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"Sono fiducioso che il governo e le forze di sicurezza saranno all'altezza della sfida".
"Sono fiducioso che il governo e le forze di sicurezza saranno all'altezza della sfida".
Prima della sua partenza per Washington, dove domani vedrà il Presidente americano Benjamin Netanyahu, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha avuto un incontro con il Presidente Isaac Herzog.
E' quanto riferisce un comunicato ufficiale, secondo cui Herzog ha evidenziato che bisogna raggiungere una svolta nei colloqui per la pace con Hamas a Gaza e per la liberazione degli ostaggi israeliani. "Sostengo pienamente questi sforzi, anche quando comportano decisioni difficili, complesse e dolorose… Il costo non è semplice, ma sono fiducioso che il governo e le forze di sicurezza saranno all'altezza della sfida", ha dichiarato Herzog.
Alle 17 locali, le 16 in Italia, Netanyahu partirà alla volta di Washington, dove domani alle 18,30 (2,30 in Italia) incontrerà Trump. L'orario, però, non è ancora ufficialmente confermato. Intanto, il governo di Tel Aviv ha confermato che il Ministro della Difesa, Israel Katz, farà da vice del premier nella riunione del gabinetto ristretto, mentre quello della Giustizia, Yariv Levin, sarà suo vice durante la riunione di governo.
Nel frattempo, la delegazione israeliana è partita per Doha, dove si terranno i colloqui con Hamas mediati da Qatar, Usa ed Egitto, per raggiungere un cessate il fuoco di due mesi a Gaza, in cui si condurranno le trattative per mettere fine alla guerra. Sono almeno 33 i civili palestinesi uccisi a Gaza, riferiscono fonti ospedaliere, dopo che le Idf hanno fatto sapere di aver attaccato più di 100 obiettivi nella giornata di ieri. E' quanto fa sapere il Times of Israel.
Stando a quanto fanno sapere fonti all'agenzia di stampa palestinese Wafa, almeno 17 persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite stamani, durante una serie di raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza. L'attacco che ha registrato più morti si è verificato nel quartiere di Sheikh Radwan, a nord di Gaza city.
Cinque importanti sceicchi del distretto di Hebron, in Cisgiordania, hanno inviato una lettera al governo israeliano in cui hanno espresso la loro volontà di aderire agli Accordi di Abramo e di chiudere un accordo di pace con Israele. Lo riferisce il Wall Street Journal. Nella lettera, i cinque sceicchi hanno espresso il desiderio di staccarsi dall'Anp e di rendere Hebron un Emirato che "riconosca Israele Stato del popolo ebraico, quindi Israele riconoscerà l'Emirato come rappresentante dei residenti arabi".
Stando al Wsj, altri sceicchi che appoggiano l'iniziativa hanno scelto di rimanere anonimi, per ragioni di sicurezza. Secondo la lettera, inviata al ministro dell'Economia israeliano, Nir Barkat, l'accordo è "equo e dignitoso", e può sostituire gli accordi di Oslo, "che hanno portato solo danni, morte, disastro economico e distruzione". "Pensare solo a creare uno Stato palestinese ci porterà tutti al disastro", ha dichiarato uno degli sceicchi che hanno aderito all'iniziativa.
Al Wsj, il ministro Barkat ha dichiarato che la concezione due popoli due Stati è fallita e che l'Autorità Nazionale Palestinese non gode di fiducia. Da febbraio, il ministro ha ospitato lo sceicco Wadee al-Jaabari, promotore dell'iniziativa, e altri sceicchi nella sua abitazione a Gerusalemme per discutere l'iniziativa. "Lo sceicco Jaabari vuole la pace con Israele e aderire agli Accordi di Abramo, con il sostegno dei suoi confratelli. Chi in Israele dirà di no?", ha chiesto Barkat. "Non ci sarà nessuno Stato palestinese, nemmeno tra mille anni", ha aggiunto, "dopo il 7 ottobre, Israele non lo concederà più".
