I Profili di Pino Nano: “Franco Corbelli, da 25 anni leader e icona del Movimento Diritti Civili”
25 anni fa, era l’estate del 1995, nasceva in Calabria il Movimento Diritti Civili, diventato poi, con il passare degli anni, un simbolo di battaglie umanitarie di tutti i tipi.
di Pino Nano
Domenica 29 Novembre 2020
Roma - 29 nov 2020 (Prima Pagina News)
25 anni fa, era l’estate del 1995, nasceva in Calabria il Movimento Diritti Civili, diventato poi, con il passare degli anni, un simbolo di battaglie umanitarie di tutti i tipi.
Il Movimento “Diritti Civili” nasce inizialmente come “Comitato per i diritti dei detenuti”. Solo qualche anno più tardi invece, dal 1995 in poi, il Movimento prenderà il nome definitivo di “Movimento Diritti Civili”. Venne ufficialmente costituito, presso l’Ufficio del Registro di Cosenza, da soli “quattro amici”, guidati e capitanati da Franco Corbelli e da Vittorio Sgarbi. Erano il prof. Giorgio Serra, l’avv. Pasquale De Vita, il direttore commerciale Mario Lo Gullo, il dott. Mario Corbelli, fratello di Franco ed esperto di finanza, e a cui si aggiunsero, un anno più tardi, la professoressa Rosetta Vitale e il prof. Enzo Bonavita di Bari.

Sede legale, nel cuore più antico del centro storico di Cosenza, in via Rivocati. Prima storica sede operativa, invece, a Quattromiglia di Rende. E unica sede riconosciuta fuori dalla Calabria, quella pugliese, a Bari, guidata e ancora oggi operativa dal prof. Enzo Bonavita. Bene, è passato un quarto di secolo da allora, e mille battaglie civili e grandi conquiste del Movimento sono ormai alle spalle di tutti noi, ma il Movimento Diritti Civili è ancora lì, in trincea, a combattere, e a promuovere grandi iniziative umanitarie, nazionali e internazionali. È esattamente così dal giorno della nascita del Movimento.

Ma in realtà, il “Movimento Diritti Civili” è ancora oggi solo lui, il suo filosofo-fondatore, la sua anima più battagliera, il suo spirito più irriverente: Franco Corbelli, e nessun altro. Franco Corbelli non solo ne è stato il fondatore e l’anima pulsante, ma per 25 anni ininterrotti è stato anche uno dei punti di riferimento assoluti che in tema di Diritti Civili si potesse immaginare di avere in Calabria, una regione dove i diritti civili sono stati storicamente calpestati per decenni, e dove intere generazioni di giovani hanno eternamente subito soprusi e ricatti, imposizioni e vessazioni di ogni tipo, e dove un semplice diritto individuale viene ancora scambiato per una cortesia o peggio ancora per un favore che qualcuno sta per farti, o deve farti. Quindi, devi solo ringraziare. Sempre e comunque. Perché nulla ti è dovuto. Semmai, quello che ti spetta per legge, ti viene invece solo concesso come “cortesia del tutto personale”.

È in questo clima sociale così confuso, così precario, così disarticolato, in un quadro generale di disaffezione del Paese verso il Sud, che il Movimento di Franco Corbelli diventa nel giro di pochissimi mesi punto di riferimento di centinaia di denunce sociali e pubbliche, a cui nessuno prima d’allora aveva mai prestato attenzione.

Irriverente nei modi e nel linguaggio, scontroso e a volte caratterialmente anche aggressivo, soprattutto quando qualcuno gli dice di no, sommessamente guascone, e come tale irrimediabilmente romantico e illuminista, una sorta di moderno Robespierre, come tale nemico giurato delle Lobby e dei poteri riconoscibili come tali, non parliamo poi dei poteri occulti o deviati, apparentemente distaccato dal mondo reale della politica, ma sempre presente, instancabile cane da guardia del potere, assolutamente consapevole anche della sua forza mediatica, e padrone del linguaggio televisivo come solo pochi in quei primi anni ’90 sapevano esserlo.

Franco Corbelli è tutto questo ed altro insieme. Lo conosco da quando arrivai per la prima volta in Rai a Cosenza, era esattamente il 24 maggio 1982, e da quel momento incominciai a capire chi fosse in realtà quel giovane così dinoccolato, inelegante, con i baffi malcurati e il ciuffo nero che gli devastava una fronte alta e uno sguardo intelligentissimo e sfacciatamente arrogante. Franco Corbelli, in quegli anni, aveva necessità di farsi conoscere, e soprattutto aveva intuito che la filosofia del suo Movimento, se non fosse passata attraverso la mediazione dei media, soprattutto della televisione, non avrebbe mai avuto il successo popolare che poi in realtà è arrivato anni dopo.

Franco lo ricordo ancora con immensa simpatia. Instancabile animale da combattimento, eternamente a caccia di nuove prede, addestrato alla fatica fisica e alla sopportazione, forgiato e abituato alle rinunce della vita dalla solitudine del suo paese natale, che è Sartano, siamo in una delle periferie più povere della provincia di Cosenza, dove Franco è cresciuto e continua a vivere, con alle spalle una famiglia sana, che lo ha educato alla modestia e al rispetto sacro verso tutti.

