Calcio e cucina: al via il progetto "Football Food"

Fabrizio Maiello: "Vogliamo lanciare un messaggio positivo perché lo sport aiuta molto nella vita"

(Prima Pagina News)
Martedì 07 Aprile 2020
Roma - 07 apr 2020 (Prima Pagina News)

Fabrizio Maiello: "Vogliamo lanciare un messaggio positivo perché lo sport aiuta molto nella vita"

E' partito il progetto "Football Food", che unisce il calcio con la cucina, la preparazione di ricette con i palleggi. Protagonista principale è Fabrizio Maiello, ex carcerato per il tentato rapimento di Gianfranco Zola negli anni '90 e appassionato di calcio, che, mentre era in carcere, ha giocato molte partite con il "Bufalo" della Banda della Magliana, potendo migliorare la tecnica di palleggio sia con il pallone sia con il cibo. "Quest’iniziativa - dice Maiello - nasce da un’idea del giornalista fotoreporter Giuseppe Leanza, direttore e proprietario della testata fotogiornalistica Scatto.org. Io ho cominciato a palleggiare in casa con prodotti commestibili, un passatempo come un altro e Giuseppe, guardando i miei video su Facebook, incuriosito mi ha contattato proponendomi un qualcosa di inesistente finora, il Football Food, anzi per meglio dire, il “FFF – Fabrizio Football Food” ossia un vero football food, fatto cioè in maniera pratica e comprendente quello che la gente vuole dal calcio, il divertimento, consigliandomi un abbigliamento adeguato al contesto e un connubio palleggi a base di ricette culinarie. Ho accettato immediatamente. Con tutti gli alimenti con cui palleggio poi preparo dei piatti. Per far seguire le calcio-ricette abbiamo creato il canale Youtube “FFF Fabrizio Football Food” dove in mezzo la settimana pubblichiamo un video lanciando la sfida amichevole di palleggi ai miei follower, mentre ogni domenica mattina esce il video della ricetta-palleggiata della settimana". "Il messaggio" dell'iniziativa, aggiunge, "è rivolto a tutte le persone che soffrono, alle famiglie delle persone che sono reclusi, a tutti coloro che sono in difficoltà. Con questa iniziativa vogliamo lanciare un messaggio positivo perché lo sport, com’è successo con me, aiuta molto nella vita". In merito alla fusione tra le sue due passioni, la cucina e il calcio, spiega: "La passione per la cucina ce l’ho sempre avuta e in carcere ho imparato a cucinare. Sono cresciuto con il calcio, da bambino dormivo con il pallone fino a quando a 17 anni ho avuto un terribile infortunio". E, parlando sempre di passioni, sul piatto preferito non ha esitazioni: "Senza dubbio" è "la pastiera napoletana, sono nato a Milano ma sono di origine napoletana. Per il resto, mi piacciono i piatti semplici". Per quanto riguarda i palleggi con il cibo, dice, "sto facendo degli esperimenti ma ci sono delle differenze tra un alimento e un altro. Con un’arancia sono arrivato anche a 200/250". "Con il pallone - aggiunge - faccio cento palleggi al minuto. Io ho dei record al chilometro, nel 1998 in marcia avanti, l’anno dopo a marcia indietro sono arrivato a quattro mila palleggi, poi l’ho fatto palleggiando solo con la testa e infine nel 2001 con la palla ferma sulla testa". Il passaggio da giovane promessa del calcio a criminale, tuttavia, è stato repentino: "l pallone ha sempre fatto parte della mia vita, dall’oratorio ho fatto a tredici anni un provino nel Milan e poi ero arrivato al Monza e si vedeva che avevo delle buone prospettive. A diciassette anni poi a causa dell’infortunio al ginocchio mi sono sentito cadere il mondo addosso e ho iniziato a fare una vita criminale. A questo hanno contribuito anche le amicizie, all’epoca a Milano c’era la banda della Comasina guidata da Vallanzasca". "Nel 1994 - continua - mi hanno dato un permesso premio ma non sono rientrato, diventando un latitante. In quel momento nel Parma giocava Zola e ci venne in mente di fare un sequestro lampo di 24/48 ore per chiedere il riscatto al Presidente Tanzi. L’idea era quella di fermare Zola in autostrada e prelevarlo, l’incontro con il calciatore ha però fatto saltare tutto. Mentre lo stavamo seguendo si è fermato a un distributore di benzina e ci è venuto incontro chiedendoci se volessimo un autografo. In quel momento ho pensato di dargli la mia carta d’identità, lui ha visto i miei tatuaggi della malavita e si è irrigidito, ha affrettato il passo ed è salito in macchina. Lo abbiamo seguito per un po’ ma poi ho deciso che era meglio lasciar perdere". Poi, il percorso inverso, che ha portato a cose positive: "La cosa più bella di questa redenzione è stata conoscere Giovanni, un uomo con seri problemi mentali, un trovatello che è stato per cinque anni in cella con me all’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. Un uomo che veniva insultato e deriso e si stava lasciando morire, io ho chiesto di metterlo in cella con me. Dagli altri carcerati sono stato anche criticato di questo perché mi sporcavo le mani per questa persona, disii loro che in precedenza mi ero sporcato le mani per molto peggio. In quel carcere c’era anche Marcello Colafigli, “il Bufalo” della Banda della Magliana. Aver aiutato Giovanni è stata sicuramente una delle cose più belle che ho fatto, mi ha davvero redento. Ora sono una persona diversa, anzi sono tornato il vero Fabrizio, quello che ero da ragazzo. Vivo a Reggio Emilia, faccio il giardiniere e ho una compagna che fa la dottoressa e che ho conosciuto quando ero dentro". Per Maiello, la perfezione sta proprio nell'unione tra calcio e cucina: "Assolutamente si, perché credo che il calcio e la cucina siano per molti di noi due piaceri della vita, che fanno stare bene le persone". Circa la squadra del cuore, per Maiello "è il Napoli campione d’Italia del 1987 e ho anche un tatuaggio", e il suo calciatore preferito "da tifoso del Napoli è Diego Armando Maradona, nel bene e nel male mi sono sempre rivisto in lui. Maradona era anche il mio soprannome che ho avuto nelle carceri e ne ero anche molto orgoglioso". Con questo progetto, conclude Maiello, "mi piacerebbe molto girare gli ospedali, le case di riposo e le carceri d’Italia con la “Fabrizio Football Food” e fare qualcosa per le persone che stanno soffrendo e mangiare un piatto di più. Il sogno è anche quello un giorno di aprire una trattoria in cui i clienti possano apprezzare prima i miei palleggi e poi la mia cucina. In quel caso chiederei a Giuseppe Leanza di fare società con me perché questo e’ un gioco di squadra e… Squadra vincente non si cambia".


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