Aldo Moro 43 anni dopo la sua morte, all’Università della Calabria si parla ancora di lui.
Domani, 9 maggio, ricorre l’anniversario dell’uccisione del Presidente Aldo Moro a Roma ad opera delle Brigate Rosse e il tempo, come la sua opera di politico ed uomo di cultura, ce lo colloca molto dentro la storia dell’Università della Calabria, che in questo momento si trova a vivere l’inizio del cinquantesimo anniversario della sua nascita.
di Franco Bartucci
Sabato 08 Maggio 2021
Roma - 08 mag 2021 (Prima Pagina News)
Domani, 9 maggio, ricorre l’anniversario dell’uccisione del Presidente Aldo Moro a Roma ad opera delle Brigate Rosse e il tempo, come la sua opera di politico ed uomo di cultura, ce lo colloca molto dentro la storia dell’Università della Calabria, che in questo momento si trova a vivere l’inizio del cinquantesimo anniversario della sua nascita.

Il nome di Aldo Moro è molto legato alla storia della prima Università calabrese avendo, come Presidente del Consiglio, approvato la legge istitutiva del 1968 n°442, nel cui testo pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n° 103 del 22 aprile 1968, troviamo le firme del Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, e dei Ministri: Mancini, Gui, Pieraccini, Colombo e Pastore.

 Il nome di Aldo Moro è legato, inoltre, all’Università della Calabria per  la promozione ed approvazione della legge 2 maggio 1976 n.183 che mirava a sostenere attraverso adeguati finanziamenti le Università del Mezzogiorno, attraverso la quale la nostra Università ha ottenuto una buona fetta  di otto miliardi di lire, che furono utilizzati per costruire i primi cubi del progetto Gregotti.

  Inoltre fu utilizzata per l’istituzione del Crai (Consorzio di ricerca per l’applicazione in Informatica), che per alcuni anni ha rappresentato in campo nazionale ed internazionale un punto di riferimento per la ricerca nel settore dell’informatica e relative sue applicazioni.

 In quegli anni si parlava dell’area, su cui cominciava a sorgere la sede stabile dell’Università della Calabria, che nel frattempo aveva pure costituito per impegno, forte sensibilità e caratura del suo Rettore, prof. Pietro Bucci, il Consorzio Universitario a Distanza (CUD), come una potenziale Silycon  Valley del Sud Italia. Chi non ricorda quegli anni che davano corpo ai sogni e speranze di tanti giovani, padri e madri di famiglia, che vivevano con fiducia godendo delle potenziali occasioni di sviluppo e crescita del territorio.

  Tutto è finito e sarebbe opportuno a distanza ormai di un quarto di secolo fare un’attenta riflessione sul perché siamo stati così bravi nel distruggere un meraviglioso giocattolo.

Intanto il nome di Aldo Moro è pure legato alla figura del primo Rettore dell’Università della Calabria, prof. Beniamino Andreatta, avendo  avuto con lui un ottimo rapporto di amicizia e collaborazione, tanto che nei primi mesi del 1975 lasciò il suo incarico rettorale per assumere le funzioni di consulente economico del Presidente del Consiglio, Aldo Moro.

 Un rapporto che certamente, per effetto del suo interessamento per l’approvazione della legge istitutiva del 1968 e del rapporto collaborativo intercorso tra i due, la nostra Università era oggetto di conversazione ed attenzione. Come non ricordare che Aldo Moro in quei primi anni degli anni settanta, in cui l’Università della Calabria era alle sue battute iniziali della sua nascita, venne in visita a Cosenza per un incontro politico e soprattutto per intrattenersi in privato con l’Arcivescovo, Mons. Enea Selis, ch’era pure vicino ed un attento osservatore dell’ evoluzione gestionale della nostra Università, in quanto ricco di una esperienza assistenziale spirituale nazionale riversata sul mondo giovanile cattolico universitario.

  Fu Paolo VI° nel 1971 a designarlo quale Arcivescovo della Diocesi cosentina proprio in prospettiva della nascita dell’Università della Calabria ed oggi, che siamo nel cinquantesimo anniversario, ci piace rivederli insieme, Aldo Moro, Enea Selis e Beniamino Andreatta, intrattenersi (come certamente è avvenuto e ne sono certo) per parlare dei tanti giovani calabresi e delle loro prospettive di maturazione, formazione ed inserimento nel mondo del lavoro per uno sviluppo sociale, economico e culturale della Calabria.

Poi accadde l’uccisione di Aldo Moro avvenuta ad opera delle Brigate Rosse quel 9 maggio del 1978 e quella vicenda un anno dopo finì per coinvolgere la nostra Università con l’accusa, che nel tempo è stata chiarita, di essere un covo di terroristi in virtù del suo campus.

 Una vicenda, che divenne un fatto mediatico nazionale per alcuni anni,  cambiando e rallentando, anche per effetto di comportamenti politici non attenti e chiari, il percorso di sviluppo e di realizzazione del suo progetto originario uscito fuori dal concorso internazionale governato dal suo primo Rettore, prof. Beniamino Andreatta. Nella realtà di oggi quel progetto non è stato portato a termine ed è rimasto tronco bloccato sulle colline di contrada Vermicelli.

In questi mesi che si è discusso tanto degli investimenti europei del Recovery fund  nel Sud c’è stata una speranza che avvenisse il miracolo di un risveglio della classe politica locale e della stessa università nel recuperare e portare a termine il progetto dell’Università della Calabria essendo ancora un cantiere aperto con territorio espropriato e progetti predisposti chiusi nei cassetti.

  E’ stato messo pure per iscritto, attraverso articoli, parlando di una possibile prospettiva di avere realizzato in questa parte del territorio della Media Valle del Crati, quel sogno possibile pensato da Campanella della “Città del Sole”, con un ruolo propulsivo della nostra cittadella universitaria.

 Ma ancora una volta  il disinteresse ed il silenzio hanno prevalso. Poteva essere l’occasione buona per recuperare quei 600 miliardi di lire che l’Unione Europea nel 1998 destinò all’Università della Calabria per portare a termine il disegno del progetto Gregotti e che, purtroppo, finirono per essere dirottati altrove per pressioni ed interventi di alcune figure politiche locali di grande lustro per come le cronache giornalistiche raccontarono in quei giorni.

Questo anniversario della morte di Aldo Moro ci porta al ricordo di queste varie fasi della vita e della storia della nostra Università, che portano, comunque, a rinnovare una memoria ed a focalizzarla per le nuove generazioni  facendo emergere  la necessità di piantare un nuovo seme, a cui spetta agli attuali dirigenti dell’Università far crescere mediante un’operazione di visibilità, cominciando ad intitolargli qualcosa ed altro ancora, come ad esempio l’attivazione di un rapporto di gemellaggio con l’Università di Bari, al cui interno è stato pure creato un museo dedicato alla figura ed alle opere di Aldo Moro, per come ci è stato tempo fa raccontato dal prof. Antonio Uricchio, attuale presidente dell’ANVUR.

L’Università è appena entrata nel suo cinquantesimo di vita e sarebbe giusto che il Rettore, prof. Nicola Leone, nella programmazione degli eventi che ha in mente di realizzare il prossimo anno in coincidenza dell’inaugurazione del primo anno accademico 1972/1973, ci fosse inserito questo percorso d’iniziative appena manifestato nel servizio. Un percorso oggetto di discussione anche nell’ambito dell’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, che purtroppo questa fase pandemica del Covid-19 ne ha bloccato le sue funzioni di essere operativa sul campo.


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