Arte: a Pavarolo (To) la mostra "Beldy - seta, cotone, lana, raso"

La personale dell'artista inglese si terrà dal 5 maggio al 23 giugno allo Studio Museo Felice Casorati.

(Prima Pagina News)
Venerdì 26 Aprile 2024
Torino - 26 apr 2024 (Prima Pagina News)

La personale dell'artista inglese si terrà dal 5 maggio al 23 giugno allo Studio Museo Felice Casorati.

Saranno 25 le opere esposte nella mostra primaverile presso lo Studio Museo Felice Casorati a Pavarolo (TO) realizzate dal 1929 da Beldy (Mabel Hardy Maugham) e selezionate dall’Archivio Casorati in collaborazione con la storica e critica d’arte Ivana Mulatero, direttrice del Museo Civico Luigi Mallé di Dronero (Cn), e la storica dell’arte Rosalind McKever, curatrice dei dipinti e dei disegni del Victorian and Albert Museum di Londra, i cui testi critici sono inclusi nel catalogo.

Beldy è un’artista inglese, madre di Daphne Maugham Casorati, che proprio su consiglio di Felice – presso il cui studio torinese Daphne giunse nel 1925 attratta dal ritratto che il pittore fece alla sorella Cynthia (ballerina di Alexander Sakharoff e poi a Torino con Bella Hutter) – cominciò ad incorniciare i suoi lavori e ad esporli in spazi pubblici e privati.

Beldy emerge da subito come un’artista straordinariamente originale, le cui opere sono realizzate utilizzando frammenti e varietà di tessuti con consistenza variabile, che spaziano dal velluto stirato ai sottili ritagli di crêpe de Chine. Le pregiate stoffe utilizzate per i patchwork venivano regalate all’artista dall’amica e stilista Elsa Schiaparelli, una delle ‘première dame’ della moda internazionale degli anni ’30, che con Coco Chanel viene considerata una delle più influenti figure della moda nel periodo fra le due guerre.

Questi materiali vengono impiegati per creare paesaggi, nature morte e scene di vita quotidiana, offrendo una nuova interpretazione del fare pittura. Le sue opere sembrano quasi acquerelli, vividi e trasparenti, grazie alla naturalezza del “tremolio di un pennello leggero”, definizione coniata da Jean Cassou nel 1936.

Come sottolinea Ivana Mulatero nel testo critico che accompagna la mostra: “Un aspetto fondamentale della pittura di Beldy risiede nell’abilità con cui assembla i tessuti, utilizzando sottilissimi e invisibili punti per cucire insieme cinque o sei strati di stoffa. Questi punti non sono mai incollati per evitare macchie o zone opache, e come si può notare nell’opera “Angelo caduto”, esposta alla III Biennale Nazionale di Arte Sacra di Novara nel 1958, i tocchi più marcati diventano le punte delle stelle e svolgono la funzione di disegno, mentre i ritagli di stoffa sfrangiati evocano il movimento a zig zag sul marrone avana della tela dipinta con velature oro”.

Nata a Londra nel 1874, Beldy studiò arpa al Conservatorio di Parigi, diventando una musicista di straordinaria bravura. Durante il suo soggiorno parigino, incontrò il futuro marito Charles Maugham, avvocato e funzionario dell’ambasciata britannica, fratello maggiore del noto scrittore William Somerset Maugham.

Nel 1893, Mabel sposò Charles e insieme ebbero cinque figli. Da giovane moglie, Mabel si distinse viaggiando per Parigi con la sua automobile, diventando una delle prime donne a ottenere la patente di guida. Questo gesto non convenzionale suscitò stupore e, in alcuni casi, persino disapprovazione, ma nonostante ciò, Mabel rimase determinata a seguire una strada di scoperte e modernità, sfidando gli stereotipi e i pregiudizi del suo tempo.

Non volendo essere identificata né come “cognata di Somerset Maugham” né come “figlia del pittore Hardy” (suo padre era un rinomato ritrattista, noto per dipingere splendidamente gli animali e accontentare i gusti dell’alta aristocrazia inglese), Mabel decise di adottare lo pseudonimo “Beldy”, combinando le ultime sillabe del suo nome e cognome da nubile, per esprimere la sua identità in modo indipendente e unico.

Beldy espose i suoi lavori tra l’Europa e gli Stati Uniti e oggi sue opere sono presenti in diversi musei come il Victoria and Albert Museum di Londra , al Jeu de Paume di Parigi e City Art Museum a Manchester. Questa di Pavarolo è una preziosa occasione per ammirare le sue opere, in linea con i progetti “Arte memoria e territorio” che vedono tutti gli anni tra la primavera e l’autunno, la realizzazione di mostre in dialogo con l’arte del ‘900 e il contemporaneo, favorendo il coinvolgimento di curatori sempre diversi e permettendo un costruttivo confronto di poetiche differenti, tra passato e futuro.

Il catalogo della mostra è stampato dalla Prinp editore.


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