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Budapest non ha fatto progressi in diversi ambiti, tra cui la lotta alla corruzione, ad alto livello, la riforma sul lobbismo, l'indipendenza dei media pubblici e la promozione di uno spazio civico sicuro.
Budapest non ha fatto progressi in diversi ambiti, tra cui la lotta alla corruzione, ad alto livello, la riforma sul lobbismo, l'indipendenza dei media pubblici e la promozione di uno spazio civico sicuro.
E' un'Ungheria ancora da maglia nera, quella che emerge dal sesto Rapporto della Commissione Europea sullo Stato di Diritto.
Quest'anno, infatti, Budapest ha collezionato il maggior numero di raccomandazioni, addirittura otto: non è stato registrato "nessun progresso" in molti ambiti, inclusi la lotta alla corruzione ad alto livello, la riforma sul lobbismo, l'indipendenza dei media del servizio pubblico, la promozione di uno spazio civico sicuro.
L'unico "progresso significativo" riguarda l'aumento degli stipendi dei giudici, ora allineati agli standard europei.
Persistono "pressioni indebite su alcuni giudici", specialmente con riguardo ai "dibattiti interni su questioni chiave relative all'indipendenza della magistratura", evidenzia la relazione. L'Autorità per l'Integrità, tra i pilastri della riforma della giustizia approvata dal governo di Viktor Orbàn per l'accesso ai fondi Ue, continua a "segnalare ostacoli nell'adempimento efficace dei suoi compiti di vigilanza".
Nel Rapporto, inoltre, la Commissione evidenzia un aumento della pressione sui giornalisti che "continuano ad affrontare numerose e gravi sfide al loro lavoro" e accusa l'Ufficio per la protezione della Sovranità, già colpito da una procedura d'infrazione, che ha dato il via a indagini su alcuni giornalisti accusati di lavorare al servizio di interessi stranieri.
La Commissione denuncia anche "un contesto in deterioramento per le organizzazioni della società civile" che, insieme all'incertezza giuridica, funge da ostacolo ulteriore per lo spazio civico. Palazzo Berlaymont punta il dito anche contro "l'ampio uso dei poteri di emergenza" da parte del governo di Viktor Orbán, che "mina la certezza del diritto e incide sul funzionamento delle imprese nel mercato unico".
"Il processo legislativo rimane una seria fonte di preoccupazione", scrive ancora la Commissione, che denuncia anche la "crescente pressione normativa da parte dello Stato" verso le società straniere, anche di Stati membri dell'Ue, attive in settori strategici. "La possibilità per il Governo di interferire con l'applicazione delle norme sul controllo delle concentrazioni - evidenzia ancora Palazzo Berlaymont - continua a creare incertezza giuridica".
Per quanto riguarda l'Italia, prosegue la Commissione, ci sono stati progressi "limitati, ridotti o nulli" su alcune raccomandazioni chiave emanate l'anno scorso, tra cui ci sono anche le norme per regolare il conflitto d'interesse e le lobby, inclusa l'istituzione del registro nazionale, o per fronteggiare "in modo efficace e rapido la pratica di convogliare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche".
Situazione negativa anche per la protezione dei giornalisti, non essendo stato registrato alcun progresso "nel proseguimento dell'iter legislativo relativo al progetto di riforma in materia di diffamazione e tutela del segreto professionale".
La Commissione, però, evidenzia che ci sono stati "alcuni progressi nell'adozione della proposta legislativa in sospeso sui conflitti di interesse e progressi limitati nell'adozione di norme complete in materia di lobbying": positivi i provvedimenti per ridurre la corruzione negli appalti pubblici, che, comunque, resta un rischio elevato.
Un'attenzione particolare, poi, è riservata alla libertà di stampa: "Sebbene esistano norme e iniziative specifiche per la loro tutela, i giornalisti continuano a incontrare difficoltà nell'esercizio della loro professione", scrive la Commissione, segnalando l'aumento dei casi di intimidazioni o minacce contro la categoria. "Sempre più preoccupante" il ricorso bavaglio contro i giornalisti, denunciato da alcuni stakeholders.
Nel Rapporto c'è spazio anche per il caso Paragon, lo spyware che i servizi segreti avrebbero utilizzato per colpire i giornalisti. L'accusa non ha trovato riscontri nella relazione del Copasir, ricorda Palazzo Berlaymont, che comunque sottolinea le "preoccupazioni" legate all'uso "senza precedenti in Italia" di uno spyware contro un giornalista.
Per quanto riguarda la Rai, la Commissione evidenzia alcuni progressi sulla raccomandazione legata al finanziamento dei media pubblici, ma sotto il profilo del pluralismo ci sono visioni differenti, tra quella del governo, che riporta "numerose inchieste giornalistiche su membri del Governo e della sua maggioranza parlamentare" trasmesse nei programmi Rai, e quella degli stakeholders, che sono preoccupati in merito alla "vulnerabilità della Rai ai rischi di indebite interferenze nell'attuale quadro di governance e di finanziamento" e alla "mancanza di progressi legislativi per affrontare tali questioni".
