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Comunicavano tra loro tramite chat criptate, utilizzando nickname e sistemi di cifratura avanzati, per garantire la segretezza delle conversazioni e eludere le attività investigative.
Comunicavano tra loro tramite chat criptate, utilizzando nickname e sistemi di cifratura avanzati, per garantire la segretezza delle conversazioni e eludere le attività investigative.
I 15 appartenenti a un’associazione criminale specializzata in attività di gioco e scommesse illegali e autoriciclaggio sono stati indagati dai poliziotti della Squadra mobile di Torino e della locale Sezione investigativa del Servizio centrale operativo.
Le indagini, supportate da intercettazioni, servizi di appostamento e pedinamento, nonché dall’analisi di decine di copie forensi di smartphone e computer (sequestrati agli indagati e presso agenzie di scommesse) e dall’esame della documentazione amministrativa acquisita, hanno svelato l’esistenza di un’associazione dedita alla raccolta non autorizzata di scommesse sportive anche a distanza.
Due degli appartenenti, di 40 e 37 anni, erano i titolari di una sala scommesse a Trofarello (Torino), che un controllo mirato degli agenti della Divisione Amministrativa della Questura ha accertato fosse usata come base da cui sviluppare un sistema parallelo di raccolta e gestione scommesse non autorizzate, basato sull’utilizzo di sofisticati software e spazi virtuali.
In particolare, gli investigatori hanno ricostruito l’intera architettura dell’organizzazione a struttura piramidale impegnata nel business illegale del gioco d’azzardo e dell’esercizio abusivo della raccolta di scommesse su eventi sportivi.
Il gruppo crava e gestiva piattaforme di gioco online illegali messe a disposizione degli scommettitori mediante l’apertura di linee di credito e la concessione di fidi. In tal modo, era possibile gestire un flusso di puntate per importi e profitti di centinaia di migliaia di euro.
I criminali comunicavano tra loro tramite chat criptate, utilizzando nickname e sistemi di cifratura avanzati, per garantire la segretezza delle conversazioni e eludere le attività investigative.