Onorevoli grillini, non c’è nulla di nuovo
Iniziarono con lo sbandierare dal tetto di Montecitorio un lenzuolo bianco su cui era scritto “onestà, onestà, onestà” e poi si sono adeguati ai riti canonici. 
di Mimmo Del Giudice
Giovedì 09 Dicembre 2021
Roma - 09 dic 2021 (Prima Pagina News)
Iniziarono con lo sbandierare dal tetto di Montecitorio un lenzuolo bianco su cui era scritto “onestà, onestà, onestà” e poi si sono adeguati ai riti canonici. 

        Che prima o poi si sarebbero comportati esattamente come i loro colleghi di ogni tempo e legislatura, non avevamo dubbi. Ma che, dopo l’ubriacatura del successo, non avrebbero perso nemmeno un attimo per mettersi a litigare tra di loro per chi doveva avere la poltrona più comoda e più redditizia, questo non ce lo saremmo mai aspettato.

        Stiamo parlando dei parlamentari del M5S, l’armata Brancaleone che un comico fustigatore di costumi un bel giorno dell’anno di grazia 2013, con il beneplacito di una enorme folla di elettori, stufi dei soliti noti, spedì nei Palazzi del Potere dotata delle più tenaci intenzioni ad aprirli come una scatola di tonno. Cioè, in nome del popolo sovrano, abrogare ogni vecchia regola e privilegio, tagliare spese pazze compresi i vitalizi, distribuire soldi a chi non li aveva e a chi faceva finta di non averli, ecc. ecc..

        In quell’anno, più esattamente a quelle elezioni, l’armata, composta da persone con varie attività ma a digiuno di politica, per poco non riuscì a fare bingo. Vale a dire ottenere un successo tale da poter disporre a suo piacimento di due dei tre principali poteri di un Paese democratico: il legislativo e l’esecutivo. Quindi fare le leggi e governare. Dovette, pertanto,  accontentarsi di attaccare ogni iniziativa della maggioranza di allora e, senza mezzi termini, sparlare di tutto e di tutti i loro colleghi del Palazzo.

        La maggioranza, che all’epoca sfiorò per un pelo, quell’armata, già un po’ cambiata e con un inizio di presa di coscienza di cosa voglia dire guidare un Paese di 60 milioni di esperti di politica e di sport, l’ha ottenuta nel 2018. E’ da allora che la non più armata Brancaleone, dismessi i paramenti derivanti dalla originaria condizione, partecipa al governo del Paese e lo rappresenta in importanti e autorevoli consessi internazionali.

        A questo punto passiamo a vedere come se la sono cavata (male) alcuni esponenti di quel MoVimento del Vaffa gestori di cariche di  rilievo.

        Partiamo dall’ex perito di danni automobilistici Danilo Toninelli, messo alla guida dei ministero del Lavori Pubblici e finito nell’occhio del ciclone con il tragico crollo del ponte Morandi a Genova. Quando varcò le soglie del Palazzo dette l’impressione di un giovane diligente e preparato. Ma quando gli fu affidato il dicastero di Piazza Porta Pia, fu un disastro che lo portò a dimettersi tra fischi e applausi di “buonuscita”.

       Passiamo a Barbara Lezzi, senatrice eletta nel 2013 e nel 2018.  Avvenente e vezzosa, fece il suo ingresso nell’aula di Palazzo Madama sbandierando un apriscatole con il quale doveva aprire il Palazzo come una scatola di tonno. Ma fece la sua prima scivolata assumendo come assistente la figlia del compagno e, criticata, la licenziò in fretta. Dai fatti alle parole, e peggio le incolse. Asserì che una corretta informazione doveva essere a 370 gradi e che il Pil (prodotto interno lordo) aumentava d’estate grazie al caldo e all’uso dei condizionatori. E’ stata ministro del Mezzogiorno nel primo governo Conte. Non  confermata, c’è rimasta molto male. E’ finita espulsa dalla “creatura” di Beppe Grillo, che amava tanto ed era disposto persino a sposare.      

        Un primato anche per il senatore Michele Giarrusso, paladino della lotta alla mafia e diffusore delle sue idee in tutta Italia e all’estero, cioè a San Marino. Un giorno in aula chiede di parlare. Gli viene concesso mentre conversava con suoi colleghi e al presidente Pietro Grasso che dopo il terzo invito a intervenire gli chiede: allora rinuncia? Risponde: non rinuncio a un cazzo. E parte in quarta. Il termine, tanto caro a Grillo che ne faceva uso spesso e volentieri, finisce nel resoconto ufficiale degli atti del Senato.

        L’ultima in ordine di tempo è deI senatore Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. Quando fu eletto a tale carica comunicò alla presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, che rinunciava all’emolumento di 1300 euro mensili ottemperando a una regola grillina non scritta che impone moderazione anche nei compensi. Espulso dal M5S perché disobbediente all’ordine di sostenere il governo Draghi, ha chiesto che gli vengano dati i 1300 euro mensili più i circa 50.000 euro di arretrati cui aveva rinunciato. 

        Ma non ci sono stati solo atti poco apprezzabili tra le file grilline. Anzi è giusto dire che sin dai primi tempi ci sono stati persone e atti di buona volontà. Come quello della giovanissima deputata Marta Grande, la quale al primo giorno della XVII legislatura, nel 2013, si presentò in aula con penna e bloc notes per prendere appunti. E poi, eletta presidente della commissione Esteri, chiedeva spesso ai colleghi anziani dei vari partiti consigli per portare avanti decorosamente il suo lavoro. 

        Comportamento di tutto rispetto anche quello di uno dei primi  capigruppo alla Camera, Vincenzo Caso. Egli era solito prepararsi ogni intervento studiandosi la materia e documentandosi adeguatamente. Purtroppo questo suo atteggiamento non era molto apprezzato dai suoi colleghi grillini che amavano e applaudivano sperticatamente solo chi usava espressioni critiche e provocatorie. Caso con molta dignità alla fine della legislatura comunicò che la sua esperienza parlamentare finiva lì. 

        Una annotazione positiva anche per la deputata Laura Castelli. Schietta e senza peli sulla lingua nel redarguire i suoi colleghi poco efficienti, è partita con qualche sbandamento. Ma, nominata vice ministro dell’Economia nel secondo governo Conte e in quello guidato da Mario Draghi, dopo qualche uscita non molto pertinente, ha capito che c’era da documentarsi adeguatamente prima di esprimersi su una materia tutt’altro che semplice, qual è quella delle entrate e delle uscite dello Stato. Gode ora di un meritato apprezzamento per l’impegno che  profonde nel settore di sua competenza.         


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