Giornalisti. Legge bavaglio, Gratteri in Senato: “La sintesi è pericolosa. Il cittadino deve poter leggere l’ordinanza di arresto”
“Diritto di cronaca e legalità”, dibattito a più voci nella Sala Capitolare in Senato, nel corso di un dibattito che ha visto protagonista ancora una volta il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri che sulla cosiddetta "legge bavaglio" rimane sulle sue idee originarie.
di Pino Nano
Domenica 31 Marzo 2024
Roma - 31 mar 2024 (Prima Pagina News)
“Diritto di cronaca e legalità”, dibattito a più voci nella Sala Capitolare in Senato, nel corso di un dibattito che ha visto protagonista ancora una volta il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri che sulla cosiddetta "legge bavaglio" rimane sulle sue idee originarie.

“Io penso che i cittadini abbiano il diritto di sapere cosa accade sul loro territorio. Hanno soprattutto il diritto di sapere chi è stato arrestato e per quale reato è stato arrestato. Mi chiedo: ma come fa un giornalista a interpretare 50 pagine di ordinanza e farne poi una sintesi, che può dire cose diverse? La sintesi è pericolosa.”

Nicola Gratteri, Procuratore Capo della Repubblica di Napoli, non ha nessun dubbio, anzi mentre da una parte si schiera a favore dei giornalisti che rivendicano la possibilità di raccontare i fatti di cronaca con la giusta libertà, dall’altra parte non esita a puntare l’indice contro i vertici della categoria, che al momento opportuno e in cui avevano la possibilità e l’opportunità di spiegare le proprie ragioni hanno invece preferito la via del silenzio.

“Il sindacato e l’ordine dei giornalisti dice il magistrato- hanno una grossa responsabilità perché, quando è stata fatta la Riforma Cartabia relativamente al rapporto tra magistratura e informazione, io ricordo che uno ha detto che non aveva tempo per prepararsi, un altro ha dichiarato che era impegnato in altri luoghi. Sta di fatto però che in commissione Giustizia non si è presentato nessuno per spiegare quale era la posizione e l’opinione dei giornalisti italiani”.

Il Procuratore Gratteri trova il tempo per un lungo excursus sulla Riforma del Ministro Orlando, passando poi ad analizzare la Riforma Cartabia, e arrivare infine a quello che tecnicamente si chiama “Emendamento Costa”.

Dopo di che- prosegue Gratteri- è stata varata questa riforma assurda, che nulla ha a che vedere con il termine aulico che ha usato il ministro Nordio in Parlamento, preoccupato dello “sputtanamento” dei soggetti chiamati in causa, perché già con la riforma Orlando, vorrei ricordare, era già impossibile inserire nella richiesta, e men che meno nell’ordinanza di custodia cautelare, fatti e circostanze che riguardavano terzi, o peggio ancora fatti che riguardavano la vita privata delle persone”.

Come sempre Gratteri le cose che pensa non le manda mai dire, ma in questa occasione alza il tiro e sottolinea: “sfido chiunque a portarmi la copia di un atto, dove dal 2015 fino ad oggi sia stata riportata la vita privata dell’indagato o dell’imputato”.

Gratteri non si arrende mai: “Non c’era nessuna necessità di farla questa riforma- dice il Procuratore di Napoli- Non se ne sentiva l’esigenza, ma io stesso, infatti, volutamente e anche provocatoriamente quando ero in procura a Catanzaro, e incontravo i giornalisti in conferenza stampa, dicevo esattamente questo: “Abbiamo arrestato 200 presunti innocenti in questi paesi, e per questo reato”, e lì mi fermavo. I giornalisti mi chiedevano allora: “Ma procuratore in questo modo noi non capiamo nulla”, e io rispondevo “Non posso farci nulla. Parlatene con i proprietari dei vostri giornali che hanno amici in Parlamento, e se hanno interesse si facciano cambiare la legge”.

“Addirittura- conclude Nicola Gratteri- ora si pensa che il giornalista debba fare una sintesi dei nostri provvedimenti, ma non è peggio tutto questo? E soprattutto, non è un gioco pericoloso?”

Ma perché Gratteri sostiene questa tesi? A questa domanda il Procuratore di Napoli risponde in maniera netta.

“Perché ci viene detto dice che il giornalista possa interpretare 50 pagine. Prima le legge, poi le sintetizza, ma attenzione, lo stesso giornalista rischia di scrivere cose diverse rispetto al contenuto e al senso dell’ordinanza di custodia cautelare. Ecco perché credo che riportare l’ordinanza che ha tra le mani dia a tutti alla fine maggiori garanzie. Tutto qui”.

Al dibattito in Senato come relatori ci sono l’on. Mauro D’Attis, Vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia, la senatrice Tilde Minasi, Commissione Antimafia anche lei, il giornalista Claudio Brachino, direttore de Il Settimanale di Pmi.it, il senior Advisor della Fondazione Med-Or Daniele Ruvinetti e il Presidente della Provincia di Brindisi, Antonio Matarrelli.

Anche in questa occasione, come sempre del resto, la platea gli riserva una vera e propria standing ovation, segno che l’uomo è ancora molto seguito e soprattutto molto amato dalla gente comune. Alla conclusione del dibattito, sono stati presentati il Premio Honestas, e il libro “The Wolf”, scritto dalla giornalista Fabiana Agnello sulla “Sacra Corona Unita 4.0”, disponibile su Amazon a partire dal prossimo 10 aprile.


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