#Covid19, l’overdose di #virologi, hanno detto tutto e il contrario di tutto. Ora basta per favore!

Secondo l’analisi del sociologo Rocco Turi di fronte a un nuovo caso di studio, uno scienziato dovrebbe dedicarsi alla ricerca, ma “nel caso del Covid, i virologi si sono lasciati ammaliare dalla centrifuga mediatica”.

di Rocco Turi
Venerdì 08 Maggio 2020
Berlino - 08 mag 2020 (Prima Pagina News)

Secondo l’analisi del sociologo Rocco Turi di fronte a un nuovo caso di studio, uno scienziato dovrebbe dedicarsi alla ricerca, ma “nel caso del Covid, i virologi si sono lasciati ammaliare dalla centrifuga mediatica”.

#Covid19, l’overdose di #virologi, hanno detto tutto e il contrario di tutto. Ora basta per favore!
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Mi ero accorto quasi subito che con le loro pseudo conoscenze sul Covid 19, i virologi avrebbero preso in giro gli italiani improvvisando dichiarazioni inadeguate, non solo perché, trattandosi di un nuovo virus, avrebbero dovuto prima studiarlo e poi esprimersi.

In un dibattito su uno dei più noti canali televisivi a cui avevo assistito ai primi di marzo, una giovane virologa, della quale non ricordo il nome, disse pressappoco così: “Da studi effettuati, 95% dei pazienti risultano sintomatici e 5% sono paucisintomatici, i cui segnali, tuttavia, non sfuggono ai medici”. Cambiai canale e un altro virologo spiegò che il rischio principale era che i soggetti asintomatici avrebbero fatto lievitare i contagi in maniera esponenziale.

Poca cosa rispetto al catalogo delle successive contraddizioni esibite dai virologi italiani: tutti all’insegna del protagonismo extraprofessionale. Consapevoli dell’impatto mediatico della situazione, pur ignorando le particolarità del Covid 19, nessuno dei virologi contattati da giornali e trasmissioni televisive si era astenuto dal parteciparvi.

Trattandosi di un nuovo virus, qualsiasi virologo avrebbe dovuto onestamente rinunciare alla bagarre mediatica o apparire con ogni beneficio di inventario, salvo accettare ora il “fallimento” di dichiarazioni per nulla scientifiche sul caso esaminato.

Limitandosi a quanto dichiarato dai virologi Burioni, Pulvirenti, Pregliasco, Brusaferro, Di Perri, Galli, Gismondo, Capua, Bassetti, Maga e Luciani, di cui qualche giornale ha raccolto i virgolettati, è possibile cogliere opinioni che non riflettono il prestigio con cui erano stati presentati nelle numerose partecipazioni televisive. In qualche caso si è assistito anche alla baruffa fra colleghi per un ipotetico primato; anzi, un “primato” degenerato anche in una disputa fra nord e sud.

Chi non ricorda il brusco rimprovero - meglio: livore! - del milanese Massimo Galli contro il napoletano Paolo Ascierto? Quest’ultimo era stato definito in diretta televisiva un “provinciale” per non aver attribuito ai cinesi l’intuito di curare i pazienti con il Tocilizumab, farmaco adottata anche a Napoli. Nelle ulteriori partecipazioni televisive il prof. Galli tendeva soprattutto a dimostrare (ma questo è solo un’opinione) il suo ruolo di “primo della classe”; senza ignorare, tuttavia, che il prof. Galli il 10 febbraio abbia dichiarato: “L’avanzata a livello globale è molto bassa.

In Italia il virus non si diffonderà”. Chi ha fatto dichiarazioni di questo tipo ha dimostrato di non possedere l’autodisciplina e il self-control, tipico dello scienziato, per i quali rifiutare il momento propizio, a favore di un effimero successo mediatico, nella fiera delle vanità. Ma è necessario riconoscere che i mass media abbiano dato la stura agli “infortuni” esibiti dai virologi italiani. Direttori, giornalisti e conduttori avevano l’urgenza di riempire i propri spazi e poco importante sarebbe stato il contenuto dei vari interventi richiesti.

Addirittura, qualcuno dopo aver dichiarato il 27 febbraio che questo virus è molto meno aggressivo di tante infezioni che conosciamo, ha appena aggiunto che il vaccino che sarà preparato per il Covid 19 richiederà tempo e attenzione, nonché “tutte le caratteristiche di innocuità e di efficacia”. Arthur Conan Doyle avrebbe risposto: “Elementare, Watson!”.

Di fronte a un nuovo caso di studio, uno scienziato dovrebbe essere normalmente felice di dedicarsi alla ricerca e invece, nel caso del Covid 19, i virologi italiani si sono lasciati ammaliare dalla centrifuga mediatica e dalle luci della ribalta; ma ne hanno pagato le conseguenze.


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