Vaticano, Processo Becciu: “Non è detto che la verità processuale sia la verità dei fatti”

È impietosa l’analisi che uno dei prelati più seguiti e stimati dal potere Vaticano dà oggi sul processo al cardinale Becciu, che Filippo Di Giacomo difende senza se e senza ma.

(Prima Pagina News)
Martedì 03 Ottobre 2023
Roma - 03 ott 2023 (Prima Pagina News)

È impietosa l’analisi che uno dei prelati più seguiti e stimati dal potere Vaticano dà oggi sul processo al cardinale Becciu, che Filippo Di Giacomo difende senza se e senza ma.

In una intervista esclusiva rilasciata al direttore di Bee Magazine Mario Nanni, storico giornalista parlamentare dell’ANSA, don Filippo Di Giacomo -uno degli intellettuali più vicini alla Santa Sede e che in RAI spiega ogni domenica alla messa dell’Angelus le ragioni del Santo Padre- definisce il processo Becciu un processo tutto mediatico, e di Becciu esalta le sua qualità umane e morali. Queste alcune delle sue risposte al direttore Mario Nanni.

-Don Filippo In questo processo, le 65 udienze finora svolte lo hanno mostrato, sono comparsi personaggi, anche di genere femminile, purtroppo noti alle cronache anche giudiziarie, piuttosto inquietanti, che si sono aggirati in un certo sottobosco vaticano tramando vendette e manovre alle spalle del cardinale Becciu. Com’è possibile che in Vaticano siano lasciati circolare personaggi pregiudicati e di dubbia credibilità, che millantano, e forse anche hanno, frequentazioni delle somme sfere vaticane?

Il mondo vaticano è un mondo piccolo, dove spesso i sacerdoti fanno i sacerdoti e sono facilmente raggirabili. Molte volte la presenza di personaggi di dubbia provenienza riguarda banali situazioni umane e fiducia mal riposta, non necessariamente una mala fede. Poi quando certe avventuriere, e certi avventurieri del Nuovo e Vecchio mondo, sono chiamate direttamente dal Papa a portare fango dentro le mura leonine…

-Don Filippo, che succede in Vaticano? Siamo alla doppia verità, a un imbarazzante gioco delle parti?

La Segreteria di Stato non chiede la condanna di Becciu, chiede un risarcimento e non è detto che sia a Becciu, dato che il cardinale è entrato solo all’inizio dei fatti nell’operazione di Londra, per poi scomparire dalla scena quando il suo incarico da sostituto era cessato. Ognuno sta cercando di massimizzare il “guadagno”, se così possiamo chiamarlo, del processo. E non è detto che la verità processuale sia la verità dei fatti. Verrebbe da dire: al posto di far portare il cappello a un sostituto solo marginalmente coinvolto nell’affare, andassero a chiedere i danni a chi ha consigliato al Pontefice di chiudere il caso, spiegandoci perché sono stati così pavidi da non opporsi. Probabilmente, si ritroverebbero loro nella necessità di mettere le mani in tasca.


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