Studio dell'Università di Stanford: l'eritropoietina frena il sistema immunitario e aiuta i tumori

Bloccando la sua azione nei topi, i ricercatori hanno eradicato il tumore del fegato.

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Venerdì 02 Maggio 2025
Roma - 02 mag 2025 (Prima Pagina News)

Bloccando la sua azione nei topi, i ricercatori hanno eradicato il tumore del fegato.

L'eritropoietina (Epo), ormone noto da 40 anni come stimolante della produzione di globuli rossi e come dopante, ha un ruolo inatteso nel cancro: può, infatti, favorire la progressione del tumore, frenando l'attacco da parte del sistema immunitario.

Fermando la sua azione nei topi, i ricercatori dell'Università di Stanford hanno eradicato il tumore del fegato, dando ufficialmente il via alla possibilità di nuove terapie anche per altri tipi di cancro. E' quanto emerge dai risultati dello studio pubblicato sulla rivista Science.

Fermando l'attività dell'Epo, i ricercatori hanno trasformato i tumori del fegato "freddi", cioè immunoresistenti, in tumori 'caldi', cioè pieni di cellule immunitarie che contrastano il cancro. Questo trattamento, combinato con una immunoterapia che attiva ulteriormente le cellule immunitarie contro il tumore, ha portato alla completa regressione dei tumori al fegato in gran parte dei topi.

Gli animali sottoposti al trattamento sono riusciti a sopravvivere durante la durata dell'esperimento, mentre quelli non trattati sono morti dopo poche settimane.

"Questa è una svolta fondamentale nella nostra comprensione di come il sistema immunitario si attiva e si disattiva nel cancro", ha dichiarato il coordinatore dello studio, Edgar Engleman. "Non potrei essere più entusiasta di questa scoperta e spero che i trattamenti che agiscono sul meccanismo che abbiamo individuato passino rapidamente alla sperimentazione umana".

Anche se lo studio è stato condotto sui topi, è possibile che l'Epo abbia un ruolo simile in molti tipi di tumori umani. "Una ricerca di oltre un decennio fa ha dimostrato che la somministrazione di Epo a pazienti oncologici con anemia per stimolare la formazione di globuli rossi accelera la crescita del tumore", ha ricordato Engleman.

Il nesso era talmente evidente che, nel 2007, la Fda (Food and Drug Administration, ndr) statunitense aveva chiesto un'etichetta che ne sconsigliasse l'uso per i pazienti oncologici. I ricercatori avevano anche visto una chiara correlazione tra la prognosi dei pazienti e i livelli di Epo e del suo recettore nel tumore.

"Quei vecchi studi mostravano chiaramente che maggiore era la presenza di Epo e del suo recettore nei tumori, peggiore era la condizione dei pazienti, ma la connessione tra Epo e immunità del cancro - ha concluso Engleman - non era mai stata individuata finora".


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