Manovra, Foti: "Le banche e i partiti devono abbassare i toni"

Il ministro degli Affari Europei: “Andiamo avanti e cerchiamo di remare insieme per un futuro migliore”.

(Prima Pagina News)
Lunedì 27 Ottobre 2025
Roma - 27 ott 2025 (Prima Pagina News)

Il ministro degli Affari Europei: “Andiamo avanti e cerchiamo di remare insieme per un futuro migliore”.

Le banche devono comprendere che la responsabilità che sta alla base della manovra permetterà di anticipare il rientro dal deficit, con conseguenze positive anche sui tassi di interesse.

Così il ministro degli Affari Europei, Tommaso Foti, in un'intervista rilasciata al quotidiano "La Stampa", invitando tutti ad abbassare i toni in merito alla Legge di Bilancio.

Da una parte, Lega e Forza Italia “non hanno ragioni per lamentarsi”, mentre l'Abi deve farsene una ragione: “Andiamo avanti e cerchiamo di remare insieme per un futuro migliore”. L'ex capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera è dell'opinione che “un contributo volontario per migliorare la situazione del Paese sia sempre da intendersi in maniera positiva. E comunque in manovra non c’è alcuna tassazione sugli extraprofitti”.

In merito alle presunte tensioni nel governo, dice: “Sono i fatti a dire cosa è realmente la legge di bilancio, questi parlano di una manovra condivisa da tutto il governo. Poi, personalmente, credo che quando c’è un’intesa non dovrebbero esserci ragioni per lamentarsi o per cambiare qualcosa, né in un senso né nell’altro. Il Parlamento però potrà fare le modifiche che riterrà opportune, fermo restando il rispetto dei saldi di finanza pubblica, che restano le nostre colonne d’Ercole. In questa fase, insomma, credo sia utile raffreddare molto il clima da parte di tutti. Parlo anche delle banche: andiamo avanti e cerchiamo di remare insieme per un futuro migliore per il Paese. Comprendano che la responsabilità che ha ispirato la manovra consentirà di anticipare il rientro dal deficit”.

Alla fine, le banche otterranno dei guadagni: “Portare il rapporto deficit/Pil sotto al 3 per cento sarà un grande vantaggio per l’Italia, per la sua attrattività e credibilità, con riflessi positivi anche sui tassi d’interesse. Per coltivare il sogno di rendere l’Italia ancora più stabile e credibile tutti devono saper rinunciare a qualcosa”.

A dieci mesi dalla rendicontazione conclusiva del Pnrr, l'Italia avrà speso 160 miliardi, 30 in meno rispetto a quanto previsto: “Il Pnrr non è un piano di spesa, ma di obiettivi. I pagamenti sono legati al raggiungimento di riforme e target. Entro fine di quest’anno avremo rendicontato circa 145-150 miliardi di euro, e restano da computare anche 22 miliardi destinati alle facility che dispiegano i loro effetti dopo il 2026. Si tratta di strumenti finanziari finalizzati a obiettivi precisi, come gli studentati o le risorse per il piano idrico. Progetti complessi – evidenzia Foti – che, a volte, non vedranno i lavori conclusi entro giugno solo perché c’è materialmente bisogno di più tempo”.

La scadenza? “Non è questo il tema. Spostare la scadenza del Pnrr è irrealistico: servirebbe l’unanimità in Ue per modificare tre regolamenti, e alcuni Stati non sono d’accordo”.

E sul "federalismo pragmatico" teorizzato da Mario Draghi: “Esistono già degli strumenti di cooperazione. Le riforme sono sempre apprezzabili, e in alcuni casi abbiamo firmato non paper con Paesi di diverso orientamento politico per orientare le decisioni europee nella direzione che riteniamo giusta, come sull’immigrazione. Ma penso sia utile trovare mediazioni al rialzo per il nostro Paese, non al ribasso”.


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