Il testo ripercorre la vita di un grande cronista italiano, Giuseppe Gallizzi, dalla sua nascita a Nicotera Marina, ridente località nella provincia di Vibo Valentia, in Calabria, fino all’approdo al quotidiano più importante d’Italia dove ha trascorso gran parte della sua brillante carriera. “Saggio, cordiale e pacato.
Così appare Giuseppe Gallizzi, giornalista e scrittore, già caporedattore centrale del Corriere della Sera. Un alfiere di giornalismo che in quasi 60 anni di carriera ha saputo dirigere e valorizzare grandi penne e cronisti alle prime armi.
Ma anche un talento nel mestiere di scrivere, lontano dai toni esagerati e dall’arte della drammatizzazione. Giuseppe Gallizzi, che ha passato anni tra i piombi delle tipografie, insieme a Vincenzo Sardelli, giornalista pubblicista e docente di italiano e di latino alle scuole superiori, ha scritto “Eravamo in via Solferino”, edito da Mugavero-Minerva, un saggio che ha un chiaro riferimento alla via di Milano, in cui si trova la storica sede del Corriere. In precedenza, Gallizzi e Sardelli avevano pubblicato insieme anche “La scuola dei grandi maestri”, edito da Cdg.
La prefazione di “Eravamo in via Solferino” porta la firma di Vittorio Feltri.
“Sono state scritte – ricorda l’attuale direttore editoriale di Libero- molte storie del (e sul) “Corriere della Sera”, che era e rimane il più grande ed importante quotidiano italiano. Ma il racconto di Gallizzi è un’altra cosa. Non mira solo a costruire le vicende del colosso di carta o ad analizzare la funzione che esso ha avuto nell’informazione nazionale. Con Vincenzo Sardelli l’autore narra la sua esperienza, assai particolare, di ragazzo calabrese che, lasciata la sua terra, approdò a Milano con un bagaglio di speranze, soprattutto quella di trovare un lavoro”. “Gallizzi-scrive ancora Feltri- un passo per volta, è arrivato a diventare caporedattore: con le sue gambe robuste di calabrese, non con quelle della politica che, in cambio di servigi, è pronta a dare spinte e spintoni”.
“Il libro- ci dice Gallizzi-tra un aneddoto e l’altro racconta un giornale, una redazione, i personaggi che l’hanno frequentata. Quel giornalismo milanese che aveva la sua nave ammiraglia nel Corriere della Sera, che ha attraversato la storia dell’Italia post-unitaria e che dal 1876 a oggi ha costituito l’autobiografia di una nazione. e attraverso i grandi nomi del giornalismo italiano. Indro Montanelli, Gaetano Afeltra, Franco Di Bella, Piero Ottone, Enzo Biagi, Ugo Stille, Piero Ostellino, Paolo Mieli e Ferruccio De Bortoli. Grandi scrittori come Dino Buzzati, Giovanni Mosca, Eugenio Montale”.
Gallizzi, nato a Nicotera Marina, una ridente cittadina in provincia di Vibo Valentia, da quasi 60 anni vive in Lombardia. Per 11 anni è stato presidente del Circolo della Stampa di Milano e per anni presidente europeo del “Press Club de France”.
“Il giornalismo di oggi-sostiene Gallizzi- è molto cambiato-. Sicuramente l’avvento di Internet ha creato problemi alla diffusione della copie dei giornali quotidiani e delle riviste. Anche perché non c’è più il giornalismo da marciapiede, come scrivo nel mio libro. Così le televisioni ogni mattina riprendono le notizie pubblicate dai quotidiani e i giornali la sera non chiudono le edizioni prima di visionare i titoli di apertura dei telegiornali. Solo la Rai fa eccezione perché può contare su tanti giornalisti, presenti in tutte le Regioni, per realizzare le edizioni locali”.
“Eppure- conclude Giuseppe Gallizzi– malgrado tutto sono fiducioso sul futuro dei giornali e della carta stampata. I quotidiani cartacei di qualità- come sostiene da tempo il direttore del New York Times Dean Baquet- non moriranno mai. Anzi, possono avere margine di incremento”. Ma perché ciò avvenga occorre puntare sulla qualità del prodotto e sulla formazione. In America ciò sta avvenendo. Speriamo che presto succeda anche in Italia”.
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