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Studenti e famiglie spiati tra bagni e camere nella periferia aquilana: indagini sulla rete di sorveglianza illegale e sulle possibili ripercussioni.
Studenti e famiglie spiati tra bagni e camere nella periferia aquilana: indagini sulla rete di sorveglianza illegale e sulle possibili ripercussioni.
Una tranquilla palazzina all’Aquila si è trasformata in uno scenario inquietante per dodici famiglie e studenti fuori sede, protagonisti, loro malgrado, di una spaventosa violazione della privacy domestica.
Microtelecamere nascoste nei bagni e nelle camere da letto hanno immortalato momenti di vita quotidiana all’insaputa degli inquilini, gettando ombre sulla sicurezza degli alloggi universitari e privati.
La scoperta è avvenuta quasi per caso, quando una studentessa ha notato un bagliore sospetto riflesso nello specchio. Da un controllo più attento è emerso un minuscolo dispositivo occultato dietro una piantina.
Da lì, il susseguirsi di segnalazioni ha portato alla perquisizione di tutti gli appartamenti dello stabile, rivelando la presenza di microcamere wireless in quasi tutte le abitazioni. Le autorità hanno avviato un’indagine articolata, ipotizzando il reato di interferenze illecite nella vita privata.
L’edificio risulta intestato a un cittadino locale, ma le attenzioni degli inquirenti sono rivolte anche a possibili complici o tecnici che avrebbero avuto accesso alle case durante lavori di ristrutturazione.
Resta da chiarire la finalità della sorveglianza: non si esclude la creazione di un archivio clandestino di video né il traffico di immagini sui circuiti del web sommerso. Il ventaglio dei potenziali danneggiati si allarga oltre i residenti, coinvolgendo ospiti occasionali e familiari ignari.
Le domande aperte sono molteplici: da quanto tempo erano attivi i dispositivi? Quante le persone coinvolte nella rete di spionaggio? E quale uso è stato fatto del materiale raccolto?
Il caso scuote la comunità aquilana, ponendo interrogativi inquietanti sul rispetto della privacy e sulla sicurezza degli spazi personali. Gli sviluppi delle indagini potrebbero aprire scenari ancora più inquietanti ed accendere i riflettori sull’urgenza di controlli e tutele efficaci, specie negli ambienti frequentati da giovani e famiglie.
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