Dopo i presidenti succedutisi a partire dalla seconda metà dello scorso secolo: Gullo, Carbone, D’Ippolito Leporace e Conforti ecco il prof. Antonio D’Elia, nato a Cosenza nel 1976, docente universitario presso l’Ateneo “Dante Alighieri” di Reggio Calabria. Dantista ed allievo di Antonio Piromalli e Dante Della Terza. Antonio D’Elia è dal 2014 socio ordinario presso l’Accademia Cosentina e membro del Consiglio direttivo della stessa. Fa parte di numerosi comitati scientifici di riviste di italianistica, critica letteraria e letterature comparate. È Preside della Sezione di Cosenza dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Ha al suo attivo numerosi saggi critici e curatele: ben sei monografie ricoprenti l’intero arco della Letteratura italiana: da Dante ad Ungaretti. Oggi la sfida di Antonio D’Elia è quella di raccogliere l’eredità secolare dell’Istituzione cosentina e, con riguardo ai moti intellettuali dei suoi più recenti predecessori, Gullo, Carbone, D’Ippolito, Leporace e Conforti, far ritornare l’Accademia allo spirito di crescita scientifica e poetico-filosofico-critico, proprio del Parrasio e del Telesio, per come traspare dall’intervista che ne segue pensando anche alla composizione di una nuova e grande città nella valle del Crati.
1)Professore, avverte il peso di essere nella storia dell’Accademia Cosentina il più giovane presidente eletto per questa importante carica? L’onore che ho ricevuto nell’essere stato eletto quale presidente dell’Accademia Cosentina promuove in me un impegno che va assumendo un peso di intensa responsabilità poiché legato anche alle urgenze dei nostri tempi.
2)A soli 44 anni di età è diventato Presidente dell’Accademia Cosentina che si trova oggi a vivere un periodo storico di modernità ed innovazione, con al centro le alte tecnologie, ma con un virus Covid-19 che invita alla massima prudenza e saggezza nei comportamenti sociali. Che futuro intravede per l’Accademia? Essere il più giovane presidente dell’Accademia Cosentina significa una ulteriore sfida ad operare al meglio traghettando l’Accademia verso il futuro, mai disancorati dalle istanze del passato. Credo molto in questo sintagma coeso: presente-passato-futuro. Per questo chiedo l’aiuto di tutti i Soci dell’Accademia, del Consiglio Direttivo tutto, che mi ha eletto, e che ringrazio, come pure da parte delle Istituzioni, Provincia, Comune e Regione. Siamo in un momento assai drammatico, ma una operatività esposta anche attraverso modalità erogate mediante le nuove tecnologie credo che possa aiutarci a svolgere il nostro servizio di cultura. Credo nella ricchezza e nella potenzialità dei giovani a cui mi rivolgo per costruire un percorso di crescita culturale e sociale di alta qualità.
3)Ci sono dei problemi contingenti oggi come la risoluzione della vertenza della Biblioteca Civica che si trova all’interno dello stesso edificio dell’Accademia al servizio del territorio cosentino e non solo. Come intende affrontarlo? È il dialogo, come ho già detto, il centro del mio discorso ermeneutico- culturale, e, quindi, anche dell’azione pratica. Tentare di porre sempre l’umano al centro dei problemi propri dell’uomo può portare a risolvere la questione degli impiegati che non hanno stipendi. Soprattutto l’impegno di far riappropriare la città di Cosenza ed il suo territorio del valore dell’Accademia e della Biblioteca come un unico corpo. l’Accademia e la Biblioteca Civica dovranno essere il volto colto e alto di Cosenza e del suo territorio. Chiedo l’aiuto delle Istituzioni e di tutti gli uomini e donne aperti al dialogo culturale, quale impegno sociale per dare maggiore visibilità a questo importante patrimonio di conoscenza e cultura.
4) Recentemente la Rai, attraverso il canale 48, che si occupa di eventi storici, ha messo in onda un servizio dedicato alla storia di Cosenza nei secoli, parlando a chiusura di un ruolo strategico che spetta all’Accademia Cosentina per una crescita sociale e culturale della città nell’immediato futuro. Ritiene di condividere tale indicazione? Sì. L’accurato servizio della Rai ha rilanciato con seria visione critica l’Accademia e la sua azione. Sia motivo, questo, di ulteriore stimolo per tutti noi a meglio operare per la crescita dell’ente uomo e del patrimonio storico-filosofico-artistico custodito presso l’Accademia e la Biblioteca Civica. Patrimonio che non può essere recluso unicamente in scaffali e in conferenze, ma abbracciante l’ethos (nel senso di credere in un cammino) di tutti e di ciascuno. Come? Nella relazione tra istituzioni e cultura, come già affermato, tra cittadini e cittadini, tra cittadini e territorio: apertura con percorsi formativi volti a legare per costruire e mai a recludere per distruggere. Così si può tentare di andare avanti.
5) Cosenza da cinquant’anni ha sul suo uscio territoriale una Università. È strano che nel servizio non si è parlato di questo straordinario patrimonio culturale e scientifico. Non è tempo di cominciare a lavorare per realizzare l’unica grande città della valle del Crati? Molto devo all’Unical nella quale mi sono in gran parte formato. Il sogno di una città unica che veda Cosenza e Rende uniti, viene anche da me visitato. Per realizzare ciò dobbiamo guardare ad un cammino che porti a creare (ritorna il vocabolo greco “ethos”) un rapporto sinergico di preparazione tra tutte le forze culturali, coadiuvate dalle Istituzioni, in forma critica e costruttiva. L’Università della Calabria molto può dare a questa formazione: abbiamo letterati, filosofi, storici, geologi, archeologi, economisti, sociologi, pedagogisti, la cui voce travalica i confini locali, come pure filologi, latinisti, grecisti, ingegneri, giuristi le cui opere e i cui pensieri vengono avvertiti e ascoltati più in ambienti extra regionali che non in casa nostra. Occorre operare dall’interno una nuova versione di tendenza: recuperare il “proprio” non nella sterile polemica o nella rivisitazione di un provincialismo vestito da fastoso e tronfio progetto di esaltante rinascita, ma una promozione delle menti e delle forze intellettuali. Tengo molto a ciò, nate anche o soprattutto nelle nostre Università calabresi, e particolarmente presso l’Unical. Osservando gli importanti risultati raggiunti dall’Ateneo di Arcavacata, non bisogna disperare, anzi essere fiduciosi nelle forze intellettuali e nei giovani, i quali porteranno avanti coesione e non disgregazione. In fondo è questo il compito del conoscere: approfondire il senso dell’Essere e dell’Esserci. Sono assai fiducioso. Mettiamoci al lavoro: tutto non si potrà fare, iniziamo dal poco. Operando sempre per il bene della Collettività. Così potrà nascere una nuova grande città adagiata sulle sponde del fiume Crati.
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