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L'Arcivescovo: "Non sappiamo più parlare, serve una radicale inversione di marcia partendo dal Vangelo".
L'Arcivescovo: "Non sappiamo più parlare, serve una radicale inversione di marcia partendo dal Vangelo".
Folla e commozione, stamani, a Monreale, ai funerali di Massimo Pirozzo, Salvo Turdo e Andrea Miceli, uccisi nella notte tra sabato e domenica a colpi di pistola.
La rispota della comunità è stata fortissima: migliaia di persone, inclusi i familiari e gli amici delle tre vittime, si sono radunate al Duomo, fuori dalla chiesa è stato allestito un maxischermo per permettere a tutti coloro che erano rimasti fuori di seguire la funzione. Non c'è uno spazio libero neppure in Piazza Guglielmo II, a pochi metri dal luogo in cui è avvenuta la sparatoria.
Intanto, non si fermano le indagini per cercare eventuali complici di Salvatore Calvaruso, al momento l'unico accusato della strage.
I feretri sono entrati in Duomo accompagnati da un lungo applauso, lo stesso che poi li ha accolti all'uscita, insieme ad un lancio di palloncini bianchi. Le bare sono state, poi, portate al luogo in cui i tre sono stati uccisi.
“Essere qui, davanti ai corpi senza vita di Andrea, Salvatore e Massimo, ci pone brutalmente di fronte alla gravità della situazione sociale nella quale siamo immersi, caratterizzata troppo spesso dalla violenza – ha evidenziato nell’omelia l’arcivescovo di Monreale Gualtiero Isacchi, – Non sappiamo più parlare, dobbiamo urlare; non sappiamo più dialogare, dobbiamo inveire; non sappiamo ascoltare, dobbiamo imporci. Da qui, agli atti di violenza fisica e di morte il passo è veramente breve come ci mostra la cronaca quotidiana.
Pare che nessun luogo o comunità possa essere immune da un tale contagio di violenza! Dobbiamo compiere una decisa e radicale inversione di marcia. Ma da dove partire? Il Vangelo che è stato proclamato, ci ha riportati ai piedi del Santissimo Crocifisso al quale, da 400 anni, Monreale con fede chiede grazia”.
“Noi sappiamo che la croce è salvezza, che il sacrificio di Cristo ci ha donato la vittoria sulla morte, sappiamo che stiamo celebrando la vita, ma ne avvertiamo, della croce, anche lo scandalo. Le morti di Andrea, Salvatore e Massimo ci interrogano: perché tanta ingiustizia? Perché tanta violenza? In questa celebrazione ripetiamo la richiesta che martedì sera è risuonata più volte per le strade di Monreale: giustizia”, ha aggiunto, per poi rivolgersi alle famiglie delle vittime: “Carissime mamme Antonella, Giusi e Debora; carissimi papà Mario, Giacomo ed Enzo; fratelli e sorelle, famigliari tutti; carissimi amici di Andrea, Salvatore e Massimo, carissimi fratelli e sorelle che ci sentiamo feriti nell’intimo, la Parola di Dio, non dà risposte, ma indica la strada possibile per porre un limite chiaro all’ingiustizia e per promuovere un modo giusto di abitare la terra.
È questa la novità del Vangelo, la potenza del Crocifisso, il compito della Chiesa e di ogni battezzato: non prepararsi per andare in cielo, ma un agire per portare il cielo sulla terra perché la vita umana sia sempre più conforme a quella di Dio instaurando la giustizia che è pace, vita e salvezza per tutti”.
Alla cerimonia funebre dei tre ragazzi è intervenuto anche il Sindaco di Monreale, Andrea Arcidiacono: “Sono davvero infinite - ha detto, intervenendo al termine della cerimonia - le domande che ognuno di noi si è posto in questi giorni e forse rimarranno orfane di risposte: se oggi la nostra città è in ginocchio non è per paura, ma per commemorare questi splendidi ragazzi e il coraggio che hanno avuto. Massimo, Andrea e Salvo non sono stati ammazzati, ma si sono sacrificati: quella sera le cose sarebbero potute andare molto peggio, è a loro che dobbiamo ispirarci per tornare a camminare e respirare libertà”.