Il costituzionalista Daniele Trabucco: “Con questo governo la libertà è un’eccezione”
Intervista al Costituzionalista, Professor Daniele Trabucco.
(Prima Pagina News)
Martedì 19 Ottobre 2021
Roma - 19 ott 2021 (Prima Pagina News)
Intervista al Costituzionalista, Professor Daniele Trabucco.
di Carmine Castoro

Ha proprio ragione il filosofo Emiliano Bazzanella in un ennesimo studio denso e di grande lucidità intellettuale dal titolo La nostra vita senza libertà (Asterios): che questa si definisca come padronanza di sé, spirito comunitario, ricerca della spensieratezza fuori da ogni circuito ufficiale di senso o, sartrianamente, come funzione primordiale dell’uomo, sua “condanna”, finalizzata alla incessante trasformazione dell’esistente, oggi è diventata un “fattore occultante”, ovvero regala la forza illusoria dell’autonomia e della scelta infinita, soprattutto di tipo consumistico, ma all’interno di corpuscolari e crepuscolari dipendenze e assoggettamenti tardocapitalistici che ci vedono sempre più servi volontari e ciechi. Il covid e una gestione da parte dello Stato che nelle ultime ore sta abbracciando tecniche e tattiche draghiane di contenimento del dissenso sul modello dittatura cilena (idranti, cariche della Polizia, scudi e randelli contro chi vuole solo manifestare dubbi e ipotesi alternative) ci sta a maggior ragione offrendo il quadro di uno storico, sacro diritto sancito dalla Costituzione e da decenni di lotte sindacali e militanza politica oggi sbiadito, coartato, marginalizzato, sicuramente travisato e inquinato da  quegli OGM della politica e delle istituzioni (cabine di regia, task force, comitati tecnici, consulenti di epidemiologia) che in nome della paura e del rischio ci stanno costringendo a tutto. A tutto davvero, con un lento scivolamento delle idee e del linguaggio pubblici verso il pantano dell’abbandono di ogni risolutezza e dell’accettazione di qualsivoglia provvedimento restrittivo condotto in nome di un contagio che non ha più evidenze emergenziali ormai da mesi. Bazzanella parla foucaultianamente dell’emergere di un “dispositivo di sicurezza” para-totalitario che, nell’intensificare paranoie e inquietudini sulla salute, ci getta nella doppia insicurezza dettata dal potere insensato e illimitato di quegli stessi protettori che dovrebbero invece riportare serenità ed equilibrio nelle intraprese quotidiane.

Ne abbiamo parlato con il professor Daniele Trabucco, insigne costituzionalista, impegnato in queste settimane in una delicata opera di sensibilizzazione sulle antinomie crudissime della gestione covid da parte del governo. Trabucco è associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm») e, fra i tanti altri incarichi cattedratici, anche Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.

 

Professore, partirei dalle guerriglie urbane degli ultimi giorni. Stiamo assistendo a un diritto di manifestazione che, esulcerato da misure coercitive e irragionevoli dello Stato, sta tracimando in violenza insurrezionale. Dall'altro, si incrudeliscono le misure repressive e sanzionatorie di un governo che sembra non prendere minimamente in considerazione il dissenso sul tema green pass. Da giurista e da cittadino, è davvero così difficile intravedere un riavvicinamento fra i due campi di azione, un cittadino libero e pensante e un'istituzione ospitale e non militarizzata?

“L’emergenza sanitaria ha modificato la sostanza dello Stato di diritto per cui alla libertà dall’ordinamento giuridico statale si è sostituita la libertà nell’ordinamento. Questo significa che il potere politico conforma il contenuto e le modalità di esercizio dei diritti costituzionali alla luce di una concezione della salute, quale «interesse della collettività», tale da legittimare qualunque scelta: dalla limitazione irragionevole e sproporzionata delle situazioni giuridiche costituzionalmente tutelate alla privacy etc. Si tratta di un modus operandi, iniziato con il Governo Conte II ed ora portato avanti dall’Esecutivo Draghi, che mette in discussione la coesione sociale e perviene a delegittimare ogni espressione di pensiero, ogni manifestazione contraria alla linea politica. Fino a quando si proseguirà su questa strada, non vedo margini per il ritorno ad un sistema istituzionale «ospitale» ed includente”.

 

In un suo interessante articolo apparso sulla Verità lei parla di un processo di “medicalizzazione della politica”. Eravamo abituati alle “politiche sanitarie” dalla parte del cittadino malato; adesso dobbiamo abituarci alla paura dell'incolumità personale usata come strumento di dominio delle masse? E’ vera democrazia questa? Lei ne parla in termini di “erosione” della stessa.

“La salute, come prevede anche l’art. 32 della Costituzione repubblicana vigente, è un bene pubblico da salvaguardare e da difendere. Tuttavia, per evitare la «medicalizzazione della politica» e la «politicizzazione del sapere medico-scientifico», è necessario cambiare rotta il più presto possibile, riaffermando il primato del politico quale criterio di composizione bilanciata dei diversi interessi in campo. Del resto, una democrazia matura compone il conflitto nella dialettica parlamentare la quale, da un anno e mezzo, è stata sia incapace di «riappropriarsi» della gestione emergenziale, sia marginalizzata dall’azione dei governi che si sono succeduti. Il risultato è un primato, quasi assoluto, dell’Esecutivo sul potere legislativo”.

