Da fotografo delle star a fondatore di bar e pub di fama mondiale: la storia di David Jacobson
Dopo anni di fotografia commerciale e di celebrità, David Jacobson ha fondato il famoso Q Bar Saigon e successivamente il Q Bar Bangkok. Oggi è il cuore pulsante di un locale che ha già otto anni di vita: Smalls .
di Francesco Tortora
Lunedì 12 Dicembre 2022
Dal nostro corrispondente a Bangkok - 12 dic 2022 (Prima Pagina News)
Dopo anni di fotografia commerciale e di celebrità, David Jacobson ha fondato il famoso Q Bar Saigon e successivamente il Q Bar Bangkok. Oggi è il cuore pulsante di un locale che ha già otto anni di vita: Smalls .

Soi Sukhumvit 26 è una via nota agli abitanti di Bangkok per un tipico ristorante thailandese spartano, dove si trovano solo sedie, tavoli, frigoriferi, foto della famiglia reale e di qualche patriarca mecenate, e soprattutto per le sue zuppe di noodle. Una location fuori dai cataloghi del turismo internazionale strombazzato dai media e dalle piattaforme social, salvo poi trovarsi di fronte a piatti senza particolare eccezionalità ma con prezzi spropositati. È, insomma, un ristorante popolare perché - molto semplicemente - si mangia bene. E a costi molto bassi. Il passaparola funziona molto meglio di qualsiasi campagna pubblicitaria pompata da grandi capitali. 

In Soi Sukhumvit 26 si ritrova anche lo spirito multiforme dell'intero distretto di Sukhumvit, la tradizione e la tipicità thailandese di una Bangkok d'altri tempi e, contemporaneamente, i modernismi di grattacieli, residenze di alto livello, locali à la page, caffè dallo spirito parigino. 

È proprio in uno di questi locali ordinati e in stile ultramoderno, dove si può gustare un buon caffè e dolci multicolori, che incontriamo un uomo di assoluto fascino, una persona estremamente interessante e ricca di saggezza umana. All'Unconscious Café incontriamo, infatti, David Jacobson, spirito guida e fondatore di uno dei jazz club più quotati di Bangkok ma anche dell'intera scena jazzistica asiatica e internazionale: SMALLS. 

David Jacobson ha 75 anni e - nel racconto che fa di sé con grande naturalezza e semplicità - è un periodo trascorso davvero ai vertici del mondo dello spettacolo e del cinema di tutti i tempi. Gran parte della sua carriera professionale, infatti, è stata ricavata dalla sua esperienza di fotografo: ha fotografato molti personaggi famosi del mondo della musica, dello spettacolo e del cinema. Grande e vasta è stata anche la sua attività principale di fotografo commerciale. Tuttavia, il suo sorriso smagliante, tinto di ironia e di luce, sembra mostrare un fisico nient’affatto colpito dalla vecchiaia e dal tempo che passa. 

 

Frequenti assiduamente qualche palestra, segui qualche dieta o criterio di vita particolare per mantenerti così in forma? 

 

No, mangio di tutto, bevo e fumo. Credo che sia solo ed esclusivamente un patrimonio genetico familiare. 

 

Nelle sue parole e nei suoi ricordi, si sente parlare di Robert De Niro, Mariel Hemingway (nipote dello scrittore Ernest Hemingway), Dustin Hoffman, Andy Warhol e Muhammad Ali, tra i tanti, e si ha la sensazione che tutti loro siano vecchi amici che si incontrano per bere qualcosa insieme, per ricordare certi bei momenti vissuti insieme. 

Nelle parole di David Jacobson non c'è mai affettazione, non c'è mai un atteggiamento snob, e di ognuno di questi personaggi si sente raccontare la loro vera umanità. 

 

Credetemi, il luminoso mondo di Hollywood non sempre offre la versione migliore di se stesso e del genere umano – afferma Jacobson. Ci sono spesso mondi oscuri, passioni controverse, disfacimenti esistenziali che non appaiono sotto i riflettori, ma che in un'intervista intima e confidenziale appaiono in tutta la loro potenza. 

 

Con alcuni di loro, tuttavia, sei riuscito a stabilire buoni rapporti professionali ma anche umani, non è vero? Mi mostra, tra le altre foto, quella in cui gioca con l'obiettivo della macchina fotografica con Dustin Hoffman sul set del film "Tootsie", una foto che ha fatto il giro del mondo e che dimostra quanto entrambi lavorassero bene insieme. 

 

Sì, con David Bowie, per esempio, è stato tutto meraviglioso fin dall'inizio, sul set fotografico sapeva come muoversi e soprattutto sapeva di cosa ha bisogno un fotografo. Ti metteva a tuo agio e potevi lavorare a un livello professionale alto ma sempre rispettoso, educato, gentile. In un altro caso (non riportiamo il nome, ndr) un certo personaggio VIP si è presentato a casa mia a tarda notte, al di fuori di qualsiasi appuntamento programmato, con molto alcol e altre cose in corpo. Ho invitato quella persona ad andarsene perché era assolutamente impossibile lavorare in quelle condizioni e - nonostante il suo nome in quel momento fosse così altisonante - ho preferito mantenere i miei standard di professionalità. 

 

Ma allora come mai hai deciso di lasciare Los Angeles, la tua città, all'epoca (David è nato e cresciuto a New York) il tuo mondo e di trasferirti in Asia? 

