Fondazione Murialdi, Gli artisti-eroi della Grande Guerra. La storia di Umberto Boccioni
“Martiri di carta. I giornalisti caduti nella grande guerra”, (448 pagine) di Pierluigi Roesler Franz ed Enrico Serventi Longhi, immaginato esattamente 10 anni fa e realizzato poi per conto della Fondazione sul giornalismo “Paolo Murialdi” alla fine del 2018, racconta la storia di 264 giornalisti italiani morti nel corso della Prima Guerra mondiale. Almeno cinque di questi erano calabresi, Umberto Boccioni, Roberto Taverniti, Luca Labozzetta, Vincenzo Capua, Salvatore Barillaro.
di Pino Nano
Sabato 24 Aprile 2021
Roma - 24 apr 2021 (Prima Pagina News)
“Martiri di carta. I giornalisti caduti nella grande guerra”, (448 pagine) di Pierluigi Roesler Franz ed Enrico Serventi Longhi, immaginato esattamente 10 anni fa e realizzato poi per conto della Fondazione sul giornalismo “Paolo Murialdi” alla fine del 2018, racconta la storia di 264 giornalisti italiani morti nel corso della Prima Guerra mondiale. Almeno cinque di questi erano calabresi, Umberto Boccioni, Roberto Taverniti, Luca Labozzetta, Vincenzo Capua, Salvatore Barillaro.
Umberto Boccioni-raccontano Pierluigi Franz e Enrico Serventi Longhi- era figlio di Raffaele (usciere di Prefettura costretto a spostarsi per l'Italia per esigenze di servizio) e di Cecilia Forlani, entrambi di Morciano di Romagna (allora provincia di Forlì, oggi di Rimini). Nacque a Reggio Calabria il 19/10/1882 alle ore 17,55 in una casa in via Cavour 41. Dopo soli 20 giorni dalla nascita andò a vivere altrove con il papà, la mamma e la sorella maggiore Amelia.

La sua casa natale sarà poi devastata dal terremoto del 1908. Da notare – sottolineano gli autori- che è stato erroneamente incluso nell'Albo d'Oro dei Caduti della Lombardia (Caduto n. 02634 progressivo 22, volume 10° pagina 088), anziché in quello della Calabria, perché sulla Gazzetta Ufficiale gli è stata per sbaglio attribuita la nascita a Livraga (distretto militare di Lodi. Reggio Calabria sarà per lui una città chiaroscuristica, con una larga fasciatura di tono colorato, una città dai contorni grossi che fonde e lega il corpo con l’ambiente, e suddivide le cose in larghi schemi di chiaro e di scuro; Reggio Calabria, una magnifica astrazione plastica, una città che non esiste.

E infatti sarà completamente distrutta dal terremoto e, poi, quasi interamente ricostruita. Artista soldato. È considerato uno dei maggiori pittori futuristi a livello mondiale. Fu anche scultore e scrittore (il 6 luglio 1900 scrisse il romanzo "Pene dell'anima"). La sua opera letteraria completa fu raccolta dall'editore Campitelli di Foligno. Dal novembre 1907 al 1912 visse a Milano prima in via Castel Morrone 7 (zona Porta Venezia), poi in via Adige 23 (zona Porta Romana). L'11/2/1910 lanciò con Balla, Severini, Carrà e Russolo il primo Manifesto dei pittori futuristi. Nel febbraio 1912 inaugurò con Marinetti la 1^ Esposizione futurista a Parigi.

Espressione del futurismo in pittura. Suo é "La città che sale" (la versione definitiva è al Museum of Modern Art di New York). Nell’ambito dell'elaborazione di una nuova estetica futurista per una disciplina come il calcio, dipinse "Dinamismo di un footballer" in cui è rappresentata la sensazione provocata dalla corsa di un calciatore come se si stesse svolgendo proprio nel momento in cui lo spettatore osserva il dipinto. Il quadro, esposto nella Mostra di Londra del 1914, é ora conservato a New York presso il Museo of Modern Art. Collaborò con "Lacerba", "Vela Latina", "Avvenimenti" e giornali locali catanesi. Delle sue illustrazioni furono pubblicate nel 1915 nell'Almanacco de "La Voce" di Giuseppe Prezzolini.

