Per Jacques Attali e Bill Gates dopo i sessant’anni i vecchi hanno terminato di produrre, “lasciamoli morire…”
Come hanno reagito gli opinion leaders stranieri difronte alla battuta del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti sui vecchi che non servono più a nessuno? Sono solo preoccupati, “ma abituati a questo concetto che ha padri molto più illustri del Governatore della Liguria”- ci scrive dall’Ungheria dove trascorre gran parte del suo tempo- il sociologo e scrittore Prof. Rocco Turi. Questa che segue è la sua analisi antropologica, impietosa ma rigorosissima.
di Rocco Turi
Mercoledì 04 Novembre 2020
Roma - 04 nov 2020 (Prima Pagina News)
Come hanno reagito gli opinion leaders stranieri difronte alla battuta del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti sui vecchi che non servono più a nessuno? Sono solo preoccupati, “ma abituati a questo concetto che ha padri molto più illustri del Governatore della Liguria”- ci scrive dall’Ungheria dove trascorre gran parte del suo tempo- il sociologo e scrittore Prof. Rocco Turi. Questa che segue è la sua analisi antropologica, impietosa ma rigorosissima.
Il genio che nel nostro Paese si è accodato a questa boutade è Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria, che su Twitter ha indicato gli anziani quali “persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del paese”, anche se poi ha aggiunto “che vanno però tutelate”.

La schiera si è ingrossata con Edward Luttwak il quale, secondo la sua “etica”, ha dichiarato che la prima cosa da fare “è difendere i giovani”. Il politologo ha aggiunto: “Capisco che in Italia i vecchiacci che controllano il potere politico vogliono spostare tutte le risorse su di loro…”.

Ma andiamo per gradi. La proposta di Jacques Attali ha alla sua base un ragionamento economico-filosofico-religioso a cui ha dedicato lungo tempo della sua vita. Lui pensa così: “Quando oltrepassa i 60/65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto la sua produzione copra, e allora costa caro alla società” / “In effetti dal punto di vista della società è certo preferibile che la macchina umana si arresti brutalmente, piuttosto che si deteriori progressivamente” / “Direi perfino che tutti i futuri sono possibili a parte uno, cioè il prolungamento della situazione attuale” / “Da parte mia, in quanto socialista, sono obiettivamente contro l’allungamento della vita“ / “L’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future”.

Salvo ricordare ad Attali che questa opinione non è tipica di una mente eclettica e proiettata nella modernità, ma attinge in una pratica sociale antica e ormai superata - di cui mi sono occupato - relativa agli abitanti della Groenlandia quando, divenuti anziani e non sentendosi più utili, si lanciavano da una rupe o toglievano il disturbo partendo con i loro kajak in direzione del mare aperto.

Escludendo le guerre tradizionali e anche la possibilità di usare la più nuova delle armi, quella nucleare, perché inefficaci a risolvere il problema della sovrappopolazione in modo selettivo, nel 2009 da parte di Attali e nel 2010 in “Scenari per il futuro della tecnologia e dello sviluppo internazionale”, documento di Rockfeller, si parlava esplicitamente di una pandemia distruttiva con la perdita di 8 milioni di persone in sette mesi, esattamente entro il 2020.

La logica di questa “pratica”, come viene ipotizzato nel documento di Rockfeller, sarebbe sfociata nel controllo politico della popolazione e in un governo mondiale entro il 2025, tranne la possibilità di incidere con la medesima strategia all’interno della Cina. Salvo operare a tal fine dall’esterno, ma in maniera chirurgica e metodi occulti.

L’ipotesi fatta “a priori” appare un metodo nazista ben studiato per contenere la crescita della popolazione mondiale.

Il ragionamento di Bill Gates - pur enunciato da persona colta per aver iniziato i suoi studi nella prestigiosa scuola privata Lakeside senza, a quanto pare, mai laurearsi - è strutturata unicamente sul capitalismo; ma di sociologia, filosofia, etica e morale il magnate s’intende poco o nulla.

Apparentemente, il cosiddetto filantropo concorda sulla prospettiva di ridurre la popolazione mondiale. Egli, infatti, ha detto: “Solo un genocidio può salvare il mondo” / “Se nei prossimi decenni qualcosa ucciderà dieci milioni di persone, sarà certamente un virus contagioso piuttosto che una guerra” / “Se facciamo un buon lavoro con i nuovi vaccini, la sanità e la salute riproduttiva, possiamo diminuire la popolazione mondiale del 10-15%”.

La sua logica consiste nel cosiddetto “Capitalismo creativo” e coloro che ne condividono il progetto spiegano che le sue frasi siano state estrapolate dal discorso e non sarebbe esatto sostenere che Bill Gates faccia parte di un complotto per “diminuire la popolazione mondiale tramite i vaccini”.

A mio parere, piuttosto, in tempo di Covid 19, il nucleo principale della questione è il virus e la sua capacità di incidere soprattutto sulla vita degli anziani. Più che un errore, il virus sembrerebbe “costruito” per mettere in pratica la teoria attaliana.

Non si tratterebbe quindi di un complotto, verso cui si voglia indirizzare l’attenzione dei mass media, anche perché i vaccini non servono per uccidere le persone.

Neppure è lecito difendere Bill Gates dichiarando che le sue frasi siano state estrapolate da un contesto, perché le sue dichiarazioni sono lapalissiane e non c’è contesto che possa modificare il senso delle sue parole. Se Jacques Attali è un teorico che ha sempre sostenuto i suoi principi, Bill Gates, che si sarebbe lasciato ammaliare dalle sue teorie, senza una propria adeguata riflessione, dovrebbe spiegare la genesi delle proprie affermazioni, altrimenti - come dice Immanuel Kant - “chi racconta una storia a priori è colui che riesce a costruirla” (…) e costruire una storia così, pur di ridurre la popolazione mondiale, sarebbe come entrare due volte nella storia.

Non vorrei che tutti coloro, soprattutto certi giornalisti non avvezzi all’approfondimento, i quali ritengono i cinesi responsabili della propagazione del virus, siano stati convinti dalla politica, piuttosto che dalla logica. Prima di insistere nel dichiarare “a priori” la responsabilità della Cina, i giornalisti dovrebbero pretendere una risposta seria e ragionata alle evidenti contraddizioni di Bill Gates. Dopo aver affrontato seppure brevemente i casi Attali e Gates, passare a Giovanni Toti sembra uno scherzo.

Ma in Italia, a mio parere, non si ragiona per logica ma per battute esilaranti allo scopo di guadagnare spazio giornalistico e televisivo. Edward Luttwak, che è considerato italianista a 360 gradi, non si discosta dalla medesima logica. Sui due è meglio stendere un velo pietoso.

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