Arte, Bologna, Musei Civici: le sedi e le mostre aperte a Ferragosto

I Musei saranno aperti per l’intera giornata con orario uniforme e continuato dalle 10.00 alle 19.00.

(Prima Pagina News)
Martedì 05 Agosto 2025
Bologna - 05 ago 2025 (Prima Pagina News)

I Musei saranno aperti per l’intera giornata con orario uniforme e continuato dalle 10.00 alle 19.00.

In occasione di Ferragosto i Musei Civici del Comune di Bologna saranno aperti per l’intera giornata con orario uniforme e continuato dalle 10.00 alle 19.00.


Un’occasione speciale per accogliere durante la festività che segna il culmine della stagione estiva sia chi rimarrà in città per viverne appieno l’offerta culturale sia i turisti di prossimità e quelli internazionali che visiteranno Bologna per scoprirne il ricco patrimonio storico-artistico.

Le sedi museali visitabili venerdì 15 agosto 2025 saranno: Museo Civico Archeologico, Museo Civico Medievale, Collezioni Comunali d’Arte, Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Morandi, Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Museo internazionale e biblioteca della musica.

Aperto dalle ore 8.00 alle 18.00 anche il Cimitero Monumentale della Certosa, il più grande museo a cielo aperto della città, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità UNESCO nell’ambito del progetto “Portici di Bologna”.

Rimarranno chiusi il Museo del Patrimonio Industriale e il Museo civico del Risorgimento.

Accanto alle collezioni permanenti che raccontano l’intera storia dell’area metropolitana bolognese, dai primi insediamenti preistorici fino alle dinamiche artistiche, economiche, scientifiche e produttive della società contemporanea, ricca e variegata è la proposta delle mostre temporanee in corso nel periodo estivo, in grado di attirare l’interesse di pubblici eterogenei.

Le iniziative espositive fanno parte di Bologna Estate 2025, il cartellone di attività promosso da Comune di Bologna e Città metropolitana di Bologna - Territorio Turistico Bologna-Modena.

Nell’ambito della rassegna “Il Medagliere si rivela” volta a far conoscere al grande pubblico la propria ricchissima raccolta numismatica, il Museo Civico Archeologico presenta per il suo sesto appuntamento una vetrina tematica dal titolo L'ingegno delle donnea cura di Paola Giovetti e Laura Marchesini.

Attraverso una selezione di ventitré medaglie della collezione numismatica è possibile ripercorrere la storia di figure femminili, che dal Rinascimento all'Ottocento si sono distinte nell'arte, nella musica, nella letteratura e in vari ambiti della cultura, della finanza e della politica. La narrazione si avvale del particolare codice figurativo della medaglistica che mostra al dritto il ritratto del personaggio femminile ad imperitura memoria, e al rovescio un’immagine emblematica, riferita alle virtù e all’eccezionalità della sua vita.L’esistenza di queste medaglie al femminile molto spesso testimonia il raggiungimento di un riscatto sociale di queste donne che, per prime, si affermarono in ambiti a loro proibiti, superando pregiudizi e arrivando a sfidare le convenzioni.

Altre volte si assiste alla celebrazione postuma in medaglia che attesta la fascinazione che queste figure femminili continuarono ad esercitare sui posteri, e che pone in evidenza anche il cambiamento culturale che il loro esempio ha contribuito a realizzare.

Ritratto di donna. Fotografie di Maria Paola Landini è un’indagine che intreccia fotografia, archeologia e riflessione antropologica per ricostruire una genealogia visiva del femminile.

Il progetto espositivo, ideato e curato da Serendippo APS, è realizzato in collaborazione con il Museo Civico Archeologico di Bologna.
Maria Paola Landini (Parma, 1951) unisce una solida formazione scientifica a una ricerca visiva di grande profondità. Laureata in Biologia a Parma e in Medicina e Chirurgia a Bologna, si è specializzata in Microbiologia e Virologia. La sua formazione scientifica e l’esperienza nel campo della microbiologia hanno profondamente influenzato il suo approccio alla fotografia. Abituata a osservare dettagli microscopici e a interpretare complessi fenomeni biologici, Landini applica la stessa attenzione e sensibilità nell’esplorare le sfumature del femminile attraverso l’obiettivo.