In una delle ultime occasioni in cui ho avuto la fortuna di rivedere Franco Corbelli, è stato proprio a casa sua a Sartano, dove l’ho ritrovato costretto dalla vita e dal destino a fare da badante, al suo vecchio padre, gravemente ammalato e devastato dai dolori fisici di una malattia che poi se lo è portato via per sempre.

Ma quel giorno Franco mi confessò anche di aver accudito suo padre, in quelle condizioni, per oltre dieci anni, Ma ancora, filantropo e appassionato di buone letture, divoratore di saggi e di analisi sociologiche, antropologo a suo modo e giornalista suo malgrado, ma se lo avesse fatto per mestiere il giornalista Franco sarebbe stato più bravo di molti di noi. Grande esperto di vertenze di lavoro, profondo conoscitore e animatore di rivolte sindacali, arrogante con i prepotenti e dolcissimo con i più deboli. Questo è il Franco Corbelli che conosco io, o meglio che io ho conosciuto in tutti questi anni. Guai a non aiutarlo, o a non assecondarlo: se Franco Corbelli crede in una battaglia o in un progetto umanitario allora è davvero capace di accamparsi davanti agli uffici dei Palazzi del Potere per settimane, in attesa di risposte che in Calabria solitamente prima di lui non arrivavamo davvero mai a nessuno. Credo che la sua vera grande intuizione sia stato l’aver capito, prima di tanti altri, che il potere politico teme i giornali, e soprattutto la stampa libera, un potere politico che aveva e ha un autentico terrore di quanto si possa raccontare o dire in televisione, e che non sopportava in nessun modo che uno strano “barbone” come lui potesse annunciare pubblicamente ai quattro venti di essere pronto allo sciopero della fame, dettagli di pannelliana memoria, in attesa di essere ricevuto a Palazzo. Ebbene, questa sua intuizione, e in questo lui ha saputo essere davvero geniale, negli anni ha aperto a Franco Corbelli tutte le porte che più contano, e non solo in Calabria.

Quanti ricordi in comune! Persino mille litigate diverse, ricordo. Bastava che un giorno, noi in Rai, ci dimenticassimo di dar voce ai suoi comunicati e alle sue note che, puntuale come un orologio svizzero, alla chiusura del telegiornale squillava il telefono di redazione, dall’altra parte del filo c’era lui, più carico che mai e soprattutto mai stanco di spiegarci meglio quello che forse noi non avevamo capito abbastanza.

Questo è il Franco Corbelli che io conosco. Cosa aggiungere di più? In Calabria – lo sanno meglio di me i tantissimi prefetti che in questo ultimo quarto di secolo sono passati da quella terra, e che hanno avuto modo di conoscere personalmente Franco Corbelli- sono stati per tutti noi, non solo per lui, 25 anni di battaglie civili importanti, soprattutto battaglie di giustizia sociale, nel nome di chi allora come oggi non ha mai avuto voce, e parlo di mille iniziative diverse di solidarietà, di campagne umanitarie, nazionali e internazionali, che Franco combatteva da solo e in prima persona. Portava a casa risultati a volte davvero impensabili ed eccezionali.

Con centinaia e centinaia di casi umani e di ingiustizia sociale felicemente risolti, e qui mi vengono in mente leggi di grande civiltà e umanità fatte approvare dal Parlamento sul dramma reale che già allora, come oggi, si viveva nelle carceri italiane. Dietro queste campagne di “diffamazione del potere costituito” c’era lui, Franco Corbelli. Per chi volesse saperne di più, non posso che suggerirvi di andarvi a vedere tutta la lunga storia di Diritti Civili, che oggi è ricordata, ricostruita e ben documentata anche sul sito del Movimento (www.diritticivili.it), dove -badate bene- non c’è soltanto la storia personale e pubblica di questo giovane masaniello calabrese, ma dove c’è soprattutto la storia vera della Calabria di questi ultimi venticinque anni, con tutte le sue mille contraddizioni sociali, le sue mille pecche politiche, i suoi troppi silenzi istituzionali, l’arroganza sfrenata connivente trasversale e incontenibile delle classi politiche dominanti, e spesso il silenzio impotente del nostro mondo della comunicazione. Io per primo. In tutto questo, Franco Corbelli diventa l’Alter Ego del sistema, l’anima nera delle borghesie occulte di questa regione, il menestrello pazzo che rincorre sete di giustizia e fame di solidarietà tra gente poco abituata alle battaglie civili. Altrove gli avrebbero chiesto di fare il senatore, o nella peggiore delle ipotesi il semplice deputato, ma la sua libertà di pensiero e la sua intelligenza così platealmente ingestibile incontrollabile e irrefrenabile, ne ha fatto un nemico pubblico del potere politico che più conta in Calabria. È stato così soprattutto nei primi vent’anni del suo impegno civile.

