagio. Tra i rom ci sono giovani generazioni e individui più consapevoli, che non vivono nei campi e anzi ne detestano la logica: è da loro che dobbiamo partire. La cultura rom che va difesa è quella della loro lingua, della loro musica, non quella dei bambini che vanno per strada e imparano a rubare”, ha precisato.


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