Guerra e Pace nel Mediterraneo

“Storicamente il mare dei Greci, il mare nostrum, da sempre è il teatro di tutte le “prove di forza” delle grandi potenze mondiali: Stati Uniti e Russia primi di tutti”. Un’analisi di quello che sta accadendo in queste ore nel mondo, con l’occhio rivolto al summit dei Vescovi del Mediterraneo a Firenze.

di Mimmo Nunnari
Domenica 27 Febbraio 2022
Roma - 27 feb 2022 (Prima Pagina News)

“Storicamente il mare dei Greci, il mare nostrum, da sempre è il teatro di tutte le “prove di forza” delle grandi potenze mondiali: Stati Uniti e Russia primi di tutti”. Un’analisi di quello che sta accadendo in queste ore nel mondo, con l’occhio rivolto al summit dei Vescovi del Mediterraneo a Firenze.

Mentre a Est soffiano violenti venti di guerra, con l’aggressione di Putin all’Ucraina (ma non dimentichiamo le guerre che non fanno “rumore”, seppure tanto sanguinose, nel Tigrai in Etiopia, in Mozambico, Burkina Faso, Mali e altri luoghi dimenticati del mondo), e l’Europa si muove in modo disordinato, senza una linea diplomatica uniforme, a Firenze si è discusso di pace e riconciliazione, con i vescovi dei Paesi che affacciano sul Mare Nostrum.

Erano presenti pure tanti sindaci dell’area mediterranea, invitati dal primo cittadino fiorentino Dario Nardella, omaggio al sindaco “santo” di Firenze Giorgio La Pira che fu promotore dei “dialoghi mediterranei”, nei quali coinvolse i maggiori leader del Medioriente dell’epoca. Puntava, La Pira, “sull’intelligenza di fede” dei protagonisti della perenne crisi mediorientale e li sollecitava a risolvere la “magna questio” del Medioriente riconciliandosi.

Le sue analisi, rimaste ignorate dalla politica e inesplorate dagli studiosi, sono ancora attualissime, così come le sue profezie, a cominciare dalla dissoluzione del materialismo comunista e dell’ateismo di Stato.

È La Pira, con le sue idee di pace e riconciliazione, che ha ispirato l’iniziativa di Firenze voluta dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei: “Torna il realismo di Giorgio La Pira: la guerra è impossibile nell’era atomica, occorre trovare altre soluzioni, per dirimere le questioni che dividono i popoli, non c’è alternativa al negoziato globale” ha detto Bassetti nella prolusione dell’incontro.

Avrebbe dovuto concludere il meeting religioso il Papa ma a causa di un problema al ginocchio che gli rende difficile camminare Francesco è rimasto a Roma.

Il malessere non gli ha impedito tuttavia venerdì scorso - con un gesto inusuale - di recarsi all’ambasciata russa in Vaticano per esprimere preoccupazione per quanto sta avvenendo in Ucraina. Mai un Papa si era fatto carico di un gesto così forte compiendo un’incursione in prima persona nel territorio dell’aggressore di una guerra.

A Firenze Bergoglio avrebbe parlato di Mediterraneo ma si sarebbe probabilmente soffermato ancora di più sull’ora buia che si sta vivendo nell’Ucraina, nella antica capitale Kiev, dove avvenne il primo atto di conversione delle popolazioni slave al cristianesimo che poi diventerà cristianesimo ortodosso.

 Non sembri azzardato, o improprio, l’accostamento tra l’Est - dove la Russia fa guerra all’Ucraina - e il Mediterraneo del futuro. Un file rouge unisce i due eventi: l’uno di guerra all’Est e l’altro di pace che si è svolto a Firenze.

Storicamente il mare dei Greci, il mare nostrum, da sempre è il teatro di tutte le “prove di forza” delle grandi potenze mondiali: Stati Uniti e Russia primi di tutti.

Facciamo un esempio, su un episodio recente. Appena qualche settimana fa l’incrociatore russo “Ustinov” ha varcato Gibilterra, si è diretto a largo di Creta partecipando alle manovre organizzate dal porto siriano di Tartous - caposaldo russo nel “Mare Nostrum” - poi ha invertito la rotta puntando - come fosse in un wargame - prima verso la posizione della portaerei americana “Truman” e successivamente sbucando nello Ionio, davanti alle coste della Calabria, mettendo in allerta le difese della Nato.

Se pensiamo dunque che la crisi ucraina sia una questione lontana dalla nostra vita ci sbagliamo: quando si parla di guerra, dietro l’angolo c’è sempre il Mediterraneo. Anche adesso, da Sigonella, partono i ricognitori Boeing E-8 Poseidon dell’Us Navy che pattugliano la zona di mare dove ci sono i russi. E ogni volta siamo sul filo del rischio, per un eventuale errore, un fraintendimento.

Altro esempio: qualche giorno fa caccia della portaerei Charles De Gaulle sono intervenuti per tenere una formazione di bombardieri russi a distanza di sicurezza dall’ammiraglia francese in navigazione non lontano da Cipro.

Sembrano scene da film, girate nell’area mediterranea, ma sono invece scene drammaticamente reali.

Ecco perché il meeting di Firenze,  è stato tutt’altro che un semplice aleggiare di nubi d’incensi di una Chiesa che desidera l’unità a la pace comandate dal Signore, ma piuttosto un “cammino - come ha spiegato il cardinale Bassetti, riprendendo un discorso di Papa Francesco, tenuto nel 2020 nella Basilica di San Nicola a Bari - avviato per ricostruire i legami che sono stati interrotti, rialzare le città distrutte dalla violenza, far fiorire un giardino laddove oggi ci sono terreni riarsi, infondere speranza a chi l’ha perduta ed esortare chi è chiuso in sé stesso a non temere il fratello”.

Pacificare il Mediterraneo significa pacificare il mondo intero, rafforzare l’Europa benestante ma impaurita e senza visioni.

Il rischio è che per carenza di visioni e di strategie europee, in futuro il Mare Nostrum - una pentola in ebollizione - diventi mare degli “altri”; con la Cina, lontana ma vicina, tra i primi attori nel teatro, insieme ad altre potenze mondiali e regionali che stabilmente lo “abitano” sotto il profilo commerciale e soprattutto delle flotte militari.

Tra gli “abitanti” del Mediterraneo ci sono americani, britannici, francesi, russi e a distanza Spagna, Italia, Turchia e le monarchie del Golfo.

Il Mediterraneo è dunque il luogo dove si vince o si perde la battaglia per la sopravvivenza dell’Europa sempre più lontana dai principi ispiratori dei padri europei e sempre più sulla difensiva e poco attenta alla costruzione del suo futuro, assediato dalla globalizzazione mercantilistica, da populismi, nazionalismi e dall’individualismo esasperato.

Per tutti queste ragioni e non solo per un sentimentale richiamo al mito e al pensiero meridiano serve pensare che il Mediterraneo possa diventare - se non altro per la convenienza di tutti - il luogo di un prossimo “Rinascimento”.

Il luogo del nostro destino comune.

 

 

 


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