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Da quando il Governo Meloni si è insediato, si osserva un attivismo crescente e una sostenuta presenza televisiva del leader della Cgil Maurizio Landini, non tanto come sindacalista ma in qualità di politico. In ogni occasione il segretario della Cgil si esibisce contro Giorgia Meloni in contrasto con quanto si verificava nei confronti del precedente Governo guidato da Mario Draghi. La differenza può essere sintetizzata e ben spiegata in una foto che per gli esperti di fisiognomica e simbolismo dà la certezza sul carattere di Landini; soprattutto, chi studia il valore simbolico dei gesti capisce immediatamente.
Chi non ricorda la mano di Mario Draghi sulle spalle di Maurizio Landini al momento della visita nella sede del sindacato? Cosa nascondesse il gesto di Draghi non era certo un segno di amicizia ma imposizione - accettazione - legittimazione di subalternità di Landini verso il Governo, rappresentato in quel momento dall’ex Governatore della Banca d’Italia; ed era questo il motivo del silenzio “tombale” e della “sottomissione” (tra virgolette) di Landini verso Mario Draghi. Qualcuno potrebbe affermare che durante il Governo Draghi la Cgil di Landini abbia compiuto azioni di disturbo, sebbene minima? O forse crede che in Italia si vivesse meglio?
Azioni di disturbo iniziate immediatamente col Governo Meloni.
Nel corso della visita di Draghi alla sede della Cgil, le mani sulle spalle di Landini da parte del capo del Governo italiano erano servite a stabilire un immediato potere simbolico, ovvero un preciso rapporto di forza. Generalmente, in tali circostanze e in assenza di reazione, i protagonisti accettano il loro ruolo. Nella foto si osserva benissimo come Landini abbia accettato il ruolo di Draghi, nonché il suo, da subalterno nella “propria casa”.
Per chi abbia voglia di proseguire la conversazione sull’argomento, si può aggiungere che il ruolo di Landini non è stato identico a quello del Presidente di Cuba - comunista Raoul Castro - il quale in una simile occasione ebbe a reagire nei confronti di Barak Obama.
Tutti ricordano la foto quando Obama provò a mettere le mani sulle spalle di Castro. Tutti i grandi leader fanno così, perché è il modo più evidente per tentare di esercitare il loro immediato potere simbolico. Chi non ricorda la foto pubblicata dal “The Guardian” nel preciso momento in cui Castro fa il placcaggio in diretta afferrando il braccio di Obama per respingerlo e rimetterlo al posto giusto?
Da Maurizio Landini - comunista fino al 1991 e Indipendente di sinistra dopo - sarebbe stato auspicabile una reazione nei confronti di Draghi come quella di Raoul Castro contro Obama; ma i rapporti di forza erano talmente diseguali per cui il segretario generale della Cgil era visibilmente intimidito e non fu capace di respingere il braccio del suo ospite.
Ma la foto, ormai storica per gli studiosi, oltre ad essere occasione divertente, è soprattutto strumento di simbolismo scientifico nel dimostrare come, al di sotto della superficie di ogni gesto, per la massa c’è sempre qualcosa di indecifrabile, verso cui è necessario essere didascalici. Gli esempi su questo tema sono infiniti, chi non ricorda l’incontro fra Biden e Zelensky?
Ritornando a Maurizio Landini, nella foto si osserva che il sindacalista resta immobile quasi intimidito dalla presenza di Daghi. Certo sentirsi abbracciato dall’economista vivente più famoso in Europa intimidisce; Landini appare quasi sull’attenti e non muove un dito contro Draghi.
E così tutto il silenzio del sindacato durante il Governo Draghi viene ora sostituito con uno sfogo incontrollato e poco credibile nei confronti di Giorgia Meloni. Proprio così, basta dire che la Cgil aveva indetto già in estate (giugno) uno sciopero contro la finanziaria prima ancora che fosse delineata (nel prossimo novembre), pertanto sciopero senza motivo. Sciopero prevenuto e preventivo allora, nella convinzione di contestare il Governo. Così è, lo spiega bene Wilfredo Pareto che gli esperti in scienza politica e comunicazione conoscono benissimo. Landini ha indetto uno sciopero senza motivo che ora va riempiendo di contenuti. Che sindacato sarebbe?
Ecco perché Maurizio Landini si è trasformato in uomo politico, che è ben più facile dall’essere un sindacalista. Il paradosso, addirittura, è che Landini a modo suo si cimenta anche in economia. Lo dimostra la sua partecipazione alla trasmissione di La7 laddove, affrontando il tema del “carrello tricolore”, dice che Giorgia Meloni sarebbe come Totò che vende fontana di Trevi. Uno slogan detto in televisione, piuttosto che ragionare sullo scenario che abbia portato il Governo ad istituire il cosiddetto ”carrello tricolore”, non fa crescere in autorevolezza. Poi vai su Google, trovi come il titolo di studio di Landini sia la licenza di scuola media e tutto diventa più chiaro.
Intendiamoci, conosco persone valorose con licenza media, ma nel caso di Landini occuparsi di politica ed economia non è il suo ruolo; in qualità di Segretario Generale della Cgil, egli dovrebbe piuttosto occuparsi dei contratti nazionali perché questo è il suo vero compito. Affinché quattro milioni di lavoratori poveri escano dalla povertà è necessario che vengano rinnovati i contratti nazionali stabiliti da aziende e sindacati. Da questi contratti nazionali dipende il salario minimo; pertanto la diffusa povertà in Italia ha come responsabile i sindacati che si sono dati alla politica piuttosto che difendere i lavoratori dedicandosi alla contrattazione con le aziende. Nella loro incapacità di badare ai contratti nazionali, ecco i sindacalisti rinunciare al ruolo per trasformarsi in politici, delegando al Governo l’onore di pensare al salario minimo. Ma non è così. Credo proprio che Landini stia immaginando di diventare prossimo segretario del Pd.