Venezia, Pasqua a Piazza San Marco, il trionfo delle Procuratorie

Dopo 500 anni aprono al pubblico le Procuratorie Vecchie a Piazza San Marco. Questi i titoli dei giornali e delle Tv, dopo la ristrutturazione e il restauro ad opera dell’archistar David Chipperfield. Nasce la fondazione planetaria “The human Safety Net”.

di Maurizio Crovato
Lunedì 18 Aprile 2022
Venezia - 18 apr 2022 (Prima Pagina News)

Dopo 500 anni aprono al pubblico le Procuratorie Vecchie a Piazza San Marco. Questi i titoli dei giornali e delle Tv, dopo la ristrutturazione e il restauro ad opera dell’archistar David Chipperfield. Nasce la fondazione planetaria “The human Safety Net”.

Le Procuratie erano state abbandonate dalle Generali nel 1989, per trasferire 750 lavoratori delle assicurazioni dal centro storico alle campagne di Mogliano Veneto, provincia di Treviso. Fu il più grande esodo di lavoratori da Venezia.

Nessuno dei giornalisti ha ricordato questa storia recente: ovvero il più grande e grave abbandono da Venezia, secondo solo all’esodo lento degli arsenalotti e dell’Arsenale verso Porto Marghera. Ma correvano gli anni Sessanta, gli anni del boom economico.

Scrivo queste righe per ricordare un fatto di cronaca che mi colpì in pieno mentre facevo il redattore ordinario alla Nuova Venezia. Quotidiano allora del Gruppo Espresso-Repubblica, fondato da Carlo Caracciolo, parente di Gianni Agnelli per via della sorella Marella. Carlo, partigiano in Val D’Ossola e grande editore italiano.

Caracciolo, assieme a Carlo De Benedetti aveva creato il gruppo dei quotidiani locali, tra cui la Nuova Venezia, oltre al Mattino di Padova, la Tribuna di Treviso, il Tirreno di Livorno con la società Finegil Editoriale spa. Prima del 1990 erano in società con il gruppo Mondadori. Poi le vicende giudiziarie e il Lodo Mondadori cambieranno il panorama dell’editoria italiana con processi che dureranno fino al 2015.

Tornando alla nostra storia nel 1987 le Generali, con sedi principali a Trieste e a Venezia, sono uno dei più importanti gruppi assicurativi mondiali, all’epoca avevano come amministratore delegato Camillo Debenedetti, cugino di Carlo.

I quotidiani locali, secondo lo spirito editoriale di Caracciolo, erano stati creati dopo il boom della sinistra del 1975, per avere una informazione locale legata e funzionale al Pci e al cosiddetto eurocomunismo di Enrico Berlinguer. In soldoni: una informazione capillare e locale anche per la sinistra.

Ne sa qualcosa, di questa lotta nel mondo dell’informazione, Padova. Nel 1978, oltre al vecchio monopolio del secolare Gazzettino e alla presenza del Resto del Carlino, partirono le rotative per l’Eco (voluto dai democristiani Flaminio Piccoli e da Antonio Bisaglia…), il Mattino di Caracciolo e il Diario vicino al PSI. Cinque quotidiani locali, ovvero più che a Milano. All’epoca l’informazione locale tirava, anche in termini di pubblicità.

In questo clima di grande concorrenza tra testate, io venivo assunto come redattore ordinario prima al Mattino e poi alla Nuova. Una mattina del 1987 porto in redazione a Venezia una notizia fresca, fresca, apparentemente innocua. Le Generali stanno per abbandonare le Procuratie Vecchie per trasferirsi in terraferma a Mogliano, nella nuova sede, modernissima, capace di ricevere oltre gli oltre 750 lavoratori del centro storico anche quelli del CED di Mestre, circa 300.

Sindacalisti arrabbiati mi danno la notizia in rotta con l’amministrazione e mi forniscono anche il nome dell’architetto del mega progetto. Era Pierluigi Spadolini, fratello del presidente del consiglio Giovanni, esponente del PRI. Era il partito di Susanna Agnelli e di Carlo De Benedetti. Riesco a contattarlo nel suo studio di architettura e Firenze e mi conferma il progetto. In pratica un moderno edificio efficiente e l’abbandono delle antiche Procuratie Vecchie.

Il giorno dopo esce la notizia con grande evidenza giornalistica “Le Generali abbandonano Venezia”.

Apriti cielo! Vengo immediatamente contattato dal direttore, “che cacchio hai scritto! Le Generali non abbandonano la città. Ti sei messo contro Carlo De Benedetti, ti rendi conto? Si chiamano “opportunità di testata”. Io ci resto male, anzi malissimo. Questa definizione “opportunità di testata” mi ronzerà in testa per tanto tempo. Ci penserà il Gazzettino, giornale concorrente e con padroni differenti, a continuare polemicamente la notizia. Ma tanti mesi dopo. Io in pratica vengo obbligato al silenzio. Ricevo minacce verbali da parte dei lavoratori e francobollato come bugiardo.

Alle Generali, che non a caso erano una multinazionale potente, avevano previsto tutto. Il cancello d’entrata dei nuovi uffici, infatti, si trovava in via Marocchesa, comune di Venezia. Mentre il nuovo immobile con gli oltre mille dipendenti, in provincia di Treviso, comune di Mogliano Veneto. Venne addirittura cambiato il corso di un piccolo fiume, il Dese, per agevolare questo progetto. Per cui continuavano a sostenere che le Generali restavano nel Comune di Venezia. Dopo la beffa l’inganno. Al sindaco moglianese di allora vennero assunti due figli. L’amministrazione garantì ai dipendenti orfanelli del centro storico diversi autobus gratis, mattina e sera, per trasportare i lavoratori da Piazzale Roma a Mogliano e viceversa. Vennero concessi centinaia di mutui agevolati per chi voleva trasferirsi nelle comode villette a schiera vicinissime alla nuova direzione. All’epoca il centro storico contava ancora 85 mila abitanti, oggi come sappiamo, ridotti ad appena 50 mila.

Nemesi storica: il grande complesso delle Generali a Mogliano è in pratica oggi semivuoto. Il lavoro di impiegati e assicuratori é radicalmente cambiato. Non serve più andare in ufficio e quasi tutti sono piccoli imprenditori di se stessi con computer, smart working e partite Iva. Anche le famose villette sono oggetto di svendita nelle vicine agenzie immobiliari di Mogliano.

Nessuna vendetta postuma. Per carità. Solo la soddisfazione di un piccolo cronista deluso.

 


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