Come tale, Corbelli, andava messo da parte, tenuto lontano dal cuore delle decisioni vere, emarginato dal nucleo centrale di una cellula che altrimenti avrebbe rischiato il collasso. In tantissimi, ricordo, lo hanno adulato per anni, in continuazione, lo hanno inseguito e hanno fatto finta di amarlo, gli hanno dato l’illusione di volerlo aiutare, di vederlo far crescere politicamente, di volerlo come proprio leader all’interno del proprio partito politico, ma alla fine, quando ogni decisione finale viene poi scolpita col sangue sulle liste elettorali che si depositano in Corte d’Appello, allora accadeva che puntualmente il suo nome spariva nel nulla, e soprattutto nel silenzio più generale.

L’ultima burla contro di lui, l’idea di farlo “garante per la sanità in Calabria”, in anni in cui la sanità è servita solo ad assicurare arricchimenti personali e parafimosi. Una burla, perché la politica dopo avergli promesso questa nomina in realtà non l’ha mai ratificata e resa praticabile. Intanto lui si illudeva e andava avanti comunque. Nel 1999 si candida come indipendente, nelle file del Centro Cristiano Democratico, alle elezioni europee, e in seguito collabora con I Liberal Sgarbi. Nel 2000 si presenta invece alle elezioni regionali in Calabria, ottenendo lo 0,9% dei voti. La sua lista, denominata Diritti Civili, consegue lo 0,5% senza ottenere nessun seggio.

Nel 2004, in occasione delle elezioni provinciali di Cosenza, si candida alla carica di Presidente, la sua lista ottiene il 4,1% dei voti, circa 15.000 preferenze, che gli consentirà di essere eletto consigliere provinciale, carica che mantenne sino alla scadenza della legislatura nel 2009. Ma tutto da solo. Senza nessun apparato alle spalle, tutto volontariato puro. Il principio era semplice, ve lo spiego in una battuta: un “rompicoglioni” come lui è sempre meglio tenerlo il più lontano possibile dalle cinghie del comando. Credo che solo in pochissimi realmente lo sanno, Franco Corbelli non lo ha mai pubblicizzato più di tanto, ma se si apre il sito della Presidenza della Repubblica e si clicca il nome di Franco Corbelli allora si scopre che nel settembre 2003 il Leader del Movimento Diritti Civili riceve dal Quirinale l’Alta Onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana, una decisione ricordo fortemente voluta in prima persona dall’allora Capo di Stato, Carlo Azeglio Ciampi.

Questo è il Franco Corbelli che io ho conosciuto in questi anni. La lunga storia di Franco e del suo Movimento Diritti Civili è oggi racchiusa nelle sue tante battaglie civili e iniziative umanitarie che lo hanno visto protagonista assoluto e soprattutto mai “chiacchierato”. Vi do uno dei dati più significativi di ciò che Corbelli ha rappresentato per la Calabria, e poi anche per il Paese: sono le 1500 le lettere pervenute, da quasi tutte le regioni italiane, in oltre 20 anni, al Movimento Diritti Civili.

Sono lettere disperate, testamenti di una umanità che non trova mai spazio sui grandi giornali, documenti inediti in cui la gente si racconta a Corbelli come se lo facesse con il proprio confessore, quando almeno i confessori erano molto più severi e più seri di tanti giovani sacerdoti moderni, lettere in cui ritroviamo brandelli di vita amaramente vissuta, uomini e donne calpestati e maltrattati da un destino a volte impietoso, storie sconosciute incomprese e soprattutto lontane dalla tecnologia dei social, tragedie di ordinaria miseria e follia, ma che Franco Corbelli ha trasformato come d’incanto in vere e proprie operazioni di comunicazione sociale, o meglio, di denuncia sociale pubblica, trasferendo e ribaltando questi pesanti e affannosi respiri di disperazione di genere sui misteriosi algoritmi della rete, e soprattutto sui giornali che fanno ancora opinione.

È da queste lettere che sono poi partite tantissime delle sue battaglie civili e delle sue iniziative umanitarie più eclatanti. Lo dico qui, una volta per tutte, per averlo visto e vissuto in prima persona. In questi lunghi anni di impegno civile, sono state centinaia e centinaia le persone, soprattutto poverissime, che Franco ha aiutato e spesso salvato, cosa che ha fatto sempre senza aver mai chiesto una sola lira, o un solo euro.

Ma sta qui la vera chiave di lettura del suo immenso successo popolare. Franco Corbelli è sempre andato avanti da solo, rifiutando qualsiasi aiuto materiale, negando qualunque donazione possibile, ricevendo tutti allo stesso modo, nella modestia estrema del suo studiolo, al piano terra di una vecchia casa nel cuore di Sartano, e offrendo in cambio, a chiunque bussasse alla sua porta, un caffè fatto personalmente da lui.

Nient’altro. Tutta la sua vita è stata così morigerata, e lontana dal Dio-denaro. Mai un’inchiesta sul suo conto, mai un sospetto, mai una cattiveria, mai un trafiletto di stampa-nemica. E credo che questo basti per dirgli oggi a nome di tutti: “Grazie Franco”.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Prima Pagina News

Franco Corbelli
Movimento Diritti Civili
Pino Nano
PPN
Prima Pagina News

APPUNTAMENTI IN AGENDA

SEGUICI SU