In questi giorni ormai lunghissimi di angoscia per il diffondersi del Covid 19, molta attenzione hanno rivolto i quotidiani ai problemi legati agli interventi del Governo. Anzi, direi, all'azione di un uomo solo al Governo, visto che quasi tutte le regole sono state emanate sotto forma di DPCM, Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Inutilmente giuristi e costituzionalisti di chiara fama hanno cercato di richiamare l'attenzione dell'avvocato Conte ( tale si è definito nei confronti dei cittadini ) sulla opportunità e necessità di utilizzare la forma dei decreti legge per adottare i provvedimenti necessari a fronteggiare il diffondersi del virus e le sue conseguenze sia di carattere sanitario che economico.
Quello che il Presidente Conte sembra aver voluto sempre evitare è il confronto parlamentare, che non si esaurisce in una informativa al Parlamento o in uno sterile voto di fiducia, ma che deve permettere a tutti i parlamentari di esprimere pareri ed avanzare proposte in merito alla più grande sfida che abbia mai colpito il Paese dalla seconda guerra mondiale in poi.
Le scelte già effettuate e le decisioni che saranno prossimamente prese sia di carattere sanitario che economico - lo ripeto - influenzeranno la vita di tutti i cittadini per molti anni a venire.
Per questo sarebbe necessario che tutti ( si potrebbe semplificare con "maggioranza" ed "opposizione") partecipassero attivamente a definire il quadro di azione. Sembra però che neppure al suo interno il Governo riesca a trovare un accordo sulla maggior parte dei temi rilevanti. Questo non giustifica certo ma rende comprensibile l'uso e l'abuso dei DPCM : non riuscendo a mediare, il Presidente del Consiglio decide in maniera autonoma.
Ma le decisioni "autonome" comportano anche l'assunzione autonoma di responsabilità e mi dispiacerebbe che un domani Conte venisse additato come unico responsabile di ciò che è accaduto e che accadrà. Le incapacità di troppi membri di questo Governo sono fin troppo evidenti e le divergenze più di carattere elettoralistico che ideologico sono sotto gli occhi di tutti con conseguenze non sempre prevedibili ma comunque nefaste.
Mi auguro un "libro bianco", una approfondita inchiesta parlamentare o, forse, giornalistica che metta in chiaro in un futuro abbastanza prossimo tutto ciò che è accaduto sino ad oggi, per evitare di ricadere negli stessi errori e dettare linee guida per il Governo, il Presidente del Consiglio ed i Ministri, i Presidenti di Regione, i Sindaci, tutti coloro ai quali noi cittadini abbiamo delegato e deleghiamo l'amministrazione delle nostre vite. Perché di questo si tratta.
Della vita nostra, dei nostri figli, dei nostri nipoti. In realtà non abbiamo da tempo un controllo effettivo su coloro che eleggiamo con il nostro voto. La nostra Costituzione era basata su un equilibrio di poteri e dal riconoscimento del ruolo fondamentale dei partiti per determinare la formazione degli organi rappresentativi.
I partiti, almeno nel senso tradizionale ( e costituzionale, direi), sono venuti meno e non c'è più equilibrio nel rapporto dei "poteri" che cercano di occupare gli spazi di debolezza che si presentano, a scapito di chi è più esitante ed incerto. Anche la designazione di uno sconosciuto (o quasi) avvocato a guidare un governo è esempio di questa crisi istituzionale, un segno di incapacità e di paura: incapacità di operare scelte, paura di confrontarsi con personalità più complesse o preparate. Lasciando questi temi ad approfondimenti di maggior respiro, mi pongo alcune domande apparentemente più semplici e alle quali potrebbero essere fornite risposte dagli interessati chiamati in causa.
Il Presidente del Consiglio ha deciso di non affidare ad alcun politico le deleghe della Protezione Civile, mantenendole per sé, coadiuvato per la parte amministrativa ed operativa da un Capo Dipartimento. Nei primi giorni dell'emergenza tutto il coordinamento è passato attraverso tale Dipartimento, deputato a gestire le emergenze ( anche se ,trattandosi di emergenza sanitaria, forse il Ministero della Salute avrebbe dovuto avere più voce in capitolo, perché ad esso fanno capo i piani di intervento sanitario nazionali).
Il Capo del Dipartimento, con tutta la numerosa struttura a sua disposizione, è stato poi "messo da parte" con la nomina di un Commissario ad hoc. Un passo indietro notevole rispetto ai tempi nei quali era necessaria la nomina di un Commissario perché non esisteva una struttura di coordinamento della protezione civile ( un esempio per tutti: l'on. Giuseppe Zamberletti sottosegretario agli Interni, nominato Commissario per il terremoto del Friuli).
Quali sono le motivazioni di questo commissariamento? Le ragioni politiche? Chi, quando e come ha preso poi le decisioni relative all'utilizzo di ingenti risorse economiche dello Stato per acquisti, ad esempio, di banchi monoposto anziché di attrezzature per la didattica a distanza? Ed uguale domanda vale per le scelte fatte e per tutti gli acquisti effettuati.
Non ci puo' essere alcun atto "riservato" in merito alle considerazioni che hanno determinato le scelte , alle modalità di spesa. Non si chiede un'indagine giudiziaria o amministrativa, ma solo di capire i meccanismi che hanno prodotto le scelte stesse, le motivazioni politiche.
E' dall'analisi attenta delle motivazione e delle scelte che si puo' trarre insegnamento ed evitare che gli errori si ripetano.
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