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Per il direttore del TG2 Gennaro Sangiuliano, è un giorno di grande emozione, se non altro di insana soddisfazione per una sfida tutta italiana, e che da sempre contrappone i TG di RAI UNO e RAI DUE in una sorta di corrida giornaliera, che alla fine lascia lungo il percordo vincitori e sconfitti.
Questa volta a vincere è Gennaro Sangiuliano. O meglio, a stravincere, perché per decenni il primato del TG1 è rimasto inattaccabile e inalterato. Questo è il segno della credibilità e dell’equilibrio del TG2 di Sangiuliano, che tra poco potrebbe passare a dirigere il TG1 proprio per questa sua straordinaria capacità di trasparenza e di rispetto del pluralismo.
Chi c’è dietro di lui? C’è chi dice Matteo Salvini, ma niente di più “artefatto”. Conoscendo la libertà deontologica del personaggio c’è da giurare che nessuno riuscirà mai ad imbrigliarlo per come vorrebbe.Ma chi è in realtà Gennaro Sangiuliano?
59 anni ancora da compiere, un passato scolastico da secchione e da primo della classe, una passione insana per i grandi scrittori, orfano di padre da quando era ancora giovanissimo, un fratello più piccolo e una madre straordinariamente onnipresente nella sua vita, una moglie, Federica Corsini, giornalista anche lei ma a RAI Parlamento, oggi l’attuale Direttore del TG2, Gennaro Sangiuliano, è senza dubbio, uno dei giornalisti RAI più seguiti, più apprezzati, e forse anche più temuti del grande circolo mediatico italiano e internazionale.
Da quando Gennaro Sangiuliano è arrivato alla guida del TG2, e ormai c’è da quasi tre anni la sola regola che ha imposto ai suoi uomini, è la “qualità assoluta del prodotto finale”. Che, tradotto in parole più povere, significa “equilibrio assoluto dell’informazione”.
“La mia vera fortuna- confessa- è di aver trovato qui al TG2 una squadra di giornalisti e di tecnici di altissimo valore e profilo professionale, con cui ogni giorno condividiamo un prodotto che sentiamo tutto nostro”. Guai a sbagliare, comunque. Equilibrio, par condicio, rispetto assoluto delle minoranze, attenzione estrema per la politica, che non significa asservimento al potere, e dosaggio matematico e maniacale di tutto ciò che va in onda. Ma è questa la regola migliore per chi in RAI ricopre un ruolo di grande visibilità come il suo, e di grande coinvolgimento mediatico come il giornale che dirige.
Giornalista opinionista scrittore e saggista, Gennaro Sangiuliano lo è in senso lato davvero, soprattutto per via delle tante esperienze professionali maturate in tutti questi anni sui diversi fronti della comunicazione scritta e parlata, ma anche per via dei tanti saggi storici e politici che portano la sua firma, e che per mesi sono rimasti in vetta alla classifica dei libri di genere più venduti. Soprattutto le sue biografie storiche, pubblicate tutte dalla Mondadori, da “Putin. Vita di uno zar”, a “Hillary. Vita in una dinasty americana”, da “Trump. Vita di un presidente contro tutti”, a “Il nuovo Mao. Xi Jinping e l’ascesa al potere nella Cina di oggi”, e ultima della serie in ordine di tempo, appena fresca di stampa, “Reagan. Il presidente che cambiò la politica americana”, non è altro che la vita avventurosa e affascinante del quarantesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, appunto Ronald Reagan.
Ma prima ancora, sempre per la Mondadori, di lui erano usciti “Una Repubblica senza Patria-Storie d’Italia dal ‘43 ad oggi”, scritto a quattro mani con Vittorio Feltri, “Scacco allo zar: 1908-1910: Lenin a Capri, genesi della rivoluzione”, e prima ancora “Giuseppe Prezzolini: l’anarchico conservatore”, con la prefazione di Vittorio Feltri, opera finalista del Premio Acqui Storia.
Indimenticabile invece, almeno per noi cronisti, l’analisi dettagliatissima che nel 2010, in occasione della morte dell’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, Gennaro Sangiuliano pubblicò su Il Giornale, una vera e propria inchiesta esclusiva in cui Sangiuliano ricostruiva l’avallo dato dall’allora presidente Giorgio Napolitano alla richiesta di impeachment nel 1993 dell’ex Capo di Stato Francesco Cossiga, e che in tutto il mondo era ormai conosciuto come il “picconatore d’Italia”. Fu quella per lui una delle pagine più interessanti della sua carriera di “storico”, allora ancora esordiente, ma era già abbastanza per capire che il giovane cronista aveva già grande dimestichezza con gli archivi di Stato, e aveva soprattutto imparato a dosare i toni della narrazione legata ai grandi segreti istituzionali di quegli anni.