 

Nel 1990 ero con la mia ragazza vietnamita, che era fuggita negli Stati Uniti come boat people affrontando le sue tragedie personali - la barca era naufragata, sua sorella era annegata - ma alla fine lei e il resto della sua famiglia sono arrivati in California.  Nel 1990 mi è stata data l'opportunità di fotografare l'assistenza sanitaria per i bambini in Vietnam e Cambogia per conto dell'OMS e siamo andati in due. A quel tempo Saigon era una città molto povera, deprimente e isolata. Gli unici stranieri erano i russi che controllavano gran parte dell'industria petrolifera. Avendo un visto da giornalista, ero molto limitato in ciò che potevo vedere o visitare. Decidemmo di tornare come turisti nel 1991. Che differenza! I russi erano spariti. La città ora brulicava di uomini d'affari asiatici ed europei desiderosi di partecipare al nuovo boom economico.  In tutto questo, non c'era un solo bar decente in giro. Durante vari dialoghi mi era stato detto che in Asia, compreso il Vietnam, ogni occasione era buona per festeggiare o celebrare. L'alcol, quindi, poteva essere un buon modo per fare soldi.  Come americano, ero incerto su come sarei stato visto a Saigon, ma con l'aiuto della mia ragazza mi stupii di quanto fossi trattato gentilmente. Decisi di vendere le mie macchine fotografiche e con una somma di circa 30.000 dollari americani costruimmo un bar. Così è nato il Q Bar. La sua posizione nell'area urbana può essere cruciale per la buona riuscita di qualsiasi impresa di questo tipo, ma anche il tempismo del lancio del Q Bar ha giocato un ruolo significativo nel suo successo. Il bar aprì nel 1992, poco prima che il 20° anniversario della caduta di Saigon riportasse in città tutti i corrispondenti stranieri che avevano coperto la guerra del Vietnam. Questo gruppo di persone, notoriamente esigente, si riunì e si coagulò al Q Bar. Il passaparola dei giornalisti si diffuse alla stessa velocità di una notizia dell'ultima ora sui media. 

 

Un ruolo importante nella fase promozionale è stato svolto da tutti i grandi nomi che gradualmente hanno iniziato a venire da te al Q Bar, giusto? 

 

Certo, è stata una progressione molto rapida, tutti quelli con cui avevo lavorato negli Stati Uniti sono venuti a trovarmi. In breve tempo, la rivista Time ha nominato il Q Bar uno dei migliori bar del mondo. Io e la mia ragazza siamo apparsi sulla copertina del New York Times Sunday Magazine. Gary Trudeau disegnò il bar e il suo cast a rotazione di personaggi colorati per una quindicina di vignette di Doonesbury, con un reporter simile a Hunter S. Thompson di nome Duke. 

L'elenco di contatti di celebrità che avevo coltivato a Hollywood diede ulteriore lustro alla stella nascente del bar. La prima visita fu quella di Matt Dillon. Tutte le ragazze del Vietnam volevano stare con lui, ma Matt Dillon aveva occhi solo per la mia contabile dell'epoca, che però non sapeva nemmeno chi fosse e non era affatto interessata a lui. A Dillon seguirono personaggi di spicco come John Kennedy Jr, Daryl Hannah, Robert De Niro, Kate Moss, Norman Mailer, Oliver Stone, Jean-George Vongerichten, Michel Palin, Tracy Ullman e molti altri. 

 

Come si è conclusa questa meravigliosa esperienza di rilevanza mondiale? 

 

Una sera tardi ho trovato i funzionari governativi che bussavano alla mia porta. Ai loro occhi, vedere un'impresa guidata da un occidentale, da un americano, prosperare in Vietnam non era gradito. Così, a muso duro, mi hanno fatto una proposta, una proposta senza alternative: "Vogliamo il 51% del Q Bar e - sia chiaro - senza che noi ci mettiamo un solo dollaro".  Non se ne fece nulla. Nel 1998 il mio visto non fu rinnovato e non fu data alcuna motivazione. Mi sono trasferito a Bangkok. 

Il Saigon Q Bar è stato aperto dal 1992 al 2008, e David Jacobson ha aperto una nuova versione con lo stesso nome a Bangkok nel 1999 con il socio Andrew Clark. Ora era un nightclub. È stato un successo strepitoso, votato come miglior nightclub di Bangkok per 8 anni consecutivi. Il merito è stato quello di aver portato l'hip hop a Bangkok con DJ come Ice T, DJ PREMIER, DJ Jazzy Jeff e personaggi di spicco come Danny Rampling, Todd Terry, LTJ Bukem, John Digweed, Rodger Sanchez, Slipmat, Norman Jay, Goldie, Derick May e Demetri da Parigi. 

Il Q Bar di Bangkok è passato di mano nel 2012 e ha chiuso nel 2015 a causa delle spese elevate. 

Dillon, e altri clienti di alto profilo come il regista Michael Mann e Harry Styles degli One Direction, preferiscono invece l'atmosfera rilassata di Smalls, il successivo locale di David Jacobson a Soi Suan Plu, Bangkok, aperto in collaborazione con l'artista e designer Bruno Tanquerie nel 2014. 

 

Oggi Smalls, con otto anni di esperienza alle spalle, è un piccolo luogo magico dove l'arte, la musica e il sussurro dei clienti sono i tratti distintivi che lo hanno reso di fatto l'ombelico del mondo della musica dal vivo di prestigio in tutta Bangkok, in particolare il jazz ha la sua casa allo Smalls. 

Questo bar-ristorante-spazio d'arte richiama lo spirito, se non l'aspetto e l'ambiente, del Q Bar Saigon, "un piccolo bar dove si parla bene, si beve bene, si arreda bene e si fa arte", dice David Jacobson. 

Smalls ha riscosso un grande successo ai Bangkok Bar Awards, con cinque nomination. Jacobson ha vinto il premio come miglior ambasciatore dell'ospitalità e il suo bar ha ospitato l'evento after-hours. Smalls è stato inserito più volte nella lista degli ASIA'S 50 BEST BARS. 

Smalls ha un futuro brillante davanti a sé; David Jacobson è una persona straordinaria. 


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