 

Sempre in quell'articolo, lei parla di "sospensione democratica condivisa" di diritti e libertà, che sembra però non avere fine, non essere temporizzata come tutti gli altri provvedimenti adottati finora: quarantene, lockdown, coprifuoco. In quale pentolone bollente post-costituzionale siamo finiti?

“Il rischio è l’affermarsi, e questo traluce dallo stesso linguaggio giuridico e della comunicazione, di un regime giuridico di non libertà, come affermato autorevolmente dal prof. avv. Vincenzo Baldini (ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale), nel quale il divieto è la regola, mentre le libertà sono eccezioni. Se questo è vero, allora dovremmo concludere nel senso del fallimento della dottrina costituzionalistica così come è stata presentata e studiata fino ad oggi”.

 

Da studioso si è fatto l'idea del green pass come di un obbligo vaccinale surrettizio? In mancanza di una legge di tipo sanitario come possiamo essere discriminati di fatto fra cittadini di serie a e di serie b solo in base all'inoculazione di una sostanza che per principio afferisce all'inviolabile diritto esercitato sul proprio corpo?

“La certificazione verde (cartacea o digitale) Covid-19, introdotta in Italia con il decreto-legge n. 52/2021 (c.d. «riaperture»), elude la riserva di legge relativa (così la sentenza n. 258/1994 della Corte costituzionale), ponendo surrettiziamente un obbligo di vaccino o di tampone quale condizione per l’accesso a vari servi, strutture, a scuola (per i docenti ed il personale ATA). Siamo in presenza, almeno a mio modo di vedere, di bilanciamento non proporzionato degli interessi costituzionali coinvolti. Infatti, dato che è evidente che il possesso del c.d. «green pass» non è in grado di escludere il contagio e la trasmissione dell’agente virale Sars-Cov2 viene meno ogni congruità del mezzo rispetto al fine. Sarebbe, pertanto, interessante sollevare in via incidentale la questione di costituzionalità rispetto all’art. 3, comma 1, della Costituzione repubblicana da quale il giudice delle leggi ha ricavato il sindacato di ragionevolezza, da declinarsi nel caso di specie sul piano della proporzionalità, sulle disposizioni normative contenute in leggi o in atti normativi aventi forza di legge”.

 

Non pensa che nel fragore assordante di pareri, opinioni, invettive e stupidaggini di carattere tipicamente televisivo la Corte Costituzionale e gli organi della magistratura stiano sprofondando nel più assoluto silenzio e in una, se vogliamo, irresponsabilità, visto che latita il loro autorevolissimo e dirimente giudizio su snodi concettuali che altrimenti finiscono in urla, faziosità, preannunci di sommosse?

“Ho grande stima dei magistrati anche se, in questo frangente e salvo alcune eccezioni, sono stati poco coraggiosi. Potevano investire maggiormente il giudice delle leggi di varie questioni di costituzionalità richieste dalle parti nei diversi giudizi principali pendenti davanti a loro. Quanto alla Corte costituzionale non sono affatto fiducioso. Al di là delle critiche che si possono muovere sulla sua composizione, il giudice costituzionale si è dimostrato molto lontano da quella funzione di garanzia attribuitagli dal Testo fondamentale del 1948, sostituendosi in alcuni casi al legislatore (si veda la tecnica della c.d. «incostituzionalità annunciata» come nel caso del DJ Fabo), in altri, invece, assumendo un ruolo di conservazione e di legittimazione ex post delle scelte assunte dal decisore politico”.

 

Che parere, francamente, esprimerebbe sull'andamento dell'informazione mainstream che mette la sordina ai dissenzienti, ignora lo sciopero dei camionisti, ridimensiona e banalizza le tante manifestazioni di piazza quasi come riunioni condominiali, omologa no-vax, no-green pass e terrorismo e si adopera per una manipolazione continua dell'opinione pubblica?

“L’informazione, salvo rari casi (il quotidiano La Verità, Panorama, Visione Tv, Byoblu, inFormazione cattolica, Ideeazione), sta volutamente utilizzando un linguaggio funzionale a ghettizzare e delegittimare il dissenso con un uso riduttivo e semplicistico di certi termini, mostrando in questo modo l’incapacità di un’analisi seria ed approfondita della realtà: bollare, ad esempio, come no vax chi ha delle perplessità su questo tipo di vaccinazione è assolutamente indegno e vergognoso”.

 

Siamo secondo lei di fronte a un disegno economico-politico che porta lontano? O forse, sarebbe meglio dire, che ci fa tornare indietro di secoli nelle buie sentine della Storia?

“Io credo che, al di là dell’emergenza sanitaria e delle morti che il coronavirus ha provocato e per i quali è doveroso il rispetto ed il silenzio, stia mutando il paradigma antropologico: siamo passati dall’uomo «animale politico» di aristotelica memoria, all’uomo «monadico» del neo-liberismo per giungere a quello «isolato e distanziato» del Leviatano sanitario. Per fare questo bisogna sancire il trionfo della tecnica e della scienza, i nuovi «dei mortali», gli «immutabili» li chiamava il prof. Emanuele Severino (1929-2020), cui dobbiamo la nostra pace e la nostra sicurezza”.



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Emiliano Bazzella
PPN
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