Interventista, partì volontario per la guerra. Soldato del 29° Reggimento Artiglieria da campagna. Era Addetto alle bombarde. Combatté sul Garda. Fece parte con Antonio Sant'Elia del BLVCA - Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti. Nei giorni "eroici" della presa di Dosso Cassina scrisse: "Vivo in un rumore terribile. Meraviglioso! Dieci giorni di marcia in alta montagna al freddo, fame, sete! I volontari ciclisti trasformati in alpini… La guerra è una cosa bella, meravigliosa, terribile! In montagna poi sembra una lotta con l'infinito. Grandiosità, immensità, vita e morte! Sono felice! ... Sono felice e orgoglioso di essere soldato semplice e umile cooperatore all'opera grandiosa. W l'Italia". Durante il periodo di naja, che passò a Chievo (Verona) dovette ricredersi riguardo la teoria futurista enunciata da Marinetti, secondo cui la guerra è "unica igiene del mondo". Nell'ottobre 1915 Boccioni scrisse infatti che la guerra "quando si attende di battersi non é altro che questo: insetti + noia = eroismo oscuro...". Coniò quindi la sua famosa equazione "guerra=insetti+noia".

Negli ultimi mesi di vita ebbe una segreta quanto appassionante storia d'amore con la principessa Vittoria Colonna, moglie del duca Leone Caetani di Teano, 15. esimo duca di Sermoneta. La passione durò meno di un'estate dal 7 giugno al 17 agosto del 1916 (data della morte di Boccioni) e si consumò sull'Isolino di San Giovanni, la più piccola delle Isole Borromee sul lago Maggiore. Il duca Caetani di Teano nel 1921 abbandonò poi la moglie, il figlio Onorato e le immense proprietà della famiglia per rifugiarsi a Vernon in Canada assieme alla nuova fidanzata Ofelia Fabiani e alla loro bimba.

L'epistolario segreto con le lettere d’amore a Umberto Boccioni fu ritrovato da Marella Caracciolo Chia, nipote della nobildonna, che lo svelò nel libro "Una parentesi luminosa", pubblicato da Adelphi nel 2008. Morì all'Ospedale militare di Verona all'alba del 17/8/1916, 20 giorni dopo essere stato richiamato alle armi.Un anno prima si era arruolato nel Battaglione dei Volontari Ciclisti assieme all’amico Carlo Carrà e ad altri futuristi, e morì in modo del tutto del tutto casuale, per un'accidentale caduta dalla sua cavalla "Vermiglia" a Sorte, frazione di Chievo, durante un'esercitazione militare del giorno prima. Boccioni, cavallerizzo inesperto, ad un passaggio a livello si incrociò con un autocarro, l'animale si imbizzarrì e lo disarcionò.

Restò per ore impigliato con lo stivale sinistro nella staffa e battè violentemente la testa sui sassi. Soccorso ormai esanime morì la mattina dopo. Per un singolare e quasi profetico segno del destino appena 2 mesi prima -raccontano Pierluigi Franz e Enrico Serventi Longhi- aveva disegnato proprio un cavallo sul 1° numero de"L'Italia futurista" dell'1/6/1916 a pag. 3. Dettero notizia della sua morte "La Stampa" del 19/8/1916 a pag. 2, La Guerra Italiana n. 16 del 1916 a pag, 256 e l'"Italia futurista" n. 6 del 1916 a pag. 1, n. 22 del 1917 a pag. 1 e n. 38 del 1918 a pag. 1.

Fu sepolto nel Cimitero Monumentale di Verona. Un cippo lo ricorda a Chievo (Verona) nel luogo dell'incidente. Filippo Tommaso Marinetti elaborò così un suo ricordo: " È morto Umberto Boccioni caro grande forte migliore divino genio futurista ieri denigrato oggi glorificato superarlo superarlo superarlo durezza eroismo velocità giovani futuristi tutto dolore sangue vita per la grande Italia sgombra ingigantita elettrica esplosiva non lagrime acciaio acciaio".

Su Boccioni vi é una bibliografia ricchissima e la sua biografia compare in tutte le enciclopedie. E' stato più volte commemorato negli Anniversari della nascita e della morte (per la manifestazione del 50° anniversario della sua nascita vedere La Stampa del 15/6/1933 a pag. 2 e a pag. 4).

L'immagine della sua opera del 1913 "Forme uniche della continuità nello spazio" (Museum of Modern Art) è stata ripresa nella moneta di 20 centesimi di euro di conio italiano.Gli sono stati intitolati a Milano un liceo artistico e un largo e a Roma una via nel quartiere Parioli.Va anche detto che Umberto Boccioni non figura purtroppo nell'elenco dei giornalisti Caduti nella Grande Guerra riportati sulla lapide inaugurata da Benito Mussolini il 24 maggio 1934 al Circolo della Stampa di Roma.

(PARTE TERZA-Segue)

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