L’Italia è il paese più ricco di terme, in Europa e nel mondo: ne abbiamo ben 380. Ma è anche il Paese che sta facendo morire la medicina termale. Perché quando ci ammaliamo e andiamo dal medico di base, ci vengono prescritti sempre farmaci e mai le cure termali?
Ce lo siamo chiesti visitando le terme della Toscana, veri gioielli di salute.
La risposta ci arriva dalla direttrice delle terme di Montepulciano, Rosanna Cresti Turchi: “In Italia hanno chiuso tutte le scuole di specializzazione, oggi ne esiste solo una all’Umberto I di Roma. I medici di nuova generazione non prescrivono le terme perché non conoscono la medicina termale: nel corso di laurea da molti anni non c’è un solo esame universitario che parli di acque termali”.
La dottoressa Cresti Turchi, che è anche Consigliere nazionale e Tesoriere di Federterme, la federazione di Confindustria che riunisce tutte le terme italiane, sta provando a fare l’impossibile, cercando di colmare i vuoti del sistema universitario: “Noi con le nostre forze tentiamo di fare informazione capillare ai medici, ma è evidente che non è come studiare all’università. I tagli sono stati fatti non con la forbice ma col machete”. L’auspicio della direttrice è quindi che venga ripristinato un corso integrato di medicina termale nel piano di studi di medicina, proprio perché i medici sono digiuni di questa materia. Era un esame complementare nel corso normale di medicina e non si capisce perché non ci sia più. “Avere una sola scuola di specializzazione per tutto il Paese, è penalizzante – commenta – ed è assurdo che neanche i medici di base abbiano una formazione in materia: nei corsi regionali non si studia medicina termale”. Andiamo quindi a parlare con il prof. Antonio Fraioli direttore della UOC Medicina Interna Terapia Medica e Medicina Termale “Sono rimasto solo a combattere questa battaglia” esordisce, preoccupato. Chi si specializza in medicina termale non può accedere ai concorsi ospedalieri. “Per anni – spiega il prof. Fraioli - ho chiesto aiuto per ottenere l’affinità o le equipollenze con altre specializzazioni, ma il Ministero ce le nega sempre. Risultato: i tre specializzandi di questo anno si sono dimessi.
Qua sta la mia amarezza. Come potrei mentire ad un medico di 30 anni? Come potrei dirgli che questa specializzazione ad oggi non porta ad un lavoro stabile?”. Ricostruiamo i fatti. Fino a qualche anno fa, in Italia esistevano nove scuole di specializzazione in idrologia medica e Fraioli era il coordinatore nazionale. “Abbiamo fatto innumerevoli riunioni a Roma ma il risultato è stato che le vecchie scuole di idrologia medica sono state chiuse.
Il prof. Fraioli ci dice che quest’anno ci sono solo tre posti nella scuola di specializzazione Roma “La Sapienza”, il che significa che in Italia, solo tre sono le persone che possono specializzarsi in medicina termale. Ma, per fare cosa? Ad oggi possono lavorare solo come medici stagionali alle terme.
“Ecco perché i tre specializzandi se ne sono andati a fare il corsi regionali per diventare medici di base”, spiega amareggiato. “Giustamente, cosa dovrei dire ad un medico che mi chiede: cosa ne faccio della mia specializzazione?”.
E si appella al ministro Speranza: “La medicina termale morirà se il Ministero continuerà a negare le affinità che un tempo c’erano: se l’Italia non darà la possibilità di accedere ai concorsi ospedalieri non avremo più specialisti in questa materia”.
La domanda è banale: se la vecchia scuola di idrologia medica era affine alla pneumologia, reumatologia, gastroenterologia, ed altre branche perché quella attuale non lo è più nonostante i primi tre anni sono comuni alla medicina interna? Intanto, mentre il Ministero tace, il prof Fraioli si prepara per Dubai: diversi Paesi lo stanno chiamando per i suoi studi sulla fangobalneoterapia nell’osteoartrosi.
Tranne l’Italia, il Paese delle terme, sempre più specializzato nel perdere i propri tesori.
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