La progettualità della mostra nasce dall’idea di mettere in relazione i volti, i gesti e i corpi delle donne contemporanee con le tracce del femminile nella storia antica nel contesto espositivo del Museo Civico Archeologico di Bologna, in cui la presenza di uno staff scientifico tutto al femminile, che la fotografa ha voluto ritrarre ed esporre in questa occasione, rappresenta un elemento simbolico e concettuale di grande rilievo.

Le immagini selezionate - 137 scatti scelti tra le oltre 100.000 fotografie dell’archivio Landini scattate nel corso di 50 anni - dialogano con l’iconografia del passato, ponendo al centro la presenza delle donne nei loro gesti quotidiani, nei loro spazi di vita e nelle loro posture corporee. Nella prospettiva di uno scambio attivo tra fotografia e archeologia, le curatrici del museo hanno selezionato reperti di varia tipologia conservati nelle collezioni permanenti - statue, rilievi, oggetti votivi, iscrizioni, vasi - che restituiscono volti e nomi di donne, dee, eroine e figure femminili emblematiche, dall’antico Egitto fino alla romanità, con un excursus nelle epoche più recenti attraverso le medaglie dedicate alle donne d’ingegno.

Dalla sovrapposizione di sguardi che interroga la persistenza delle forme della rappresentazione del femminile e il loro radicamento nella storia sociale e culturale, viene così a generarsi una narrazione per immagini che restituisce una visione autentica della condizione femminile, sottratta alle idealizzazioni e alle codificazioni simboliche imposte nei secoli.

Il progetto Ritratto di donna. Fotografie di Maria Paola Landini è corredato da una pubblicazione bilingue (italiano / inglese) edita da SerendippoPrint, con testi di Maria Paola Landini, Museo Civico Archeologico di Bologna ed Etta Polico, realizzata con il sostegno della Regione Emilia-Romagna.

Organizzata dal Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica - FICLIT e dal Centro Studi "La permanenza del classico" dell'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, in collaborazione con la Biblioteca Universitaria di Bologna - BUB e i Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna, l’esposizione Per imagines. Classici latini e libri d'artista da Dürer a Picasso, a cura di Francesco Citti e Daniele Pellacani, vuole evidenziare quanto i grandi classici della letteratura latina siano stati modelli fondamentali per lo sviluppo della letteratura e dell’arte europea. Per farlo, è stato adottato un angolo visuale sostanzialmente inesplorato, ovvero il libro d’artista contemporaneo, inteso come luogo privilegiato dell’incontro tra testo e immagine, e quindi come spazio ‘materiale’ dell’interazione tra letteratura e arte, tra parola e segno.

La selezione degli esemplari esposti - generosamente prestati dalla Biblioteca di Busseto di Cariparma (donazione Corrado Mingardi), dalla Biblioteca Universitaria di Bologna - BUB e da numerosi artisti e collezionisti privati - intende sviluppare un percorso transmediale tra le diverse epoche e i diversi stili dell’arte contemporanea, al fine di mostrare come personalità artistiche tra loro anche profondamente differenti hanno saputo reagire agli stimoli dei modelli letterari antichi, in un’operazione di rielaborazione e rivitalizzazione del classico, che prende nuova forma mediante la trasposizione dal codice verbale al codice visuale.

L’evento è finanziato da Unione Europea - NextGenerationEU a valere sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 4 Istruzione e ricerca-Componente 2 Dalla ricerca all’impresa-investimento 1.1, Avviso PRIN 2022 PNRR indetto con DD N. 1409 del 14/09/2022, nell’ambito del progetto "Per Imagines, Per Scripta. Forms of interaction between texts and images in Latin culture and its reception: innovative methodologies, new interpretations, digitisation initiatives" (codice progetto P2022C4A7N-CUP J53D23016360001). Con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. 

