L’italiano medio

Un'analisi sociologica.

(Prima Pagina News)
Martedì 25 Febbraio 2020
Roma - 25 feb 2020 (Prima Pagina News)

Un'analisi sociologica.

di Gianni Dell'Aiuto

Chi è oggi, l’italiano medio? Chi possiamo prendere come parametro di riferimento di quella figura che, dagli anni del boom economico, è il perfetto mix dei pregi, vizi, difetti del tipico italiano? Quello reso popolare dal nostro cinema e impersonato principalmente da Sordi e Tognazzi per poi giungere all’apoteosi nei primi due film della serie di Fantozzi, quando Paolo Villaggio impersonò un po’ tutti noi.

Possiamo dire se esiste ancora oggi questa figura di italiano medio? Quando questa definizione venne usata per la prima volta, chissà da chi, l’italiano medio era considerato il rappresentante di una nascente classe piccolo borghese che si stava creando una posizione ed un rilievo sociale e nella quale ben potevano essere inseriti anche gli operai che, a suon di rate e cambiali, si dotavano di frigorifero e lavatrice nelle loro case, ed anche delle utilitarie che stavano contribuendo a costruire.

L’italiano medio fino agli anni settanta passava la domenica pomeriggio, dopo il pranzo in famiglia, con la radiolina all’orecchio ascoltando le partite e, giunta l’estate, prendeva una casa in affitto per una quindicina di giorni di vacanza. L’italiano medio andava però a guardare la partita al bar, dove diventava uno dei milioni di commissari tecnici che popolano la nostra penisola.

Aveva anche dei sogni, però, il nostro italiano. E oltre a quello della casa di proprietà c’era quello di mandare a scuola i figli: una fortuna che lui e le generazioni precedenti, non avevano avuto.

Ma qui il nostro italiano medio riusciva a tirare fuori uno dei più atavici vizi che hanno sempre dominato (e limitato) il nostro paese. Infatti non si chiedeva ai figli di giungere al traguardo di un titolo di studio, ma ad avere in mano un “pezzo di carta” con il quale, dopo, “qualcuno ti aiuterà a trovare un posto di lavoro.”

Ed una volta ottenuto l’agognato posto di lavoro, ecco che ci si poteva fermare in attesa di raggiungere il sogno ultimo: la pensione. Esiste ancora quel nostro italiano medio? Sì, perché ha ancora quella mentalità, quel suo innato approccio ad un modus vivendi che è ormai una vacca sacra e che, come tutti i luoghi comuni, l’italiano medio lo mette nel proprio bagaglio che si porta dietro ogni giorno: un bagaglio che, purtroppo, non ci si rende conto di quanto sia una pesante zavorra. Lo è da quando il mondo è cambiato, da quando non solo esiste internet, ma forse già dagli anni ottanta, quando economie di stampo neoliberista portarono ad un radicale mutamento di contesti e rapporti sociali.

Il nostro italiano medio è voluto rimanere fedele a se stesso, come ad una squadra di calcio. L’Italia è come il serpente: cambia la pelle, ma solo quella. La saggezza di Indro Montanelli già ci aveva avvertiti. E’ ancora alla ricerca di un posto fisso che i nuovi mercati e le nuove economie non possono più garantire; vuole ancora la certezza di un pezzo di carta a costo di comprarlo in scuole private di dubbia qualità, ma si sente come Machiavelli facendo proprio il mai detto concetto che il fine giustifica i mezzi.

Le rate per il frigorifero sono state sostituite da quelle per l’abbonamento alla TV satellitare, ma il “nostro”, come i suoi predecessori, è sempre attento a segnalare con i fanali dell’auto la presenza della pattuglia della polizia stradale o dell’autovelox, con la sicumera che aiutare uno sconosciuto a beffare un divieto, sia qualcosa di cui vantarsi.

L’italiano medio non vuole, però, prendere atto, né tantomeno accettare, che i nomi più diffusi potrebbero non essere più Giuseppe e Maria, ma probabilmente Mohamed e Wang e, pur di restare fedele a se stesso è anche disposto a credere al politico di turno che lo convince a forza di slogan, e non di progetti o idee, che si vorrebbe tutelare la sua identità e la sua sicurezza. Del resto, come disse Leo Longanesi, “la nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: Ho famiglia.”

L’italiano medio esiste ancora e, purtroppo, potrebbe essere un pesante fardello per le prossime generazioni.


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