E' deceduto, all'età di 83 anni, all'Ospedale Maggiore di Parma, l'imprenditore Calisto Tanzi, noto per aver fondato la Parmalat, azienda di cui è stato alla guida fino al crac del 2003, cui fecero seguito i relativi processi.
Nato a Collecchio (Pr) il 17 novembre del 1938, a soli 22 anni, nel 1961, rilevò l'azienda di famiglia, di proprietà del nonno, trasformandola nella Parmalat, una multinazionale con 130 filiali nel mondo.
Tanzi fu l'inventore del latte a lunga conservazione, ma il suo impero arrivò a toccare anche la produzione di yogurt, merendine e conserve, nonchè i settori del turismo, della televisione (fu editore, dal 1982 al 1987, di EuroTv, da cui nacquero i circuiti Odeon e Italia 7) e dello sport: dopo numerose operazioni di sponsorizzazione tra gli anni Settanta e Ottanta, in cui il marchio Parmalat figurava sulle divise dei campioni di sci Gustav Thoni e Ingmar Stenmark, nonchè della scuderia di Formula 1 Brabham, dei piloti Nikki Lauda e Nelson Piquet, e dopo l'apposizione dei marchi Santal e Bonatti sulla maglia dell'Avellino (nel 1986 e nel 1991), nel 1990 Tanzi rilevò il Parma, neopromosso in Serie A, di cui fu Presidente fino al 2003.
Durante quel periodo, la squadra vinse 3 Coppe Italia, una Supercoppa italiana, una Coppa delle Coppe, 2 Coppe Uefa e una Supercoppa Uefa, grazie ad allenatori come Nevio Scala, Carlo Ancelotti, Alberto Malesani, Alberto Zaccheroni, Cesare Prandelli, Renzo Ulivieri e Daniel Passarella, e a giocatori del calibro di Gianfranco Zola, Enrico Chiesa, Faustino Asprilla, Hristo Stoichkov, Lilian Thuram, Hernan Crespo, Adriano e soprattutto Fabio Cannavaro, Gianluigi Buffon e Alberto Gilardino, che ai Mondiali del 2006, in Germania, conquistarono il titolo di Campioni del Mondo.
Sempre negli anni Novanta, il gruppo Parmalat entrò in Borsa con un passivo dovuto ad una politica di acquisizioni a pioggia, tutte a debito e senza adeguate ricapitalizzazioni - che già nel 1989 aveva destato sospetti nelle banche d'affari, che avevano dubbi circa la natura delle liquidità a disposizione del gruppo -, quindi ci fu il ricorso al mercato dei titoli. In questo modo, secondo gli investigatori, il gruppo Parmalat diventò "la più grande fabbrica di debiti della storia del capitalismo europeo".
Il periodo di maggiore difficoltà iniziò nel 1999 con l'acquisizione di Eurolat, marchio di proprietà del Gruppo Cirio di Sergio Cragnotti, comprato al costoso prezzo di più di 700 miliardi di lire, per permettere a Cragnotti di appianare i debiti con la Banca di Roma, guidata all'epoca da Cesare Geronzi.
Lo stesso schema, per gli inquirenti, si sarebbe ripetuto nel 2002, quando Tanzi rilevò le acque minerali prodotte dalla Ciappazzi di Giuseppe Ciarrapico, anche lui in debito con la Banca di Roma.
L'acquisto di altre aziende contraendo debiti portò la Parmalat al crac nel 2003: dopo il mancato pagamento di un bond da 150 milioni di euro, il 15 dicembre si dimise l'intero CdA e al vertice del Gruppo fu nominato Enrico Bondi, chiamato dallo stesso Tanzi per tentare di ripagare il suddetto bond.
Due giorni dopo, il 17 dicembre, Tanzi presentò un estratto conto della Bank of America, che attestava la presenza di un deposito pari a 3,95 miliardi di euro intestato alla Bonlat, società controllata da Parmalat con sede alle Isole Cayman, ma la Banca statunitense smentì l'esistenza del conto, che si scoprì essere confezionato dallo stesso Tanzi insieme con il Direttore Generale Fausto Tonni.
Per questo, Tanzi venne iscritto nel registro degli indagati il 22 dicembre, e arrestato cinque giorni dopo. Da lì iniziarono le vicende giudiziarie:il 18 dicembre del 2008 Tanzi fu condannato in primo grado dal Tribunale di Milano per aggiotaggio, sentenza confermata dalla Corte d'Appello meneghina il 26 maggio 2010 e dalla Corte di Cassazione il 4 maggio 2011. Tanzi fu arrestato dalla Guardia di Finanza e condotto nel carcere di Parma, dove restò fino al 2013, quando gli furono concessi gli arresti domiciliari in ospedale, per ragioni di salute.
Il 9 dicembre del 2010, il processo principale, celebrato presso il Tribunale di Parma, terminò con la condanna di Tanzi a 18 anni di carcere per bancarotta fraudolenta. Due anni dopo, la Corte d'Appello di Bologna condannò Tanzi a 17 anni e 10 mesi di reclusione, sentenza ridotta a 17 anni e 5 mesi dalla Corte di Cassazione il 7 marzo 2014 per l'avvenuta prescrizione del reato di associazione a delinquere, a cui si aggiungono le altre pene comminate a Tanzi per il crac del Gruppo. Nello stesso giorno morì per problemi al cuore il fratello e braccio destro di Tanzi, Giovanni, ai domiciliari dal 17 febbraio del 2004.
Infine, il 20 dicembre del 2011, il Tribunale della Città ducale condannò Tanzi a 9 anni e 2 mesi di reclusione, nell'ambito del filone del processo Parmalat legato al crac della holding di tour operator Parmatour.
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