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Fonti della Moncloa: "L'esecutivo impedirà che le donne che vogliano interrompere la gravidanza ricevano informazione falsa e senza evidenza scientifica".
Fonti della Moncloa: "L'esecutivo impedirà che le donne che vogliano interrompere la gravidanza ricevano informazione falsa e senza evidenza scientifica".
Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, sottoporrà al Congresso una proposta di riforma costituzionale per inserire il diritto all'aborto in Costituzione, in modo da blindarlo dal punto di vista legale. A renderlo noto è stato lo stesso Sanchez.
Secondo quanto riferiscono fonti della Moncloa, l'iniziativa arriva dopo che il Partido Popular e Vox hanno mosso un'offensiva al Comune di Madrid, con l'approvazione di una mozione che obbliga a informare le donne che interrompono la loro gravidanza, in merito a rischi di una presunta 'sindrome post aborto', che non hanno basi scientifiche.
Il governo vuole "consacrare la libertà e autonomia delle donne" nella Magna Carta. In un "contesto globale di offensiva contro i diritti sessuali e riproduttivi", il governo guidato dal progressista Sanchez sceglie di fare un passo avanti, per evitare che i partiti di destra mettano in discussione un diritto sancito già quarant'anni fa da una sentenza della Corte costituzionale.
"L'esecutivo impedirà che le donne che vogliano interrompere la gravidanza ricevano informazione falsa e senza evidenza scientifica", garantiscono dalla Moncloa.
La Spagna sarebbe il secondo Paese europeo a riconoscere l'aborto come diritto costituzionale, dopo la Francia, che ha già provveduto a blindarlo nella sua Carta.
Perché la riforma costituzionale venga approvata, c'è bisogno di una maggioranza qualificata di due terzi del Congresso dei deputati e, dunque, del sì del Partito Popolare, che sulla questione si presenta diviso. Lo scorso luglio, il leader Alberto Nunez Feijoo aveva detto di non volere ingerenze politiche sull'aborto, evitando di discutere il tema all'ultimo congresso nazionale, e mercoledì il Pp ha sostenuto una proposta avanzata dagli estremisti di destra di Vox al Comune di Madrid, che prevede che le donne che vogliono interrompere la loro gravidanza devono essere informate in merito ai rischi di una possibile "sindrome post aborto".
Per Vox, l'Ivg può determinare effetti come "depressione, un profondo sentimento di colpa, isolamento, anoressia o bulimia". Questo concetto non è riconosciuto dalla scienza, nelle classificazioni di riferimento dei disturbi mentali: la Dsm, più usata negli Stati Uniti, e il Cie-11, usata in Europa.
Il sindaco di Madrid, José Luis Martinez Almeida, del Pp, ha inizialmente giustificato la scelta di schierarsi con Vox, ma le forti polemiche sollevate dai medici lo hanno portato, in seguito, a rettificare e riconoscere che "la sindrome post-aborto non ha basi scientifiche", e a garantire che le informazioni saranno date alle donne che vogliano interrompere la gravidanza "in maniera volontaria".
Il governo di Sanchez stabilirà anche "l'obbligazione che tutte l'informazioni che siano date in materia di Ivg abbiano base scientifica e siano sostenuta dalle istituzioni internazionali, come l'Organizzazione Mondiale della salute (Oms) e l'Associazione Americana di Psichiatria (Apa), che non contemplano la pseudo sindrome post-aborto", riferiscono ancora dalla Moncloa.
In Spagna, l'aborto è stato depenalizzato da una sentenza della Corte Costituzionale del 1985. Nel 2014, il ministro della Giustizia dell'epoca, il popolare Aberto Ruiz Gallardon, presentò un progetto di riforma per limitare i presupposti per interrompere la gravidanza, ma si dimise dopo le polemiche suscitate dall'iniziativa, poi ritirata dall'allora premier Mariano Rajoy.