#Covid-19, Terapie precoci a casa: Il Ministero ricorre in appello, Il Comitato Cure Domiciliari chiede spiegazioni a Speranza
Il Senato, su proposta del capogruppo della Lega Romeo e del sottosegretario Sileri, pochi giorni ha dato l'ok affinché il Governo si attivi per l’istituzione di un Protocollo univoco nazionale per la gestione dei pazienti affetti da coronavirus. Un passo decisivo verso il superamento dello schema paracetamolo e vigile attesa. Ma ora tutto è rimesso in discussione. Il 22 aprile l'udienza al Consiglio di Stato.
di Antonio Panei
Martedì 20 Aprile 2021
Roma - 20 apr 2021 (Prima Pagina News)
Il Senato, su proposta del capogruppo della Lega Romeo e del sottosegretario Sileri, pochi giorni ha dato l'ok affinché il Governo si attivi per l’istituzione di un Protocollo univoco nazionale per la gestione dei pazienti affetti da coronavirus. Un passo decisivo verso il superamento dello schema paracetamolo e vigile attesa. Ma ora tutto è rimesso in discussione. Il 22 aprile l'udienza al Consiglio di Stato.
Lo scorso 8 aprile il Senato ha dato il via libera, praticamente all'unanimità, al potenziamento delle terapie a casa dei pazienti covid, impegnando il Governo ad istituire un tavolo di lavoro per la revisione delle linee guida nazionali per la cura domiciliare precoce, tenendo conto delle esperienze dei medici del territorio. Questo grazie all'impegno sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri e al capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo che hanno dato il via alle due mozioni poi ritirate alla luce della volontà di votare all’unanimità dall'Aula di Palazzo Madama.



Le fondamenta di questa tipologia di cura, in special modo durante una pandemia, sono sostanzialmente due: la libertà dei medici di fare riferimento alla propria esperienza-formazione per curare i pazienti in 'scienza e coscienza', con libertà prescrittiva dei farmaci ritenuti più efficaci e la necessità di agire tempestivamente, ovvero entro le prime 72 ore, differentemente dalla 'vigile attesa con paracetamolo' sostenuta dalla linea guida nazionale. A seguito del dialogo avviato con le istituzioni, il Comitato Cura Domiciliare Covid 19, rappresentato dal presidente Erich Grimaldi, ha ottenuto, per tramite del Ministero della Salute, un incontro con i vertici Agenas, fissato per il 23 aprile.



"Un incontro utile e necessario proprio per affrontare il tema della cura domiciliare precoce - spiega in un comunicato l'avvocato Grimaldi - inclusa l’esposizione dello schema terapeutico proposto sulla base delle evidenze raccolte dagli oltre mille medici del nostro gruppo in un anno di supporto domiciliare, e l’istituzione del tavolo di lavoro per la redazione di un nuovo protocollo nazionale di cura domiciliare precoce. Alla luce di tutto ciò - aggiunge Grimaldi - lascia senza parole il ricorso in appello presentato al Consiglio di Stato da parte del Ministero della Salute e di Aifa, notificato



il 6 aprile, contro la decisione del Tar del Lazio di sospendere la nota del 9 dicembre 2020, in cui la stessa Aifa indicava 'paracetamolo e vigile attesa' come unica strada da seguire nell’approccio alla cura domiciliare contro il Covid, a seguito di un’istanza cautelare presentata al Tribunale amministrativo dagli stessi medici del Comitato Cura Domiciliare Covid 19. I giudici amministrativi hanno riconosciuto, con la loro decisione del 7 marzo scorso, 'il ricorso fondato in relazione alla richiesta dei medici di far valere il proprio diritto-dovere, avente giuridica rilevanza in sede sia



civile che penale, di prescrivere i farmaci che ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza e che non può essere compresso nell'ottica di un'attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi'. Il diritto alla cura, lo ricordiamo, è sancito dalla Costituzione. L’udienza di Appello è stata fissata per il 22 aprile, di fatto manifestandosi, in questo modo, una visione opposta a quella del Comitato Cura Domiciliare Covid-19. Anche alla luce del voto sostanzialmente unanime del Senato in favore dell’istituzione del tavolo di



lavoro per favorire la cura domiciliare e gli obiettivi del Comitato, i cui benefici sono ormai chiari a tutti, rimane da capire il Ministero della Salute chi rappresenti e, soprattutto, sulla base delle indicazioni di chi e di quale ente scientifico propone un ricorso di fatto contrastando la chiara manifestazione di volontà del Senato. La Politica tutta - sottolinea il presidente del Comitato Cura Domiciliare Covid-19 - ha compreso la necessità di un approccio rapido e clinicamente diversificato nel contrasto al virus, non tanto per questioni di posizione o schieramento, ma perché le



migliaia di morti che si sono registrati nel nostro Paese lo richiedono. Come ben emerso dal voto del Senato, il Comitato lavora strenuamente da oltre un anno nel tentativo di dialogare con le istituzioni, nell’interesse della comune battaglia alla pandemia, affinché il lavoro e le evidenze raccolte sul campo dai nostri medici possano trasformarsi in prezioso patrimonio di informazione clinica a supporto del cambiamento delle linee guida nazionali per le cure domiciliari precoci, ma il Ministero della Salute ed Aifa hanno deciso, evidentemente, di fare marcia indietro e di



prendere una diversa direzione. Non solo rispetto al comitato, ma al Senato della Repubblica. Chiediamo quindi - conclude Grimaldi - al Ministro della Salute Speranza delucidazioni in merito alla decisione di ricorrere in Appello, alla luce dell’opposto indirizzo votato dal Senato e delle costanti rassicurazioni che i diversi rappresentanti del suo stesso ministero ci hanno fatto pervenire, circa la volontà di ascoltare i nostri medici e collaborare nell’interesse della popolazione".

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