Brianzolo, 51 anni, Massimiliano Romeo è leghista fin da giovanissimo.
A 23 anni viene nominato coordinatore federale del Movimento Giovani Padani iniziando così la sua esperienza politica. Entra nelle istituzioni partendo dalla base come consigliere di Circoscrizione a Monza nel 1999.
Nel 2002 fa il su ingresso in consiglio comunale sempre a Monza e nella consiliatura successiva passa nei banchi della Giunta con l’incarico di Assessore alla sicurezza, viabilità, trasporto pubblico e protezione civile.
Nel 2010 la svolta in Regione Lombardia: viene eletto Consigliere a furor di popolo con 6202 preferenze poi riconfermato nel 2013. Il passo successivo è quello che gli da la grande notorietà: alle elezioni politiche 2018 diventa senatore e, dopo la nomina di Gian Marco Centinaio a Ministro dell’Agricoltura, assume la guida della Lega a Palazzo Madama, incarico chiave per la risoluzione di importanti vertenze del Paese.
Oggi è uno degli ospiti più richiesti nei vari programmi di approfondimento politico per il suo carattere franco e leale, la chiarezza nell’esposizione dei concetti e l’estrema attitudine al dialogo e al confronto.
- Presidente Romeo, Brunello Cucinelli, che non è certo l’ultimo degli imprenditori, bensì il rappresentante di un’azienda italiana quotata in Borsa e conosciuta in tutto il mondo, ha affermato, a proposito dell’elezione del Presidente della Repubblica, di aver molto apprezzato la settimana di discussione tra i partiti come forma alta di democrazia e dibattito. Cosa ne pensa? “E’ giusto che in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica ci sia un confronto tra tutti i partiti, prima dentro le coalizioni e poi a tutto campo.
L’obiettivo, in questi appuntamenti cruciali per il Paese, è di trovare un nome condiviso che possa incontrare il più ampio favore delle forze politiche ed il dibattito è fisiologico così come lo hanno pensato i padri Costituenti che, infatti, hanno previsto, nelle prime tre votazioni, un consenso dei due terzi dei grandi elettori e poi, dalla quarta in avanti, senza un limite prefissato, la maggioranza assoluta dei votanti.
Quindi dice bene Brunello Cucinelli che è una voce fuori dal coro ma sicuramente ha portato all’attenzione del pubblico una riflessione illuminata.
Il centrodestra ha proposto diversi nomi di altissimo profilo che però si sono scontrati contro il muro dei no eretto dal centrosinistra.
La cosa che più dispiace è che questo atteggiamento di contrarietà a priori sia rimasto anche quando si è puntato sulla Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, la seconda carica dello Stato, che avrebbe potuto ottenere, con l’avallo della coalizione progressista, un plebiscito.
Senza fare un discorso di quote rosa, ma è fuori discussione che questa idea avrebbe consentito all’Italia di avere, per la prima volta nella storia, una donna al Quirinale.
E lo voglio ricordare: la candidatura dalla Presidente di Palazzo Madama era supportata anche da Giorgia Meloni, quindi sarebbe stata una Presidente della Repubblica con un consenso più ampio addirittura della maggioranza di Governo”.
- Totò diceva “In tempo di crisi gli intelligenti cercano soluzioni, gli imbecilli cercano colpevoli”. Chi ha interesse a soffiare sul fuoco delle polemiche?
“Da più parti c’è il tentativo, soprattutto nell’ultimo periodo, di delegittimare la politica e in questo caso le divisioni tra gli schieramenti non hanno consentito di trovare una soluzione condivisa rapida ed immediata.
Questi elementi hanno innescato le polemiche ma alla fine, vista la situazione emergenziale nel Paese con la crisi economica che ha fatto schizzare le bollette alle stelle, le difficoltà dei commercianti e degli imprenditori, la situazione conflittuale in Ucraina e la confusione generata dalla pandemia, si è pensato, per il bene degli italiani, di puntare sulla stabilità chiedendo al Presidente Mattarella di proseguire nel suo lavoro assieme a Mario Draghi”.
- Gli osservatori internazionali hanno dato fiducia all’Italia ed il mondo economico apprezza la stabilità. L’elezione di Mattarella dovrebbe essere una buona notizia per il Paese, invece si è scatenata una guerra. Totò non avrebbe gradito… “In Italia si cerca sempre di buttare tutto in polemica.
Il confronto, lo ripeto, è fondamentale e le divisioni alimentate da aspirazioni personali non sono mai portatrici di buoni propositi.
Matteo Salvini ha lavorato generosamente, soprattutto per gli altri, proponendo personalità di primo piano ma sicuramente non di fede leghista e credo che l’atteggiamento del centrosinistra, con la minaccia di scioglimento del Governo nel caso di elezione al Quirinale della Presidente del Senato, mirata a terrorizzare i parlamentari più spaventati da un eventuale ritorno alle urne, ha fatto mancare i voti di una parte dei grandi elettori del centro che poteva essere determinante per la salita al Colle di Elisabetta Casellati”.
- Eleggere un Presidente della Repubblica di area centrodestra, visti i numeri dei Grandi Elettori, sarebbe stato un miracolo. La Lega ci ha voluto provare. Perché non è stato possibile? “Era giusto provarci sennò ci avrebbero attaccato. La Lega ci ha provato ma non è stato possibile principalmente perché il risultato delle elezioni del 2018 non è stato univoco determinando un Parlamento frastagliato.
