Vaticano: "Istituire divieto universale per maternità surrogata"
"Condanniamo ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza, ma la teoria del gender è pericolosissima".
(Prima Pagina News)
Lunedì 08 Aprile 2024
Roma - 08 apr 2024 (Prima Pagina News)
"Condanniamo ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza, ma la teoria del gender è pericolosissima".
“La Chiesa prende posizione contro la pratica della maternità surrogata, attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto”.

E' quanto scrive il Dicastero per la Dottrina della Fede, all'interno della Dichiarazione ‘Dignitas infinita’, presentata stamani in Vaticano.

Il Dicastero riporta quanto detto da Sua Santità, Papa Francesco, le cui parole “sono di una chiarezza unica: 'la via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica'”.

“La pratica della maternità surrogata - prosegue il documento - viola, innanzitutto, la dignità del bambino. Ogni bambino, infatti, dal momento del concepimento, della nascita e poi nella crescita come ragazzo o ragazza, diventando adulto, possiede infatti una dignità intangibile che si esprime chiaramente, benché in modo singolare e differenziato, in ogni fase della sua vita. Il bambino ha perciò il diritto, in virtù della sua inalienabile dignità, di avere un’origine pienamente umana e non artificialmente indotta, e di ricevere il dono di una vita che manifesti, nello stesso tempo, la dignità di chi dona e di chi riceve”.

"Il riconoscimento della dignità della persona umana comporta, inoltre, anche quello della dignità dell’unione coniugale e della procreazione umana in tutte le loro dimensioni. In questa direzione, il legittimo desiderio di avere un figlio non può essere trasformato in un ‘diritto al figlio’ che non rispetta la dignità del figlio stesso come destinatario del dono gratuito della vita", continua, precisando che “la pratica della maternità surrogata viola, nel medesimo tempo, la dignità della donna stessa che ad essa è costretta o decide liberamente di assoggettarvisi.

Con tale pratica, la donna si distacca del figlio che cresce in lei e diventa un semplice mezzo asservito al guadagno o al desiderio arbitrario di altri. Questo contrasta in ogni modo con la dignità fondamentale di ogni essere umano e il suo diritto di venire sempre riconosciuto per se stesso e mai come strumento per altro”.

La Chiesa, inoltre, riafferma che nei confronti delle persone omosessuali bisogna evitare “ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza“ e denuncia “come contrario alla dignità umana” il fatto che in alcuni Stati le persone omosessuali “vengano incarcerate, torturate e perfino private del bene della vita unicamente per il proprio orientamento sessuale”, ma nel contempo critica la teoria del gender, “che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali”.

Il Dicastero, quindi, ricorda che “vita umana, in tutte le sue componenti,fisiche e spirituali, è un dono di Dio, che va accolto con gratitudine e posto a servizio del bene. Voler disporre di sé, così come prescrive la teoria del gender non significa altro che cedere all’antichissima tentazione dell’essere umano che si fa Dio”.

La teoria del gender, prosegue il documento, “vuole negare la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale”, per cui è necessario “respingere tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna“.

Il cambio di sesso, “di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento”, anche se “questo non significa escludere la possibilità che una persona affetta da anomalie dei genitali già evidenti alla nascita o che si sviluppino successivamente, possa scegliere di ricevere assistenza medica allo scopo di risolvere tali anomalie”, si legge ancora nel documento.

Tra le gravi violazioni della dignità umana c'è anche la "violenza digitale": nel documento vengono citate le "nuove forme di violenza" che "si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo" e la “diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo” online. Si esorta, quindi, “a porre il rispetto della dignità della persona umana al di là di ogni circostanza al centro dell’impegno per il bene comune e di ogni ordinamento giuridico”.

“Un’altra tragedia che nega la dignità umana è il portarsi della guerra, oggi come in ogni tempo: ‘guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali e religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana […] vanno ‘moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una ‘terza guerra mondiale a pezzi’”, continua il documento.

"Con la sua scia di distruzione e dolore, la guerra attacca la dignità umana a breve e a lungo termine: pur riaffermando il diritto inalienabile alla legittima difesa, nonché la responsabilità di proteggere coloro la cui esistenza è minacciata, dobbiamo ammettere che la guerra è sempre una ‘sconfitta dell’umanità", prosegue.