In occasione del 50° anniversario della fondazione della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna presenta la grande mostra collettiva Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo, con la curatela di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni.

Pensata per gli spazi della Sala delle Ciminiere, con più di 100 opere e documenti d'archivio di oltre 70 artisti, l’esposizione attraversa un arco di tempo di circa settant’anni - dagli anni Cinquanta a oggi - proponendosi di ripercorrere la storia dell’arte italiana tramite il tema dell’ironia.

Ironico di per sé, il titolo della mostra richiama l'apparente semplicità del fenomeno svelandone al contempo l’intrinseca complessità. Una contraddizione che diventa gioco a tutti gli effetti e che invita il pubblico a interrogarsi sulla natura del linguaggio, sui luoghi comuni che lo accompagnano e, allo stesso tempo, sul modo in cui questi influenzano la nostra osservazione e interpretazione del mondo che ci circonda.
Artiste e artisti italiani di più generazioni hanno condiviso una strategia estetica ed esistenziale anti-tragica che abbraccia lo “scherzo cosmico” della realtà. Questo contesto critico e immaginativo è raccontato in mostra dallo sviluppo di macro-aree tematiche, utili nell’illustrare le diverse declinazioni dell’ironia e la trans-storicità del fenomeno: il paradosso, il suo legame con il gioco, l’ironia come arma femminista di critica al patriarcato e all’ordine sociale italiano, la sua relazione con la mobilitazione politica, l’ironia come forma di critica istituzionale, come pratica di nonsense e infine come dark humor. 

La mostra è accompagnata dall'omonimo catalogo pubblicato da Società Editrice Allemandi, con testi dei curatori Lorenzo Balbi e Caterina Molteni, dell'exhibition designer Filippo Bisagni e degli ospiti Jacopo Galimberti, Allison Grimaldi Donahue, Loredana Parmesani, Cesare Pietroiusti, Francesco Poli, Valentina Tanni ed Elvira Vannini, chiamati ad approfondire le diverse sezioni della mostra. 

Con una varietà di materiali originali, documenti, testimonianze visive e sonore provenienti da una rete di archivi attivisti presenti sul territorio bolognese, il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, insieme al Centro di Documentazione Flavia Madaschi Cassero LGBTQIA+ Center, presenta Resisting Oblivion. Passione e attivismo negli archivi femministi e queer di Bologna, un progetto espositivo nato dall’incontro tra una storica statunitense specializzata in movimenti sociali giapponesi, Chelsea Szendi Schieder, e alcune delle più vivaci realtà archivistiche italiane radicate nel territorio bolognese. 

Gli archivi coinvolti, il Centro di Documentazione Flavia Madaschi / APS Arcigay Il Cassero, l’Archivio di storia delle donne di Bologna / Orlando APS, l’Archivio MIT / Movimento Identità Trans, Archivio Luki Massa / Associazione Luki Massa e Out-Takes Archivio Audiovisivo LGBTQI / CESD APS sono tutti attivi e legati a comunità che lottano per avere pieni diritti nella società in cui sono radicati, operano per resistere alla cancellazione della memoria preservando le storie dei movimenti femministi e queer locali e nazionali e, conservando il passato, esprimono anche un'aspirazione a un futuro più inclusivo.

L'esposizione intende essere un invito a esplorare l'origine di queste collezioni, le storie che conservano per riflettere sul rapporto fra passato e futuro, per immaginare come, ogni vita, ricca di contraddizioni, ogni comunità, piena di tensioni, contribuisca alla nostra esperienza umana collettiva.

La mostra è realizzata in collaborazione con Archivio di Storia delle Donne di Bologna / Orlando APS, Archivio MIT - Movimento Identità Trans, Archivio Luki Massa / Associazione Luki Massaa,  Out-Takes Archivio Audiovisivo LGBTQI / CESD APS  e Aoyama Gakuin University College of Economics Institute of Economic Research.

