Delitto Moro, volantino Br all’asta, Giuseppe Bertolami: “Tutto assolutamente regolare” (3)

All'asta online il 18 gennaio prossimo alle ore 15 da Bertolami a Roma, con il numero di lotto 43, il volantino con cui le Br rivendicarono il sequestro Moro. Prezzo base del volantino 600 euro. Ma è già di 5 mila euro l’offerta più alta delle 28 già arrivate alla Bertolami.” Per noi assicurano i responsabili della Bortolami Fineart” è tutto assolutamente regolare e vi spieghiamo il perché”.

di Pino Nano
Mercoledì 05 Gennaio 2022
Roma - 05 gen 2022 (Prima Pagina News)

All'asta online il 18 gennaio prossimo alle ore 15 da Bertolami a Roma, con il numero di lotto 43, il volantino con cui le Br rivendicarono il sequestro Moro. Prezzo base del volantino 600 euro. Ma è già di 5 mila euro l’offerta più alta delle 28 già arrivate alla Bertolami.” Per noi assicurano i responsabili della Bortolami Fineart” è tutto assolutamente regolare e vi spieghiamo il perché”.

Sul sito della “Bertolami Fineart” una delle più prestigiose e importanti Casa d’Aste d’Italia troviamo oggi in vendita uno degli elementi chiave e dei documenti storici fondamentali del sequestro di Aldo Moro. Il volantino ciclostilato su carta, misura circa cm.33x22, con 80 righe di testo scritte su entrambe le facciate, presenta lievi strappi ai bordi, foglio piegato in quattro che lascia leggere pieghe centrali ma in complesso è in condizioni molto buone. Misura circa cm.33x22, lievi strappi ai bordi, pieghe centrali, in condizioni molto buone”. La vicenda ha già sollevato un ampio dibattito e a cui oggi risponde l’Amministratore Delegato della stessa Casa d’Arte, Giuseppe Bertolami.

“Il clamore suscitato dalla presenza nel catalogo della prossima asta Bertolami Fine Art di Memorabilia di uno dei volantini diffusi dalle Brigate Rosse all’indomani del rapimento di Aldo Moro -sottolinea Giuseppe Bertolami Amministratore Unico della Casa d’Aste- ci costringe a una replica. Non è la prima volta, e non sarà l’ultima, che la comparsa sul mercato di documenti attinenti a dolorose pagine di storia recente solleva perplessità di carattere etico, chi protesta sostiene in sostanza che le memorie materiali – documenti o cimeli – di un evento luttuoso per una comunità non dovrebbero poter essere oggetto di compravendita finalizzata al collezionismo”.

Secondo quanto riferito oggi dall’Ansa, sarebbe questo ad esempio l’orientamento dell’Onorevole Filippo Sensi che, con riferimento alla vicenda del volantino BR, avrebbe sostenuto “È tutto molto triste. Venderlo, comprarlo. Spero in un sussulto di pietà a sottrarre una memoria così dolorosa al mercato della dignità”. Dello stesso parere anche Mario Calabresi: “Queste pagine grondano sangue, non possono essere comprate e vendute, diventare oggetto da collezione. L'unico luogo dove possono stare è nelle case della Memoria a ricordarci la barbarie che fu il terrorismo”.

“A commentatori eminenti come Mario Calabresi e Filippo Sensi – dice ancora Giuseppe Bertolami- mi sentirei di rispondere che sì, hanno ragione quando sostengono che quel foglio di carta ingiallita tirato al ciclostile ha la forza di evocare un momento terribile e buio della storia italiana, mentre del tutto ingiustificato è il superficiale disprezzo riservato, nelle loro parole, alla colta vicenda del collezionismo di documenti storici. Nell’Italia del secondo dopoguerra si è diffuso un atteggiamento di diffidenza nei confronti del collezionismo privato di ogni genere, un atteggiamento francamente incomprensibile nel paese che, grazie alla lungimirante sensibilità di collezionisti e mecenati, ha potuto costituire, conservare e tramandare uno dei più importanti patrimoni culturali del mondo. L’impressione di chi, come me, opera da sempre sul mercato dell’arte e del collezionismo è che, in tempi relativamente recenti, gli italiani abbiano cominciato a considerare il collezionismo una volgare forma di speculazione. Chi la pensa così non conosce la storia della cultura e il ruolo di fondamentale importanza svolto dai collezionisti nella formazione di questa storia, nella costituzione dei nostri fondi museali pubblici e, quindi, della nostra identità culturale”.

Giuseppe Bertolami dice molto di più: “In particolare, i collezionisti di documenti storici non sono speculatori, né volgari voyeur. Sono al contrario degli appassionati di storia, persone che la storia la studiano e la rispettano e che, talvolta, grazie alle loro piccole scoperte, contribuiscono anche a ricostruirla. È facile prevedere che chi comprerà quel foglio lo conserverà come una reliquia, una testimonianza dolorosa quanto preziosa della memoria della nostra comunità”.

E qui la provocazione culturale finale, che non va certo sottovalutata. “Vorrei aggiungere- aggiunge Giuseppe Bertolami- che l’acquirente potrebbe anche essere un organo statale, ma dubito che lo Stato potrebbe essere interessato ad acquisirlo, per il semplice fatto che già possiede il suo prototipo più importante, quello cioè fatto ritrovare dalle BR. Ovviamente quel testo non era stato stampato in copia unica, ma diffuso in più copie affinché tutta la popolazione potesse accedere a quella che, evidentemente, i terroristi ritenevano una forma di controinformazione.  Il nostro volantino è per l’appunto uno di quelli diffusi non per stabilire un contatto con le istituzioni, ma per “informare il popolo”. (3-Fine)

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