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Una galleria di ritratti, di volti, di storie, di ricordi: Il canto silenzioso degli amici è un luogo poetico affollato, dove l’io narrante è continuamente mosso e agito dagli altri, mescolato alle loro vicende, sollecitato a capire la propria vita attraverso quella degli altri.
Una galleria di ritratti, di volti, di storie, di ricordi: Il canto silenzioso degli amici è un luogo poetico affollato, dove l’io narrante è continuamente mosso e agito dagli altri, mescolato alle loro vicende, sollecitato a capire la propria vita attraverso quella degli altri.
Leggi l’ultimo libro appena pubblicato di Andrea Di Consoli: “Il canto silenzioso degli amici” (Rubbettino editore, pagine 216, euro 18) e immagini l’abbia scritto senza interrompersi, con continuità allo stesso modo dei cantori dei “cunti” che raccontavano per giornate intere fino a giungere alla fine.
Trovi in questo libro la stessa raffinata architettura letteraria dei cunti, che mescola storie di genere vario. Pensi pure che Di Consoli il suo “canto” l’abbia scritto a penna, su un quadernino o su fogli sparsi, perché scrivere a mano ha i suoi effetti positivi quando il racconto riguarda l’anima, che è il posto immateriale dove si custodiscono pensieri, sentimenti, volontà e coscienza che sono i temi del libro di Di Consoli. Forse raccontavano così, i primi poeti lirici greci, per narrare le proprie esperienza di vita, cantare se stessi, i loro affetti e riflettere sul significato dell’esistenza umana.
Di Consoli, scrittore e poeta lucano, autore radio televisivo di lungo corso, mescola nel libro fantasia e realtà, in una narrazione intensa, emozionante, densa di ricordi: incontri, amori, gioie, malesseri esistenziali e guarigioni dalla meridionale malinconia - tema letterario ricorrente nell'opera di Leonardo Sciascia - che non è semplicemente tristezza, ma una condizione esistenziale che nasce dall'osservazione della realtà fatta di contraddizioni, ingiustizie e ambiguità. Utilizza, Di Consoli, la poesia come slancio lirico, e la narrativa per raccontare le sue storie che affondano nelle radici dell’antico Sud, il suo sud. Sono storie coinvolgenti di sconfitte e risalite, di mondi antichi e spettri moderni, di “canti silenziosi degli amici”, con coi l’autore va sempre alla ricerca di significato e scopo nella vita.
Scrive nella prefazione Franco Arminio: “Siamo in una strada che con naturalezza fa saltare la distinzione tra poesia e prosa e porta direttamente la scrittura dentro la vita e la vita dentro la scrittura”. Arminio, capisce Di Consoli - da paesano irpino di Bisaccia a paesano lucano di Fratta - paese del Pollino, confinante con Mormanno, in Calabria. Parlano lo stesso linguaggio paesano, che si è nutrito della cultura e della saggezza delle località dove sono nati e cresciuti.
Ha ragione Arminio, quando definisce “realismo confessionale” la scrittura di Di Consoli. La sua narrazione è un esercizio di introspezione, una riflessione su di sé e sugli altri; quegli “altri” che rappresentano il principio vitale per Consoli uomo e letterato. Nella sua scrittura ci sono lontane relazioni di somiglianza col “realismo magico” degli scrittori dei tanti sud del mondo: la stessa finezza letteraria, psicologica e anche spirituale di chi immerge l’anima nel presente di menzogne e ambiguità, e tuttavia continua a sognare un mondo di speranze, d’incontri, di fratellanza. Si viaggia con questo libro tra emozioni fraternità amicizie e “altri” tornando nei luoghi da cui la vita ti ha strappato per tuffarti nel caos della modernità.
Di Consoli è scrittore positivo, prende coscienza della distanza che c’è tra la vita e la rappresentazione e col suo racconto permette di entrare in contatto con la dimensione più preziosa di ogni essere umano: le emozioni. Trasmette serenità rassicurante, utile a guarire dalla “lissa”: misteriosa malattia dell’anima che Turi Vasile, narratore principe del mito della Sicilia, un giorno gli spiegò che e’ parola usata a Messina, per indicare depressione o inquietudine, morbo che attacca chi ha ansia di conoscenza e fantastica sul proprio incerto futuro.