Dopo quella che i media hanno definito una "sensazionale rivelazione" del Wsj, stamani il Jerusalem Post ha pubblicato un'intervista allo sceicco al-Jaabari. La sua premessa, a cui si aggiungono i cinque firmatari della lettera e altri 13 della stessa zona: controlla il 78% circa della città metropolitana di Hebron, il che vuol dire che controlla oltre 700.000 palestinesi, e lui e gli altri sceicchi sono pronti a riconoscere Israele come Stato ebraico e a mettere fine alle rivendicazioni nel conflitto tra israeliani e palestinesi. Questo per convincere altri sei "emirati" palestinesi (secondo il modello degli Emirati Arabi Uniti), che includono le zone di Betlemme, Gerico, Nablus, Tulkarem, Jenin, Qalqilya e infine Ramallah.
Per gli sceicchi, l'Anp è una forza straniera di origine tunisina (dove l'Olp e l'allora leader Yasser Arafat erano stati espulsi prima degli accordi di Oslo) tornata in Cisgiordania dopo un esilio durato più di vent'anni, che ha soppiantato gli emirati tradizionali che da sempre avevano gestito gli affari palestinesi in zona.
Oggi, una delegazione israeliana andrà in Qatar per parlare con Hamas tramite la mediazione di Usa, Qatar ed Egitto sul rilascio degli ostaggi e un accordo per la tregua a Gaza, nonostante quanto dichiarato ieri da Benjamin Netanyahu: il premier, infatti, aveva definito "inaccettabili" le modifiche richieste da Hamas alla proposta di cessate il fuoco appoggiata da Tel Aviv e Washington. Lo riferisce il Times of Israel, che riporta l'ufficio del premier israeliano.
Venerdì, Hamas aveva detto sì alla proposta quadro di accordo, che prevede il ritorno in patria di circa la metà degli ostaggi israeliani ancora vivi e circa la metà di quelli morti in 60 giorni, in 5 rilasci separati.
Stando ad alcuni fonti informate, i fondamentalisti hanno proposto tre emendamenti all'accordo: i colloqui per il cessate il fuoco permanente devono continuare finché non si raggiungerà un accordo definitivo; gli aiuti umanitari devono ripartire a pieno regime, con il sostegno di organismi appoggiati dall'Onu; le Idf devono ritirarsi alle posizioni che avevano prima del crollo del precedente cessate il fuoco.
Le richieste di Hamas "non sono accettabili per Israele", ha risposto l'ufficio di Netanyahu, precisando che, in ogni caso, una delegazione israeliana sarà inviata a Doha. Per il quotidiano Haaretz, invece, "un cessate il fuoco a Gaza che faccia perno su Netanyahu è destinato seguirà lo stesso vecchio copione dei precedenti accordi per la presa di ostaggi", vale a dire un nulla di fatto.
Questa notte, al termine di una riunione di cinque ore e mezzo, il governo-gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato l'istituzione di aree di aiuto umanitario a Gaza che separeranno la popolazione da Hamas. Il provvedimento ha ricevuto il voto contrario dei ministri di estrema destra Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich. Secondo quanto riportano i media israeliani, la discussione si è tenuta poco prima della partenza della delegazione israeliana a Doha e quella di Netanyahu per Washington. Netanyahu ha fatto il punto della situazione in vista dell'incontro con Trump. Non è chiaro se, al termine dell'incontro, i due leader terranno una conferenza stampa.
Nel corso della riunione di gabinetto, Netanyahu ha avuto una discussione accesa con il capo di stato maggiore Eyal Zamir in merito ai tempi e alla velocità di istituzione delle zone umanitarie nella Striscia di Gaza. Smotrich ha avuto un confronto con Zamir, che è arrivato ad urlare, portando Netanyahu a battere i pugni sul tavolo.
Le aree umanitarie saranno istituite a sud dell'asse Morag, Filadelfia 2, dove Netanyahu vuole far trasferire l'intera popolazione gazawi. Da parte sua, Zamir ha il timore che un trasferimento massiccio della popolazione locale comporti rischi per le Idf, di cui è il capo.