Chi sono le trans che si prostituiscono in Italia? Perché fanno le "escort" e quanto guadagnano? Sono alcune delle domande a cui Mow ha provato a dare risposta, con una indagine sul campo svolta dal direttore Moreno Pisto e andata in onda domenica scorsa durante la puntata di Zona Bianca su Rete 4.
Un'indagine giornalistica con telecamera nascosta, in cui il giornalista è stato anche “sequestrato” e cacciato da alcune escort non contente delle troppe domande e della mancata prestazione a pagamento: “Tu mi paghi il disturbo e poi puoi andare via”, sono alcune delle affermazioni registrate nel servizio televisivo.
Come avviene nel mondo della prostituzione femminile, l'indagine giornalistica ha confermato che anche nel caso delle persone transgender intervistate, c'è chi ha affermato di sentirsi costretta o obbligata alla prostituzione, ma anche chi ha sottolineato di farlo per una consapevole e libera scelta personale. In comune ci sono solo i lauti guadagni con cui vengono retribuite le prestazioni sessuali, come hanno documentato le telecamere del programma Mediaset.
L'inchiesta di Moreno Pisto parte dalla facilità con cui è possibile trovare a Milano offerte di prostituzione: è infatti sufficiente svolgere una banale ricerca sul Web per trovare centinaia di offerte di prestazioni a pagamento e prenotare al telefono un appuntamento per usufruire delle prestazioni sessuali. Praticamente è un'offerta disponibile ad ogni ora e in ogni comune o provincia italiana, ma soprattutto nella città di Milano, che è la più cara della Penisola secondo le ultime statistiche nazionali.
“Non faccio questo lavoro – dice una escort con viso celato e accento brasiliano – perché mi piace: mi vergogno”. E allora per quale motivo? “Perché devo sopravvivere, qua in Italia." Ma tra le transgender intervistate c’è anche Anna: “Che faccio la escort – spiega nel proprio elegante appartamento alla periferia di Milano – sono vent’anni.” E racconta al direttore di Mow la propria scelta personale, che è stata dettata dalla mancanza di opportunità di lavoro e dai pregiudizi della società italiana: “Quando io mi presentavo ai colloqui per un posto di lavoro, comunque dovevo presentarmi con un curriuculum vitae su cui era scritto il mio nome di battesimo, e questo era un po’ dissonante con il mio aspetto fisico, con la mia voce, con tutto di me”.
E circa di un'eventuale stretta sui diritti civili da parte dell'imminente governo di destra, Anna afferma di non avere alcun timore: “Io non sono affatto preoccupata. Le persone di destra che andranno al governo sono persone giovani che sono nate e cresciute nella libertà, e quindi non hanno nessun desiderio di privare gli altri dei diritti che hanno”.
A raccontare al direttore del magazine lifestyle di AM Network quanto è grande il giro d’affari della prostituzione transgender è invece Rihanna, che illustra come, sia lei che le proprie colleghe, sono disponibili anche per festini privati a base di sesso e il cui guadagno orario equivale a uno stipendio mensile di un comune lavoratore: “Un’ora, 1.500 euro”.
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