Pordenone: bambina di 10 anni a scuola con il niqab, la maestra le fa scoprire il viso
Il Sindaco: "Stiamo cercando di capire in quale scuola della città sia accaduto il fatto".
(Prima Pagina News)
Lunedì 04 Marzo 2024
Pordenone - 04 mar 2024 (Prima Pagina News)
Il Sindaco: "Stiamo cercando di capire in quale scuola della città sia accaduto il fatto".
Una maestra di una scuola elementare di Pordenone avrebbe fatto scoprire il viso ad una bambina di 10 anni, che era entrata in classe con il niqab. E' quanto riferisce Il Messaggero Veneto.

Stando a quanto riporta il quotidiano, il senatore della Lega Marco Dreosto avrebbe detto: “A questa età non è ammissibile. Porto il caso in Parlamento”.

Stiamo “cercando di capire in quale scuola della città sia accaduto il fatto riportato dalla stampa: una bambina delle elementari mandata a scuola con il velo che lasciava scoperti solo gli occhi. Dato che nessun dirigente sa dell’accaduto, mi auguro non sia vero. Fosse vero sarebbe semplicemente inaccettabile, contrario al senso comune della civiltà occidentale, lesivo della dignità di una bambina e di una donna.

Chi vive qui non può imporre costumi che contrastano totalmente con lo spirito di integrazione che dovrebbe stare alla base dello scegliere l’Italia come propria casa. La mia preoccupazione per l’immigrazione islamica in città non é legata alla paura di un attentato.

Temo di più il rischio che qualcuno possa impedire ad un ragazzo o una ragazza islamici di godere delle libertà e delle opportunità di emancipazione e crescita civile garantite dalla nostra cultura e dalla nostra democrazia. Qualcuno che tolga loro il diritto di scegliere”. Così il Sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani.

"Abbiamo già stamane contattato i dirigenti scolastici di Pordenone per conoscere se, dove e come si è verificata la vicenda della bambina a scuola col niqab. Va detto che almeno per ora riferiscono di non saperne nulla. Se è successo, e va appunto utilizzato il condizionale, bene ha fatto la maestra a intervenire. Ma è opportuno che il caso emerga ufficialmente, così da poter dare eventualmente sostegno, per quanto di nostra competenza, alla bambina, a cui va il nostro primo pensiero", ha detto il Vicesindaco, Alberto Parigi.

“Più ampiamente la questione riguarda i nostri valori non negoziabili di libertà. Su questo non si deve transigere. Perché le bambine velate non sono in nessun modo segno di integrazione, ma sottomissione, per loro e per tutti noi. Spero che tutti siano d’accordo, senza sfumature. Altrimenti – ha concluso Parigi – invocare valori come libertà e emancipazione femminile non avrebbe più senso”.

“Nascondere il volto delle donne, fin da bambine, significa togliere loro la dignità di persone, renderle ‘cose’ sottomesse alla potestà degli uomini. Ci sono acquisizioni di diritti femminili che non possono essere messe in discussione. Si può ragionare su leggi che facciano chiarezza su fenomeni nuovi e in espansione, ma prioritario è il lavoro da fare sull’integrazione contro qualsiasi ghettizzazione, dove attecchisce l’integralismo”, ha detto la segretaria del Pd regionale, Caterina Conti.

“Il velo integrale su una bambina di dieci anni è semplicemente inconcepibile, ma in particolare a scuola è inaccettabile e la maestra è intervenuta correttamente con la famiglia. Esprimiamo forte preoccupazione per un episodio che rappresenta una discriminazione di genere e un rischio per il benessere psicologico e fisico delle bambine.

La velatura delle bambine non c’entra nulla con la religione, è un atto di indottrinamento e di controllo che le condiziona fin dalla più giovane età, limitando pesantemente la loro possibilità di una partecipazione paritaria alla vita sociale”, ha continuato il segretario della federazione provinciale del Pd da Pordenone Fausto Tomasello, che ha ricordato “le donne iraniane, la loro lotta per la libertà di non indossare il velo e la solidarietà che diamo loro” e riaffermato che “nelle scuole pubbliche italiane tutti i bambini devono avere le stesse possibilità di crescere e svilupparsi liberamente senza subire pressioni ideologiche o pseudoreligiose, garantendo loro un ambiente sicuro e inclusivo, dove possano esprimere liberamente la propria individualità senza discriminazioni”.

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