Inoltre il centrosinistra ritiene, a torto, di avere la primazia sulla scelta del Capo dello Stato anche quando non ne ha titolo, com’era in questa occasione. Purtroppo l’ostruzionismo arrogante di PD e Cinque Stelle ha impedito un risultato che poteva essere raggiunto qualora le sensibilità politiche dei nostri avversari avessero mostrato quella maturità democratica che una classe dirigente all’altezza deve possedere per governare con serietà e competenza un grande Paese come il nostro. Nessuna delle due coalizioni aveva la forza per esprimere autonomamente il successore di Mattarella ma i numeri davano la precedenza al centrodestra.
Il bon ton istituzionale, sconosciuto alla sinistra e a quel che rimane dei grillini, avrebbe dovuto portare alla condivisione di una delle prestigiose personalità espresse dal centrodestra che Matteo Salvini ha proposto all’attenzione dei leader della coalizione di Governo.
Ma, come ho detto prima, il gioco dei no a tutti i costi, in cui sono specialisti Conte, Letta e Renzi, ha impedito un risultato storico per il centrodestra e per l’Italia tutta: una donna straordinaria Capo dello Stato”.
- Le dichiarazioni del Ministro Giorgetti, circa un malcontento sul suo lavoro all’interno della pattuglia di Mario Draghi, hanno creato scalpore. Alla luce del Consiglio Federale della Lega di ieri sono state travisate? C’è un piano ben preciso contro la Lega di Salvini? “Il tentativo è sempre lo stesso e va in scena fin da quando esiste il nostro partito: quello di cercare di dividere la Lega.
Un’azione maldestra che non ha portato frutti e non potrà mai arrivare a risultato.
Le affermazioni di Giorgetti puntavano a ricordare che le tensioni sull’elezione del Capo dello Stato non si trasferissero sull’azione di Governo perché ci sono tantissimi problemi da risolvere e le importanti vertenze aperte devono al più presto trovare soluzioni.
C’è un mondo produttivo che chiede risposte, l’inflazione che cresce con i salari che restano bloccati, una crisi energetica devastante che necessita interventi urgenti.
Quello che il Ministro Giorgetti riesce a fare dal suo Ministero a volte viene smontato in altri dicasteri e questo perché nel Governo ci sono sensibilità agli opposti che però devono convivere in funzione della fase emergenziale.
Certamente alle prossime elezioni politiche la Lega ed il centrodestra, che già governano nella maggior parte delle Regioni, puntano a vincere per portare avanti una linea ben definita al fine di favorire sviluppo, lavoro, sicurezza, meno tasse e attenzione per i giovani, gli anziani e le famiglie”.
- Le conquiste raggiunte dal Governo Draghi vengono regolarmente sminuite mentre si ingigantiscono le disfunzioni. E’ un problema di comunicazione o di informazione? “Questo succede soprattutto per le proposte della Lega che diventano realtà.
E’ il caso della riduzione dell’Irpef per quasi tutti gli italiani e l’abolizione dell’Irap per poco meno di 1 milione di imprese e partite iva: riforme approvate ma già archiviate senza il clamore mediatico che avrebbero meritato.
Anche la notizia dei ristori chiesti dalla Lega sulla base del calo degli utili, e non del fatturato, stanziati a fine anno dal Governo, non ha avuto la giusta risonanza.
Sono risultati storici che disturbano la narrazione di sinistra che ormai ha dimenticato i cittadini e ignora le tematiche più urgenti che stanno a cuore alle famiglie come il lavoro, il futuro dei giovani, la crisi economica, le periferie e la sicurezza.
E poi nei media si parla solo di covid, sembra che non esista altro. Guardiamo anche cosa succede negli altri Paesi: il covid c’è, nessuno lo vuole sottovalutare ed è giusto osservare le dovute cautele.
Però non si può monopolizzare l’informazione creando terrorismo e ansia.
La gente non esce più la sera e questo genera un calo esponenziale dei consumi.
Si crea un lockdown strisciante pericolosissimo perché le attività sono ufficialmente aperte ma nei fatti non riescono a produrre utili a causa del clima di paura generato da notizie confuse e spesso in contraddizione”.
Quasi un anno ci separa dalle elezioni del 2023. Quali sono i nuovi obiettivi della Lega? “Intanto abbiamo lanciato l’idea di una federazione di centrodestra, un rinnovato contenitore di forze liberali per riproporci alle prossime elezioni ancora più compatti e vincenti.
In vista del 2023 la Lega vuole bloccare la riforma del catasto e gli aumenti delle tasse sulla casa che sono per noi una conseguenza inaccettabile.
Inoltre è necessaria una stretta sull’immigrazione clandestina che ha ripreso a correre e che va assolutamente riportata ai numeri di quando Salvini era Ministro dell’Interno.
E poi dobbiamo trovare la forza per venire incontro urgentemente alla crisi di un tessuto sociale fatto da piccole e medie imprese che rischiano di scomparire perché la pandemia le ha messe in uno stato di enorme difficoltà. Mi riferisco a commercianti, artigiani, tutto il settore della ristorazione, gli hotel, il comparto del turismo, i balneari alle prese con il disastro della direttiva Bolkestein e tante altre categorie produttive.
Ancora: lavoro per i giovani, certezze per chi si vuole godere una vecchiaia serena, sicurezza nelle città e sviluppo della nostra straordinaria agricoltura che sforna eccellenze apprezzate in tutto il mondo.
Da ultimo voglio ricordare che bisogna, al più presto, iniziare ad allentare le restrizioni visto anche il parere di molti autorevoli virologi che ritengono come l’evolversi dell’epidemia da Covid-19 possa rientrare nella fase endemica e quindi di convivenza con il virus: il Paese e la gente hanno una grandissima voglia di ritornare alla normalità”.
(G.M.)
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