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In occasione della Giornata nazionale degli animali, il Wwf sottolinea come il rapporto uomo-natura sia a dir poco preoccupante.
In occasione della Giornata nazionale degli animali, il Wwf sottolinea come il rapporto uomo-natura sia a dir poco preoccupante.
"Nel campo del rapporto con la natura (e quindi con il nostro pianeta “vivente”) in Italia siamo in piena fase di arretramento culturale. E il lupo ne è il simbolo più evidente. In occasione della Giornata nazionale degli animali, nella quale si celebra S. Francesco, patrono d’Italia, il WWF sottolinea come la situazione si è fatta a dir poco preoccupante.
Nonostante la specie goda ancora di una protezione rigorosa (il declassamento definito in ambito europeo non è stato ancora recepito dalla nostra normativa), ai due casi di abbattimento autorizzato concessi in Trentino e Alto Adige e a un preoccupante aumento delle richieste di abbattimenti in deroga da parte di altre Regioni (come le ultime due arrivate dal Veneto sulle quali Ispra non si è ancora pronunciata), nel corso del 2025 vanno aggiunti numerosi casi di uccisione illegale di lupi".
E' quanto fa sapere il Wwf.
"Alcuni casi eclatanti sottolineano quanto la questione sia grave ma sottovalutata: dai 4 lupi avvelenati in Valsugana (Trentino) nel febbraio scorso, ai 2 lupi rinvenuti uccisi in un corso d’acqua in Provincia di Alessandria (Piemonte) a marzo, fino al lupo avvelenato rinvenuto in Alto Adige a maggio. Un fenomeno inquietante e probabilmente in aumento da quando in Europa si discute dell’abbassamento del grado di protezione di questa specie".
"Gli episodi registrati comprendono avvelenamenti, abbattimenti con armi da fuoco, a volte con ostentazione pubblica delle carcasse, e trappole come tagliole o lacci, mezzi di cattura illegali, sempre più presenti nelle aree naturali che oltre ad essere letali causano enormi sofferenze agli animali. Questi ritrovamenti, solo in minima parte riportati da fonti giornalistiche locali e nazionali e oggetto di indagini da parte delle autorità competenti, rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno criminale sommerso.
La mortalità di origine antropica è infatti in gran parte non rilevata, perché molti episodi non vengono denunciati o le carcasse non vengono ritrovate, rendendo difficile una stima reale dell’impatto del bracconaggio sull’intera popolazione di lupi", prosegue il comunicato.
"Il declassamento del lupo, approvato nell’ambito della Convenzione di Berna e della Direttiva Habitat, porterà in un prossimo futuro le Regioni a definire veri e propri piani di prelievo di quote annuali di lupi, basati però su dati sulla popolazione imprecisi e incompleti. Ma non si può definire un piano di abbattimento che non abbia impatti sullo stato di conservazione della popolazione senza conoscere con precisione quanti lupi sono presenti e quanti sono uccisi annualmente dai bracconieri".
"Senza dati accurati sulla mortalità di origine antropica, su quanti lupi muoiono ogni anno per lacci, tagliole e veleno, gli abbattimenti legali rischiano di aggiungersi a livelli di mortalità già poco sostenibili, con potenziali effetti negativi anche sulla conservazione della specie".
"Chiunque proponga abbattimenti legali per il lupo dovrebbe prima occuparsi di definire piani di sorveglianza e controllo del territorio, in grado di stimare con precisione quanti lupi oggi cadono vittima dei bracconieri, e deve trovare le risorse economiche e umane per un monitoraggio accurato e trasparente.
Oltre a questo nessun piano di prelievo legale può essere implementato senza un rafforzamento delle misure contro il bracconaggio e una comunicazione chiara verso le comunità locali a cui l’uccisione dei lupi è stata presentata come la panacea di tutti i mali ma che presto si renderanno conto di quanto questo approccio sia controproducente e dannoso.
La combinazione di abbattimenti legali, mortalità illegale e disinformazione può davvero compromettere la stabilità della popolazione di lupi e degli equilibri ecosistemici, come dimostrato già da alcuni studi svolti in Europa e Nord America, che dimostrano l’inefficacia degli abbattimenti come soluzione al conflitto tra grandi carnivori e zootecnia", continua.
"Il declassamento dello stato di protezione del lupo non è solo una questione normativa. Ha anche potenziali ripercussioni culturali e sociali che possono tradursi in un aumento del bracconaggio, percepito come un atto non illegale o quantomeno non grave. Il rischio reale è quello di tornare indietro di decenni, quando l’abbattimento del lupo era non solo consentito, ma incentivato dallo Stato e considerato culturalmente e socialmente come la liberazione da un “nocivo”. Sebbene il lupo oggi sia in uno stato di conservazione del tutto differente da quello degli anni ’70 del secolo scorso, la percezione sociale dettata da politica e media che cavalcano l’onda emotiva sta peggiorando in maniera preoccupante", evidenzia il Wwf.
"Questa deriva sulle politiche ambientali, di cui il lupo può ergersi a simbolo, rischia di vanificare gli sforzi degli ultimi decenni per la protezione della natura europea. Tornare ad un’idea antropocentrica della natura, che non consideri i progressi scientifici e culturali degli ultimi decenni, rischia di annullare la consapevolezza a fatica raggiunta di come l’uomo e le sue attività possono sopravvivere e prosperare solo dove la natura e gli ecosistemi sono integri e dove gli habitat e le specie svolgono il loro ruolo efficacemente".
"Ridurre il lupo solo ad un problema per l’economia rischia di farci perdere di vista decenni di studi che ci hanno proiettato in una dimensione diversa. Oggi le evidenze scientifiche ci mostrano come la nostra stessa sopravvivenza dipenda da ecosistemi sani e come nessun ambiente possa dirsi tale senza la presenza di un predatore apicale.
La guerra alla biodiversità portata avanti da certa politica, come ci confermano i provvedimenti proposti o adottati negli ultimi mesi (dal declassamento del lupo, fino al DDL Montagna o al DDL Caccia), rischia di riportarci indietro al secolo scorso, quando la natura era solo un palcoscenico di cui l’uomo poteva disporre a proprio piacimento. Questo è oggi inaccettabile", conclude il Wwf.