Intelligenza Artificiale. Giancarlo Elia Valori, Oliviero Diliberto e Pasquale Forte “profeti del futuro”

Il Prof. Oliviero Diliberto, Preside della Facoltà di Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, nella sua prefazione al saggio di Giancarlo Elia Valori sulla Intelligenza Artificiale (Rubbettino Editore) scrive: “Elia Valori ci prende per mano e ci guida per terre incognite, offrendo continui stimoli intellettuali. Ogni pagina si presta a letture e riletture, perché ognuna di esse suggerisce uno spunto, una riflessione, un approfondimento, una curiosità”.

di Pino Nano
Mercoledì 01 Dicembre 2021
Roma - 01 dic 2021 (Prima Pagina News)

Il Prof. Oliviero Diliberto, Preside della Facoltà di Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, nella sua prefazione al saggio di Giancarlo Elia Valori sulla Intelligenza Artificiale (Rubbettino Editore) scrive: “Elia Valori ci prende per mano e ci guida per terre incognite, offrendo continui stimoli intellettuali. Ogni pagina si presta a letture e riletture, perché ognuna di esse suggerisce uno spunto, una riflessione, un approfondimento, una curiosità”.

Intelligenza Artificiale. Giancarlo Elia Valori, Oliviero Diliberto e Pasquale Forte “profeti del futuro”
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Appena fresco di stampa, l’ultimo libro del prof. Giancarlo Elia Valori, “Intelligenza artificiale tra mito e realtà. Motore di sviluppo o pericolo imminente?”, è stato presentato ieri sera all’Università La Sapienza di Roma da un parterre di altissimo profilo internazionale. Quasi un “summit di Stato”, per via della presenza in sala di ambasciatori, politici, magistrati, accademici, Grand Commis di varie generazioni, vecchi ministri, alti ufficiali dell’Arma dei Carabinieri, filosofi, manager e soprattutto grandi esperti di linguaggi virtuali. Un riconoscimento plateale, l’ennesimo, per Giancarlo Elia Valori che il Preside della facoltà di Giurisprudenza Oliviero Diliberto definisce “personaggio esemplare della storia della Repubblica, moderno visionario e brillante costruttore di ponti, verso gli altri e verso il futuro”. Rincara la dose della “laudatio” l’ex ministro Paolo Savona, anche lui un pezzo di storia Repubblicana Italiana: “Noi sardi, e con Oliviero Diliberto in questa sala siamo già in due, se parliamo bene di qualcuno è perché si tratta di un caso davvero straordinario, altrimenti staremmo in silenzio”. Pasquale Forte invece, Presidente e CEO della Eldor Corporation, uno dei grandi “profeti del futuro in tema di tecnologia avanzata”, almeno in Europa, lo indica come “intelligenza geniale che conosce il cyber spazio come nessun altro di noi”

Ma sono in tanti altri per la verità a tessere le lodi del vecchio Presidente di Autostrade, in testa per tutti il Rettore dell’Ateneo, Antonella Polimeni,  straordinaria padrona di casa, ma ci sono anche Paolo Savona, Enrico Cucchiani, Andrea Di Porto, e in collegamento da Tel Aviv Sergio Della Pergola, il che vuol dire il top esclusivo della conoscenza dei temi legati all’Intelligenza Artificiale, tema filosofico e non solo, di grande suggestione e di grande impatto mediatico, ma che riguarda direttamente e forse anche pesantemente il futuro del mondo.

Tre ore di dibattito, in un aula dominata da un silenzio quasi religioso e irrituale, tanta gente in piedi per mancanza di posti a sedere, un’atmosfera ovattata borghese e misteriosamente avvolta dall’idea dei robot del futuro. E quando il vecchio Valori prende la parola e saluta i suoi tanti amici presenti, viene assalito dalla commozione. Fa quasi tenerezza quando ricorda la storia superba di sua madre che con il suo coraggio salvò tantissimi ebrei dallo stermino nazista, e quando gli tornano davanti alla mente i ricordi dei suoi viaggi in terra di Israele, dove oggi le Università fanno a gara per averlo come proprio accademico. Una serata speciale anche per centinaia di studenti della facoltà di Giurisprudenza, intimamente convinti forse che alla fine avrebbero assistito alla solita parata di “stelle cadenti”.

