Jim Bridwell aveva sei anni quando si arrampicò per la prima volta su una scogliera inseguendo una lucertola, a Rio de Janeiro, nel 1950. Salì d'istinto convinto che le sue mani e i suoi piedi potessero aderire alla roccia come le zampe del sauro. "Ogni volta che lo raggiungevo, sfrecciava veloce, più in alto, fuori portata. Di tanto in tanto si fermava, come per attirarmi. Ad un certo punto ho guardato in basso. Tutto era diventato più piccolo. Cominciai a tremare. Lentamente allentai la presa sulla fessura sopra di me e spostai le dita tremanti su quella sottostante. Poi l'altra mano, poi un piede, invertendo i movimenti. Le stesse scaglie di granito su cui ero passato salendo, ipnotizzato dai movimenti facili della lucertola, adesso nella discesa erano diventate più ripide, gli appigli più difficili da trovare. Quando finalmente toccai terra, inciampai all'indietro, nel mondo orizzontale conosciuto".
Quel bambino, vent'anni dopo, diventò "
The Bird", la leggenda dell'alpinismo americano. Baffi, capelli lunghi e fasce colorate, Bridwell viveva come un hippy in un campeggio abusivo nella Yosemite Valley. Attaccava la parete con la sigaretta in bocca, vestito con pantaloni rosa a zampa d'elefante, camice con stampe paisley e gilet. Nella sua tenda in stile arabo, al Campo 4, tra nuvole di marijuana e fiumi di whisky, si riunivano gli "
Stonemasters", i rocciatori psichedelici entrati nella storia dello Yosemite National Park.
"Rubavamo l'elettricità del Parco facendo passare un cavo della luce dai bagni pubblici fino alla mia tenda e dopo ogni arrampicata vincente organizzavamo una festa non autorizzata nel nostro campeggio sparando a tutto volume le musiche di Jimi Hendrix, Bob Dylan e dei Rolling Stones. I ranger chiudevano un occhio in cambio delle operazioni di soccorso che io e i miei amici offrivamo in aiuto degli escursionisti in difficoltà".
Bridwell era già un mito del big wall quando, nel 1975, convinse i compagni di cordata John Long e Billy Westbay a tentare l'impossibile. I tre fuoriclasse dell'arrampicata realizzarono un'impresa considerata, all'epoca, marziana: in sole 15 ore, pause fumo incluse, conquistarono The Nose of El Capitan, un monolite granitico di oltre 2300 metri, alto il doppio di un grattacielo. Chi lo scalò prima di loro ci mise 7 giorni. Bridwell e soci, invece, partirono all'alba e tornarono la sera.
"Siamo saliti più veloci che potevamo, mescolando artificiale e arrampicata libera, bilanciando tecnica e cura. Le corde più volte si sono incastrate nelle fessure e noi ogni volta le abbiamo tirate fuori con tutta la forza dei nostri trent'anni. A metà parete ci vennero i crampi alle braccia. Rallentammo un po' la progressione. Ad un certo punto sentii John che gridò: '
Sbrighiamoci, amici, dobbiamo farcela prima che il bar chiuda'. Volevamo stupire il popolo della Yosemite Valley e scendere prima che facesse notte. Arrivammo in vetta e l'unica cosa che ricordo è un cielo velato di smog. Fuggimmo dopo appena cinque minuti. La discesa fu di corsa lungo le sporgenze laterali. Avevo le scarpe piene di ghiaia. Ma non ero disposto a fermarmi. Ho zoppicato fino alla macchina. Al
Mountain Room Bar ci stavano aspettando più drink di quanti ne potessimo contenere".
Bridwell, classe 1944, texano di San Antonio, ha realizzato cento prime salite nello Yosemite. Scalò anche nelle Alpi, in Alaska e in Patagonia. "Dalla mia vista a volo d'uccello in cima alla parete, tutto sembrava possibile. L'arrampicata era diventata una causa per cui vivere, un modo per dimostrare la libertà della mia mente". Morì nel 2018 per le complicazioni di una epatite C contratta a causa di un ago infetto utilizzato, per praticargli un tatuaggio, da uno stregone di una una tribù di "
cacciatori di teste" del Borneo.
Bridwell, a proposito della sua passione per l'alpinismo, amava ripetere: "Per me è iniziato tutto inseguendo una lucertola che mi guardava dall'alto sulla scogliera di Rio mentre ero in vacanza con i miei genitori. Per anni il ricordo di quel corpo sottile, veloce come un occhiolino, ha lavorato nel mio inconscio finché ho capito che non era la lucertola che volevo inseguire. Volevo catturare qualcosa che fosse ancora più sfuggente: volevo agguantare i limiti della mia stessa immaginazione".
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