Pandemie e Lazzaretti, Maurizio e Giorgio Crovato:“Tutto parte da Venezia e dalla sua meravigliosa laguna”
È questa la teoria di Giorgio e Maurizio Crovato, famosi storici veneziani delle “Isole abbandonate della laguna”, e a cui hanno dedicato un saggio edito da Marsilio Editori.
(Prima Pagina News)
Giovedì 10 Giugno 2021
Venezia - 10 giu 2021 (Prima Pagina News)
È questa la teoria di Giorgio e Maurizio Crovato, famosi storici veneziani delle “Isole abbandonate della laguna”, e a cui hanno dedicato un saggio edito da Marsilio Editori.
Ieri come oggi – sottolinea Maurizio Crovato che per lunghi anni è stato uno dei volti più amati del TG2- le pandemie venivano dall’Oriente. A memoria storica le pesti a partire dal XIV secolo colpirono l’Europa a colpire all’inizio i loro porti principali mediterranei.

Si calcola- aggiunge lo studioso- in base ai primi documenti scritti, che la peste nera giunse a Messina e proveniente dalla Crimea causò tra il 1346 e 1353 non meno di 20 milioni di morti in Europa, ovvero un terzo della popolazione.

A Venezia, con Firenze le due più popolate città italiane, i morti per peste furono nel 1347, ben 37 mila su un totale di 110 mila abitanti. Le famiglie patrizie estinte furono oltre una cinquantina. Ecco il motivo per cui – sottolinea- nelle lingue internazionali i termini: lazzaretto, quarantena e contumacia sono nati nella laguna di Venezia. Sono etimologie venete.

-Maurizio Crovato lei da anni studia questi temi e queste “relazioni”, ma come mai lo studio delle pestilenze é tornato oggi così di moda?

Si può parlare di un effetto Covid? La pandemia arrivata dalla Cina nel dicembre del 2019 ha mobilitato gli storici. In effetti il termine “lazzaretto” nasce nelle isole di S.Maria di Nazareth e S.Lazzaro a Venezia. Pensi che nel 1980 a Palazzo Ducale venne organizzata una mostra sulla peste che ebbe un successo internazionale.

-Ma esistono ancora edifici storici dell’epoca?

Certo. Esistono tre isole in laguna che si chiamano Lazzaretto Vecchio, Lazzaretto Nuovo e Poveglia (ovvero Lazzaretto Novissimo). Gli studenti del Politecnico di Torino, dottorandi in Sociologia, stanno facendo delle ricerche. Al Lazzaretto Nuovo, datato 1456, ci sono ancora delle scritte e dei disegni, dei contumaci in quarantena. Sono molto interessanti. I marinai rinchiusi nelle isole per 40 giorni, si dedicavano per combattere l’ozio, con frasi più o meno poetiche tip: “Crepi l’avarizia e ai spioni li sia cavado i oci”, ovvero occhi.

-Ma sono tutti vistabili?

Anche, si. Ma non sono visite per turisti frettolosi. Il Lazzaretto Nuovo è praticamente intatto da secoli. La fortuna è stata la presenza dei militari fino al 1976. Poi il provvidenziale arrivò di alcuni volontari dell’Archeoclub, un organismo di Roma che ha provveduto a organizzare corsi di storia, perfino scavi didattici di archeologia. Sono stati scoperti migliaia di scheletri. Si calcola che durante la peste del 1577 a Venezia (180 mila abitanti, morti oltre 50 mila) nell’isola ci fossero 10 mila persone in quarantena. Si usavano fumigi di erbe aromatiche, mentre i medici della peste andavano in giro con maschere di cartapesta con un lungo naso pieno di spezie. Diciamo, le mascherine ffp2 dell’epoca. Dopo la peste fu eretta la chiesa del Redentore ad opera del Palladio, come voto religioso.

-Non c’è che dire, tutto molto interessante soprattutto oggi che riflettiamo di pandemie...

Attenti, la Repubblica Serenissima era molto severa in termini di sanità pubblica. Le navi con sospetti dovevano portare una bandiera gialla di pericolo. Dimenticavo. L’isola del Lazzaretto Vecchio a ridosso del Lido è ancora intatta con tezoni (ovvero magazzini) e un ospedale datato 1423. Il primo esempio al mondo nella storia della sanità civile, dove si tenta un approccio scientifico e non religioso alle pandemie. Nel Medioevo i sistemi di protezione erano: processioni, benedizioni, messe, penitenze. In realtà moltiplicavano i contagi. Venezia invece reagiva con maschere, isolamento, fumenti, meno tasse per i cittadini, agevolazioni per gli stranieri che volevano diventare veneziani…

-Ma sono visitabili queste isole?

Certamente sì. Grazie all’Archeoclub si possono vedere. Basta prenotarsi prima. C’è una giovane, Giorgia Fazzini, che dedica la sua vita alle isole. Il Lazzaretto Vecchio è anche diventato museo e deposito archeologico per i reperti lagunari, controllato dalla locale Soprintendenza. Si può ancora vedere come si organizzava la vita in tempo di peste o di contumacia. Certe merci che arrivavano dall’Oriente venivano girate e rigirate perché infette, nonché arieggiate. I contumaci dovevano seguire severi ordini sanitari. Ripeto in tempi di Covid 19 tutto è tornato alla memoria antica.

-E il terzo lazzaretto, quello novissimo?

Si chiama isola di Poveglia. Alla fine del Settecento divenne stazione sanitaria. All’epoca il pericolo per il traffico navale era il colera. Poveglia si trova davanti al porto di Malamocco. L’isola trasformata in ospedale per lungo degenti fu attiva fino al 1968. È un vero peccato vederla abbandonata e semi distrutta. C’è ancora un campanile del ‘500, San Vitale, che serviva da faro. Il Demanio la mise in vendita nel 2014. L’allora industriale e non ancora sindaco Luigi Brugnaro si aggiudicò l’asta per 313 mila euro con l’obbligo del restauro conservativo. Voleva farne un centro per il disagio alimentare e gli anoressici. Avrebbe investito 40 milioni. Ci fu una dura opposizione di un comitato ambientalista che contestava il Demanio. Gli ambientalisti si erano presentati con una associazione di volontari ma non erano riusciti a superare 200 mila euro. Il sindaco, viste le polemiche, rinunciò a presentare ricorso. Il risultato è che Poveglia è oggi desolatamente abbandonata. Brugnaro, i 40 milioni li investì in Toscana con una fattoria modello biologica. Venezia ci ha perso.(b.n.)

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