E invece, a 80 anni suonati il vecchio Giancarlo Elia Valori, icona di un potere istituzionale che non è più come prima, supera se stesso e parla ai ragazzi con una padronanza di linguaggio che fa di lui un ragazzo come loro, quasi un hacker, imbottito di algoritmi e di metadati. 

-Professor Valori da dove vogliamo partire?

Direi, dall’inizio di questa avventura. Il termine intelligenza artificiale è nato nel New Hampshire al Dartmouth Summer Research Project on Artificial Intelligence nel luglio 1956. Una volta che il termine IA è stato proposto, ha attirato poi l'attenzione e la ricerca di molti studiosi nel mondo.

-Ma è vero che se ne parlava già da molto tempo prima?

Prima che nascesse la questione dell’etica dell'intelligenza artificiale, molti studiosi avevano studiato il rapporto tra macchine e umani e pubblicato le proprie opinioni. Tra le tante merita particolare menzione il libro del 1950 di Norbert Wiener, The Human Use of Human Beings.

-Qual era la filosofia di Norbert Wiener?

Wiener era non solo l’autore di quel libro, ma soprattutto era il padre fondatore della teoria della cibernetica, ed era un influente sostenitore dell'automazione. Lui riteneva che sarebbero stati tanti i benefici dell'automazione per la società moderna. Wiener analizzava il significato della comunicazione produttiva e ragionava sui modi possibili per gli esseri umani e le macchine di cooperare insieme, con un potenziale tale da amplificare il potere umano e liberare le persone dalla fatica ripetitiva del lavoro manuale.

-Un sognatore puro, insomma?

Direi meglio, uno studioso a 360 gradi. Wiener esplorò anche il rischio che tali cambiamenti potessero danneggiare la società, attraverso la disumanizzazione o la subordinazione della nostra specie, solo per il fatto che la tecnologia di automazione avrebbe causato una sorta di svalutazione del cervello umano. In parole povere, la continua delega di un qualcosa che ci stanca, avrebbe potuto segnare la fine del genere umano.

-Professore allora, in che modo uomini e macchine dovrebbero coesistere nell'intelligenza artificiale?

L'intelligenza artificiale per ora è lontana dal concetto di etica per come la intendiamo noi. Gli umani cercano d’“imporre” il concetto di etica alle macchine, ma come si è visto sopra dalle risposte di GPT 3, non è un processo semplice e scontato.

-Come mai?

Vede, nel subconscio, i programmatori modellano le macchine come esseri umani; quindi, danno ad esse molti vocabolari che originariamente non gli appartengono: quali l'intelligenza della macchina, l'etica della macchina e le emozioni della macchina. Queste stesse parole a noi sono comprensibili, perché riflettono le alte attese del genere umano per le macchine. Si spera sempre che esse, le macchine, possano però comprendano le nostre idee, come avviene con i nostri interlocutori umani. Tuttavia, il compito più urgente da affrontare è ora chiarire quale è la parte dell'etica umana che può essere strutturata in stringhe e in codici da trasferire sulle macchine. Solo in questo modo potremo fornire alle macchine un insegnamento tale da formare in loro il nostro stesso sistema etico.

-Si rende conto che è davvero utopico immaginare di poter trasferire alle macchine un’etica che non appartiene alle macchine?

Vede, l'etica è composta da morale e da principi. Ogni parte ha un suo significato, e le relazioni si formano gradualmente nell'evoluzione e nello sviluppo a lungo termine degli esseri umani, con la relativa dipendenza culturale. Ma è ancora più importante convincersi che l'etica è situazionale, ossia in una situazione è accettabile, ma diventa difficile da capire quando si passa a un'altra circostanza. Pertanto, è necessario considerare anche come risolvere problemi etici trasversali.