I Musei Nazionali di Bologna con il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna presentano Il Giardino delle Risonanze. La Pinacoteca Nazionale di Bologna incontra il MAMbo, una mostra ideata da Costantino D'Orazio e Lorenzo Balbi e curata da Giulia Adami e Valerio Mezzolani.

Il fulcro dell’esposizione, negli spazi del Salone degli Incamminati della Pinacoteca Nazionale di Bologna, consiste in un percorso fra oltre trenta opere provenienti dai depositi e dal Gabinetto dei disegni e delle stampe - più alcuni prestiti dal Museo Morandi e dalla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio - in dialogo con quelle di sedici artisti rappresentativi della scena bolognese contemporanea. Parallelamente, il MAMbo ospita un focus per mettere in luce le risonanze che nascono dall’incontro tra le eterogenee collezioni dei due musei bolognesi sedi della mostra.

Lo spazio espositivo della Pinacoteca evoca un luogo poetico, un immaginario giardino culturale dove sono simbolicamente rappresentati gli equilibri e le contraddizioni di umanità e natura: legami antichi che i processi avviati a partire dalla rivoluzione industriale hanno fatto perdere di vista, ma che echeggiano ancora nel nostro linguaggio a partire dal termine cultura, dal latino colere, “coltivare”. Dunque, seguendo l’origine del termine, fare cultura significa anche prendersi cura di una natura che non è da intendersi in opposizione a ciò che è umano, ma piuttosto come un contesto, un ambiente in cui l’umanità deve porsi in relazione.

Al MAMbo le risonanze trovano forma nell’incontro fra il capolavoro novecentesco di Renato Guttuso I funerali di Togliatti e l’Ottocento di Antonio Muzzi ed Enrico Romolo, rispettivamente intitolate Giulio Sabino davanti a Tito, una scena di storia romana, Un’eroina della sfortunata Carini in Sicilia, effigie di una popolana risorgimentale.

Con Il Giardino delle Risonanze, il direttore ad interim dei Musei Nazionali di Bologna - Direzione regionale Musei nazionali Emilia-Romagna Costantino D’Orazio e quello del MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna Lorenzo Balbi hanno inteso rinsaldare il dialogo tra due istituzioni culturali che nella varietà delle loro collezioni svolgono ruoli complementari, sviluppando una comune riflessione sull’eredità del patrimonio che rappresenta anche un’occasione per esporre opere normalmente custodite nei depositi per ragioni logistiche e conservative. 

Il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna continua la ricognizione della propria storia, avviata lo scorso 15 aprile con la mostra Antonio Masotti. Nascita di un museo, e lo fa, ancora una volta, attraverso il lavoro del celebre fotografo con la mostra Antonio Masotti. Sulla scena del museo, curata da Uliana Zanetti con la collaborazione di Francesca Nalon, e visitabile fino al 21 settembre 2025 nel Foyer del museo con ingresso gratuito.

Dopo aver reso fruibili al pubblico gli scatti di Antonio Masotti (Calderara di Reno, 1918 - Bologna, 2003) tratti dal servizio fotografico dedicato ai lavori di allestimento della nuova sede della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, inaugurata nel quartiere fieristico il 1° maggio 1975, con questa seconda esposizione il MAMbo torna a rivisitare alcuni episodi che hanno caratterizzato i cinquant’anni di storia della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, oggi MAMbo, ripresi dal fotografo nel corso del suo rapporto ultraventennale con il museo, durante il quale egli fu spesso incaricato di documentare inaugurazioni, mostre ed eventi ospitati dalla realtà museale nei propri spazi.