“Nessuna guerra vale le lacrime di una madre che ha visto suo figlio mutilato o morto; nessuna guerra vale la perdita della vita, fosse anche di una sola persona umana, essere sacro, creato a immagine e somiglianza del creatore; nessuna guerra vale l’avvelenamento della nostra Casa Comune; e nessuna guerra vale la disperazione di quanti sono costretti a lasciare la loro patria e vengono privati, da un momento all’altro, della loro casa e di tutti i legami familiari, amicali, sociali e culturali che sono stati costruiti, a volte attraverso generazioni”, precisa il documento.

Le guerre sono “conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno”, perché sono in contraddizione con la dignità umana.

“Uno dei fenomeni che contribuisce considerevolmente a negare la dignità di tanti esseri umani è la povertà estrema, legata all’ineguale distribuzione della ricchezza”, continua.

”Come già sottolineato da san Giovanni Paolo II, ‘una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo consiste proprio in questo: che sono relativamente pochi quelli che possiedono molto, e molti quelli che non possiedono quasi nulla. È l’ingiustizia della cattiva distribuzione dei beni e dei servizi destinati originariamente a tutti'”, aggiunge, per poi sottolineare che sarebbe “illusorio fare una distinzione sommaria tra ‘Paesi ricchi’ e ‘Paesi poveri’: già Benedetto XVI riconosceva, infatti, che ‘cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità.

Nei Paesi ricchi nuove categorie sociali si impoveriscono e nascono nuove povertà. In aree più povere alcuni gruppi godono di una sorta di supersviluppo dissipatore e consumistico che contrasta in modo inaccettabile con perduranti situazioni di miseria disumanizzante.

Continua ‘lo scandalo di disuguaglianze clamorose’, dove la dignità dei poveri viene doppiamente negata, sia per la mancanza di risorse a disposizione per soddisfare i loro bisogni primari, sia per l’indifferenza con cui sono trattati da coloro che vivono accanto a loro”.

“Esiste un caso particolare di violazione della dignità umana, che è più silenzioso ma che sta guadagnando molto terreno. Presenta la peculiarità di utilizzare un concetto errato di dignità umana per rivolgerlo contro la vita stessa. Tale confusione, molto comune oggi, viene alla luce quando si parla di eutanasia.

Aiutare il suicida a togliersi la vita è, pertanto, un’oggettiva offesa contro la dignità della persona che lo chiede, anche se si compisse così un suo desiderio: dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio”, prosegue il documento, ricordando che “va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati. La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti. Come già accennato, la dignità di ognuno, per quanto debole o sofferente, implica la dignità di tutti”.

“Le leggi che riconoscono la possibilità dell’eutanasia o del suicidio assistito si designano a volte come ‘leggi di morte degna’ (‘death with dignity acts’). È assai diffusa l’idea che l’eutanasia o il suicidio assistito siano coerenti con il rispetto della dignità della persona umana.

Davanti a questo fatto, si deve ribadire con forza che la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile, ma può diventare occasione per rinsaldare i vincoli di una mutua appartenenza e per prendere maggiore coscienza della preziosità di ogni persona per l’umanità intera”, prosegue il documento.

“Certamente la dignità del malato in condizioni critiche o terminali chiede a tutti sforzi adeguati e necessari per alleviare la sua sofferenza tramite opportune cure palliative ed evitando ogni accanimento terapeutico o intervento sproporzionato. Queste cure rispondono al ‘dovere costante di comprensione dei bisogni del malato: bisogni di assistenza, sollievo dal dolore, bisogni emotivi, affettivi e spirituali’. Ma un tale sforzo è del tutto diverso, distinto, anzi contrario alla decisione di eliminare la propria o la vita altrui sotto il peso della sofferenza.

La vita umana, anche nella condizione dolente, è portatrice di una dignità che va sempre rispettata, che non può essere perduta ed il cui rispetto rimane incondizionato. Non esistono infatti condizioni mancando le quali la vita umana smette di essere degnamente tale e perciò può essere soppressa: la vita ha la medesima dignità e lo stesso valore per ciascuno: il rispetto della vita dell’altro è lo stesso che si deve verso la propria esistenza”, conclude il documento.

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