-Converrà che siamo nel campo della sperimentazione pura?

L'ambiente in cui noi viviamo non si riferisce solo all'ambiente naturale e all'ambiente sociale in cui ci muoviamo, ma coinvolge anche l'ambiente psicologico umano. Lo sviluppo dell'intelligenza artificiale non è solo lo sviluppo e il progresso della tecnologia, ma anche l'avanzamento temporale.

-Qual è il limite di questa fase di sperimentazione?

Non ho una risposta assoluta. Gli esperti ci insegnano che l’avanzamento della tecnologia è troppo veloce rispetto alla creazione ponderata di un software etico. Parliamo di un software che necessariamente sarà anche influenzato dal modo di pensare del programmatore. Un conto è l’universalità del funzionamento di un braccio meccanico, un altro è il senso dell’etica da parte di un programmatore europeo, rispetto ad uno statunitense, e restando sempre nel comparto “occidentale” si badi bene.

-E gli obbiettivi invece più immediati dello studio sull’IA?

L'attuale ricerca etica sull'intelligenza artificiale ha questo significato: il meccanismo di intelligenza ed etica umane non è ancora chiaro neanche a noi, figuriamoci a dover pensare di innestare un software etico in un'intelligenza artificiale. Inoltre, la maggior parte delle macchine attuali presta attenzione all'ambiente esterno dell'uomo, cioè l'ambiente naturale e l'ambiente sociale. I dati ambientali che la macchina ottiene dai sensori possono analizzare in modo completo dove e come viviamo, ma è difficile avere corrispondenti algoritmi per analizzare l'ambiente ‘psichico’ dell'essere umano. Nell'ambiente psicologico interno, le attività mentali delle persone sono intenzionali e motivate, ed anche di questo non si ha un software disponibile, che sia per essa macchina comprensibile oppure, ancor più arduo, universale.

-Non è dunque solo un problema di tempo?

Lo sviluppo dell'intelligenza artificiale è molto più complesso di quanto non si immagini. Il progresso delle macchine non è solo l’avanzamento della tecnologia, ma anche il miglioramento continuo di software psicologici, che però purtroppo hanno una velocità di molto inferiore rispetto a quelli meccanico-tecnologici. La ricerca di macchine che cercano di comprendere il comportamento implicito delle persone è questo un ulteriore obiettivo fondamentale. Però il problema è un altro: la macchina ci comprende, ma non è mica detto che alla fine sia d’accordo con la nostra etica, e può darsi pure che alla fine si autoprogrammi per bypassare le tre Leggi della Robotica.

-Posso chiederle a che punto siamo?

Soprattutto negli ultimi anni, l'interesse delle persone per l'intelligenza artificiale e la ricerca etica dell'IA sono aumentati notevolmente, e sono incrementati anche la ricerca e i risultati correlati. La tecnologia dell'intelligenza artificiale è però ancora lontana dal livello di intelligenza equilibrata che immaginavamo, ed è estremamente difficile realizzare l'idea di trasferire spontaneamente l'etica umana alle macchine: lo dimostrano le parole di GPT 3.

-Ma lei che idea conclusiva si è fatta di tutto questo?

Sarò sintetico, ma spero di essere convincente. Noi non sappiamo se in un punto imprecisato del futuro l’intelligenza artificiale raggiungerà la singolarità tecnologica, rendendosi indipendente dagli esseri umani, ma prima che avvenga sicuramente è meglio togliere la spina.

Per chi volesse saperne di più, vi invito a cliccare il sito di Radio Radicale che ha registrato fedelissimamente questa serata di “riconciliazione con il mondo degli umanoidi”.

https://www.radioradicale.it/scheda/653694/presentazione-del-libro-di-giancarlo-elia-valori-intelligenza-artificiale-tra-mito-e

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