Per Antonio Masotti. Sulla scena del museo sono state selezionate immagini realizzate in occasione delle rassegne Origini dell’arte, curata da Giorgio Celli con l’ambientazione generale di Andrea Franchi (Galleria d’Arte Moderna di Bologna, 28 giugno - 27 luglio 1975), L’inconscio cibernetico, curata da Giovanni Maria Accame, Giorgio Celli e Franco Solmi (Galleria d’Arte Moderna di Bologna, 3 - 27 luglio 1975), Europa/America. L’astrazione determinata, curata da Flavio Caroli (Galleria d’Arte Moderna di Bologna, 23 maggio - 30 settembre 1976), Giulio Paolini. Hotel de l’Univers (Villa delle Rose, 27 maggio - 29 luglio 1990), Anni Novanta, curata da Renato Barilli (Galleria d’Arte Moderna di Bologna, 28 maggio - 8 settembre 1991); altre riguardano la performance Mezzogiorno a Alimena di Gina Pane (Galleria d’Arte Moderna di Bologna, 23 giugno 1978) e l’installazione Ebrea di Fabio Mauri (ex Chiesa di Santa Lucia, giugno 1978), nell’ambito della mostra Metafisica del quotidiano.

Il Museo internazionale e biblioteca della musica prosegue l'esplorazione del filone delle esposizioni fotografiche basato sull’affascinante incontro tra immagine e musica, accogliendo la mostra Lelli e Masotti Musiche, a cura di Silvia Lelli in collaborazione con Riccardo Negrelli.

Fin dagli esordi del loro sodalizio professionale e di vita dalla fine degli anni Sessanta, Silvia Lelli (Ravenna, 1950) e Roberto Masotti (Ravenna, 1947 - Milano, 2022) - alias "Lelli e Masotti", sigla creata nel 1979 a sancire l’avvio della decennale collaborazione con il Teatro alla Scala di Milano - hanno rivolto un occhio attento alla performance musicale, fissando nelle loro riprese l’intensità espressiva e la forza del gesto che si esplica sul palco.

Il progetto espositivo è una narrazione per immagini, che disegnano insieme un ritratto trasversale della musica dal vivo in Italia e all'estero attraverso la fotografia. Una galleria di storie in cui le musiche, nel senso più ampio del termine, sono rappresentate senza limiti di genere, appartenenza e connotazione.

Le fotografie selezionate per lo spazio mostre temporanee del museo, 80 scatti in bianco e nero stampati in alta qualità con tecnologia analogica, danno vita a un percorso in cui si incontrano gli uni accanto agli altri compositori, interpreti, direttori, cantanti, ma anche intere orchestre, scene e strumenti appartenenti a universi musicali e artistici diversissimi.

Dalla classica al jazz, alla lirica, al rock, alla musica di ricerca, si possono ammirare immagini ormai diventate iconiche nel mondo della fotografia musicale, da Demetrio Stratos a Steve Beresford, da Frank Zappa a Miles Davis, da Riccardo Muti a John Cage, Astor Piazzolla e molti altri soggetti affascinanti, profondi e ipnotici nella loro totale immersione e devozione all'arte.

Alcune delle fotografie in mostra fanno esplicito riferimento alla città di Bologna: da Lucio Dalla, Francesco Guccini e Roberto Vecchioni nella celebre fotografia scattata nella storica Trattoria da Vito al concerto di Duke Ellington al Bologna Jazz Festival del 1973, ultima apparizione dal vivo dell'artista, fino ad una particolare sequenza di ritratti di Franco Battiato che discende dalle colline bolognesi.

Inoltre, una selezione di 18 fotografie è esposta anche all’interno delle sale museali: gli allestimenti d’opera e le scenografie riprese dalla coppia di fotografi dialogano con le incisioni e le partiture originali esposte, così come i ritratti di musicisti e le fotografie degli strumenti di ieri e di oggi entrano in risonanza con i documenti delle collezioni in modi inattesi e sorprendenti.

A conclusione del percorso dello spazio mostre, grazie alla gentile concessione della RSI Radiotelevisione svizzera, il pubblico può assistere alla proiezione del documentario Doppio clic della regista Roberta Pedrini (2019, 56’) incentrato sul racconto del lungo sodalizio professionale e personale di Lelli e Masotti.


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