Arte: le installazioni di Anghelopoulos, Micaela Legnaioli e Fabiana Roscioli per "Rome Art Week" 2020
Le opere saranno esposte all'Hotel Ripa di Roma fino al 28 novembre
(Prima Pagina News)
Mercoledì 28 Ottobre 2020
Roma - 28 ott 2020 (Prima Pagina News)
Le opere saranno esposte all'Hotel Ripa di Roma fino al 28 novembre
Arte: le installazioni di Anghelopoulos, Micaela Legnaioli e Fabiana Roscioli per "Rome Art Week" 2020
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La Collettiva RAW 2020 dal titolo “We as Nature” vede la partecipazione di oltre 40 artisti con opere su tela e alcuni nomi celebri come Achille Pace, Piero Gilardi, Tancredi Fornasetti e c’è anche un’opera del artista romano, da poco scomparso, Achille Perilli. A partecipare alla collettiva sono principalmente artisti contemporanei attivi a Roma ma anche da altre città italiane e con opere su tela. A catturare lo sguardo e perché più concettuali sono soprattutto tre installazioni di noti e raffinati artisti internazionali attivi a Roma: Anghelopoulos, Micaela Legnaioli e Fabiana Roscioli.

La prima installazione che incontriamo in We as Nature è posta all’ingresso e nella hall dell’Hotel è l’opera di Anghelopoulos “Stazione di posta-Posta station-Riappropriazione ” (del 2019) sottotitolo Sedia con lettere che dispone di una propria illuminazione, un punto luce che non solo serve a renderla visibile all’osservatore/viaggiatore – come dev’essere un approdo – ma che indica la luce dell’intelligenza dell’uomo che deve esser posta al servizio del libero pensiero e alla ricostruzione di un nuovo mondo, di un nuovo uomo, più vicino alla natura. La Stazione è una postazione, sia nell’accezione comune del termine – ossia punto di sosta, di osservazione – sia nel senso di “post-azione”, ovvero nuovo insediamento, con uno spirito pionieristico, quindi con volontà di ricostruzione di una umanità che deve ripartire dalla Natura e dalla Comunicazione, autentica, tra esseri umani. L’installazione di Anghelopoulos è composta da semplici oggetti in legno: un bancale (oggetto simbolo del mercato globale su cui vengono trasportate le merci), una vecchia sedia in legno (che è memoria del nostro passato, dei nostri anziani e della vita semplice nelle campagne) e da un cumolo di lettere intagliate (con cui i bimbi imparano le lettere dell’alfabeto e a scrivere il loro nome). Questi semplici elementi, di legno naturale, rappresentano per Anghelopoulos la base per quella ricostruzione di un Nuovo Umanesimo -indicato dal sociologo Zygmunt Bauman- che è urgente e necessaria e che deve compiersi dalle ceneri delle rovine della comunicazione contemporanea. Una comunicazione che attraverso l’uso eccessivo dei social e dei media è spesso omologata, banalizzata, urlata e che spesso non comunica più le cose davvero importanti. Ecco allora che la Stazione di posta di Anghelopoulos è un’occasione per fermarsi, sostare, tirare il fiato, alzare lo sguardo su ciò che accade intorno; territorio neutrale, luogo di sospensione temporale, isola di riflessione libera da forzature e preconcetti; La riappropriazione dei significati, i mattoni fondamentali di qualunque convivenza, riguarda soprattutto quello delle parole, dei simboli -a partire dai più elementari- e successivamente dei gesti che possono generare azioni complesse e socialmente significative.

Davanti ad essa è posta un’opera di Fabiana Roscioli “Paradiso e Inferno” (1989) che è dipinta su un grande pannello. L’opera è davvero molto raffinata e realizzata sui toni naturali dell’ocra, dell’azzurro e del verde muschio su uno fondo dorato che raffigura, accanto ad elementi decorativi naturali, un grande uovo. Quest’ultimo che è il simbolo della vita che compare insieme alla Colomba è stato scelto dall’artista, insieme alla curatrice Sabrina Consolini, come opera-simbolo della forza rigeneratrice, necessaria all’uomo, per una Vita in Armonia e Pace con la Natura. L’opera è poggiata su di una vecchia sedia in paglia con davanti poggiati alcuni rami con foglie, bacche e fiori.


L’installazione di Micaela Legnaioli “Foglie nel vento” (2019) è infine costituita da un muro bianco e da ventidue foglie, tutte di forma e dimensioni differenti, così come diversa è la loro provenienza. Le foglie, poste l’una accanto all’altra, sono realizzate in gesso e resina, di colore bianco, per sottolinearne l’omogeneità nella loro diversità. La vicinanza delle foglie è casuale e provvisoria. Quando arriverà il vento spargerà le foglie ognuna in un’altra collocazione. La foglia simboleggia l’ineluttabilità del cambiamento e del rinnovamento. Le foglie hanno poteri curativi e protettivi. Le foglie, di questa installazione, siamo noi esseri umani, tutti diversi, vicini ma in balìa del vento della vita che ci porta in posti a noi sconosciuti. Il muro bianco è il luogo dove idealmente viviamo e rappresenta il nostro destino invisibile: assume spessore e materia attraverso le foglie che sembrano emergere. Il muro, dove temporaneamente siamo appesi, sottintende per le foglie il dato casuale del trovarsi in un punto piuttosto che in un altro. Ad essere raffigurato è un luogo mentale per descrivere l’incertezza del destino degli esseri umani. “Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto” scriveva Kandinskij. Il bianco come astrazione e sottrazione. Bianco è il muro e bianche sono le foglie, diverse nella forma, come una storia di destini e silenzi differenti. La certezza di trovarsi a lungo in un posto custodito o in una situazione confortevole non esiste. Noi tutti, nel tempo che ci è dato vivere, come le foglie, viaggiamo nel mondo indipendentemente dalla nostra volontà. Cerchiamo di controllare e scegliere il nostro viaggio ma, forze più grandi di noi, stabiliscono il nostro percorso. L’artista Micaela Legnaioli vuole far riflettere sul fatto involontario e l’accidentalità del trovarsi in un determinato luogo a causa dell’imprevedibilità della vita che, come il vento con le foglie, scompagina, sposta e rimescola decidendo il destino di ognuno.

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