E' stata, inoltre, contestata, la decisione dell'ad di Viale Mazzini di introdurre 'direttori editoriali' per i programmi. Secondo la Tv di Stato, la decisione rientrava negli sforzi di riorganizzazione interna, ma "per gli stakeholder" con questa decisione "aumentano i rischi di indebita ingerenza da parte del management nei confronti dei giornalisti e delle redazioni Rai". Gli stakeholder sono giudizi di organizzazioni terze come "l'Fnsi", citata nel rapporto.
"Il livello di indipendenza giudiziaria percepito in Italia è nella media [europea] tra la popolazione e continua a essere nella media tra le aziende. Complessivamente, nel 2025 il 46% della popolazione e il 48% delle aziende percepiscono il livello di indipendenza dei tribunali e dei giudici come 'abbastanza o molto buono'",. prosegue il rapporto. Rispetto all'anno scorso (36%) e al 2021 (34%), l'indipendenza giudiziaria percepita dai cittadini è aumentata "significativamente", così come è aumentata la percezione tra le imprese, pari al 42% nel 2024 e al 29% nel 2021.
"Con l'attuazione della riforma globale del sistema giudiziario in Italia e l'adozione delle norme di attuazione necessarie per la sua piena efficacia, il Consiglio superiore della magistratura ha portato avanti i compiti che gli sono stati affidati dalla normativa di attuazione", continua il rapporto. "Il progetto di riforma costituzionale che separa le carriere dei giudici e dei pubblici ministeri è attualmente all'esame del Parlamento, mentre permangono le riserve espresse dalla magistratura", si legge ancora.
"La Corte costituzionale ha ritenuto che la riforma globale dei tribunali tributari rappresenti un progresso adeguato verso un sistema più equo e conforme ai principi costituzionali. Il reclutamento dei magistrati e del personale amministrativo prosegue a buon ritmo, anche se permangono carenze persistenti.
Sebbene siano stati compiuti ulteriori passi avanti verso la completa digitalizzazione dei tribunali penali e delle procure, le difficoltà tecniche continuano a ritardarne l'effettiva attuazione. La durata dei procedimenti rimane un problema grave, nonostante alcuni miglioramenti nei tempi di definizione e una tendenza positiva per quanto riguarda lo smaltimento dell'arretrato".
"Una nuova legge sulla sicurezza, volta a combattere il terrorismo e la criminalità organizzata e a migliorare la sicurezza interna, ha sollevato preoccupazioni tra le parti interessate in merito a un possibile impatto sullo spazio civico e sull'esercizio delle libertà fondamentali", continua il rapporto, ricordando che lo spazio civico italiano "è classificato come 'ristretto' e dopo aver illustrato i contenuti del decreto Sicurezza, evidenzia le preoccupazioni espresse in una lettera al Presidente del Senato dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa". Nella lettera si lamentava "il fatto che una mancanza di precisione nel disegno di legge potesse consentire un'applicazione arbitraria e sproporzionata, potenzialmente in conflitto con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo".
Preoccupazioni simili sono state esternate da "organizzazioni della società civile" e da "sei Relatori speciali delle Nazioni Unite", che avevano evidenziato "il rischio che il disegno di legge violasse una serie di diritti, in particolare il diritto alla libertà di espressione e di opinione, il diritto alla libertà di riunione pacifica e il diritto alla libertà di associazione". "Il Governo ritiene invece che le nuove disposizioni raggiungano un equilibrio tra il diritto di riunione pacifica e il diritto alla libera circolazione e alla libertà personale, tutti tutelati dalla Costituzione", prosegue il rapporto, in cui si fa riferimento anche alla relazione periodica sugli ultimi provvedimenti legislativi della Corte di Cassazione del 23 giugno 2025, che comprendeva un parere sulla Legge sulla sicurezza, "fornendo osservazioni sia sul merito che sulla procedura".
Il Rapporto sullo Stato di Diritto "conferma la traiettoria positiva in diversi Stati membri e dimostra che il ciclo annuale sullo Stato di diritto fornisce uno stimolo per le riforme" e "sebbene i progressi siano disomogenei e permangano sfide in alcuni Stati membri, l'impegno generale nel processo rimane forte, con un numero sostanziale di raccomandazioni 2024 parzialmente o completamente affrontate".
Tra le novità del Rapporto, che analizza diversi aspetti, dall'indipendenza della magistratura, alla lotta alla corruzione, dal pluralismo dei media, al sistema di poteri e contro-poteri istituzionali, c'è l'introduzione della dimensione del mercato unico.
"Il rapporto - scrive Palazzo Berlaymont - sottolinea come le sfide dello Stato di diritto possano avere un impatto diretto sulla fiducia economica, sulla certezza del diritto e sull'efficace funzionamento del quadro economico dell'Unione". Per questo motivo, "l'Ue creerà un legame più stretto tra le raccomandazioni del rapporto sullo Stato di diritto e il sostegno finanziario" e "farà in modo che il futuro bilancio a lungo termine preveda forti garanzie sullo Stato di diritto".
Il Rapporto sarà anche integrato da altre iniziative, tra cui lo Scudo europeo per la democrazia, che è in fase di elaborazione, e la prima strategia europea per la società civile, che ha l'obiettivo di promuovere e proteggere il ruolo delle organizzazioni della società civile in tutta l'Ue.
Per il secondo anno consecutivo, il Rapporto contiene anche una valutazione dello Stato di diritto in Albania, Serbia, Macedonia del Nord e Montenegro.