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Palazzo Spada accoglie il ricorso contro la sentenza del Tar Lazio che legittimava il decreto del ministero della Salute: riconosciuto il rischio di grave danno economico e occupazionale per la filiera.
Palazzo Spada accoglie il ricorso contro la sentenza del Tar Lazio che legittimava il decreto del ministero della Salute: riconosciuto il rischio di grave danno economico e occupazionale per la filiera.
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di alcune imprese della canapa industriale, sospendendo l'efficacia della sentenza del Tar Lazio sul cannabidiolo (CBD) e consentendo loro di tornare a operare. La decisione arriva dopo che il Tribunale amministrativo regionale aveva confermato la legittimità del decreto del ministero della Salute del 27 giugno 2024, che aveva inserito le composizioni orali a base di cannabidiolo tra i medicinali stupefacenti (tabella B), applicando il principio di precauzione.
Palazzo Spada ha riconosciuto invece il rischio concreto di un grave pregiudizio economico e occupazionale per le aziende della filiera, ribaltando temporaneamente la situazione e riammettendo l'attività produttiva. Gli avvocati Giuseppe Libutti, Sergio Santoro e Michele Trotta, che hanno assistito le imprese ricorrenti, parlano di "un primo riconoscimento delle criticità giuridiche sollevate" dalla normativa contestata.
Il decreto ministeriale del 27 giugno 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 luglio 2024, aveva determinato l'inserimento delle composizioni per somministrazione orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis nella tabella dei medicinali, sezione B, sottoponendone la vendita a ricetta medica non ripetibile. Il provvedimento si basava sui pareri dell'Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità e aveva già subito una prima sospensione cautelare da parte del Tar Lazio nel settembre 2024.
Nella sentenza di aprile 2025, il Tar aveva respinto il ricorso contro il decreto, riconoscendo come legittima la classificazione del CBD tra i medicinali tabellati e ritenendo applicabile il principio di precauzione in assenza di certezza scientifica sulla sicurezza del consumo. Ora, con la decisione del Consiglio di Stato, la situazione si ribalta nuovamente, consentendo alle aziende del settore di riprendere l'attività in attesa del giudizio definitivo.